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Covid 19

Vaccino cinese anti COVID efficace al 78% contro le infezioni lievi, ma c’è scetticismo sui dati

Durante una conferenza stampa tenutasi in Brasile è stato annunciato che il vaccino anti COVID CoronaVac, sviluppato dall’azienda farmaceutica cinese Sinovac, ha un’efficacia del 78 percento contro le infezioni lievi e del 100 percento per quelle moderate e gravi. I dati, tuttavia, non sono ancora sostenuti da uno studio scientifico e alcuni non convincono gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Tra i Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia di COVID-19 vi è sicuramente il Brasile, terzo al mondo per numero di infezioni complessive (oltre 8,1 milioni) e secondo per decessi (203.100), sulla base degli ultimi dati della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins. La situazione risulta particolarmente grave, anche perché al momento nel grande Stato sudamericano non vi è ancora un vaccino anti COVID approvato. Le cose, tuttavia, potrebbero cambiare a breve, dato che l'agenzia nazionale per i farmaci potrebbe dare il via libera sia alla preparazione “AZD1222”, sviluppata in collaborazione tra la casa biofarmaceutica AstraZeneca, lo Jenner Institute dell'Università di Oxford e l'azienda di biotecnologie italiana Advent-Irbm di Pomezia, che al CoronaVac, vaccino realizzato dalla casa farmaceutica cinese Sinovac Research and Development Co., Ltd.

Il vaccino candidato, che si trova nella Fase 3 della sperimentazione, come indicato nel documento “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo i dati comunicati durante una recente conferenza stampa tenuta proprio in Brasile avrebbe un'efficacia del 78 percento nel prevenire i casi lievi di COVID-19, mentre la protezione salirebbe al 100 percento sia per le infezioni moderate che per quelle gravi, come indicato in un editoriale pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Science. Tali dati derivano da un'indagine che ha visto il coinvolgimento di 12mila operatoti sanitari. “Il risultato che stiamo vedendo oggi è fantastico”, ha dichiarato durante la conferenza stampa la dottoressa Rosana Richtmann, medico presso l'Istituto di malattie infettive “Emilio Ribas”.

Il CoronaVac, a differenza dei vaccini attualmente approvati in Europa (Pfizer-BioNTech e Moderna-NIAID) non è una preparazione basata sull'RNA messaggero, ma sfrutta una tecnologia più tradizionale, quella del “virus inattivato”, ovvero ingegnerizzato in laboratorio per essere reso inoffensivo e non determinare un'infezione. Nonostante gli scienziati brasiliani dicano di avere tutti i dati per presentare la richiesta di approvazione all'autorità regolatoria, come specificato dal dottor Dimas Tadeu Covas dell'Istituto Butantan di San Paolo che sta sperimentando il vaccino di Sinovac, le informazioni sono ancora piuttosto lacunose. Al momento non sono stati presentati studi clinici su riviste scientifiche, inoltre durante la conferenza stampa sono stati citati alcuni numeri (sotto pressione dei giornalisti) che non collimano con un'efficacia al 78 percento per le infezioni lievi. Stando a quanto dichiarato dal prefossor Covas, infatti, sarebbero stati registrati 218 casi di malattia lieve in tutto tra gli operatori sanitari coinvolti, “160 circa nel gruppo placebo e 60 in quello vaccinato col CoronaVac”, ma ciò si tradurrebbe in un'efficacia del 63 percento e non del 78 percento, come specificato su Science. In precedenza uno studio preliminare condotto in Turchia col medesimo vaccino aveva rilevato un'efficacia del 91,25 percento, senza evidenziare effetti collaterali gravi.

La mancanza di pubblicazioni scientifiche sulla nuova indagine e la notevole discrepanza di quanto annunciato hanno naturalmente suscitato parecchio scetticismo nella comunità scientifica. “Fino a quando non ci mostreranno questi numeri, non è altro che un annuncio vuoto”, ha scritto in un post su Twitter l'epidemiologa Denise Garrett, vicepresidente del Sabin Vaccine Institute. Alcuni ricercatori coinvolti nella sperimentazione, come il dottor Esper Kallas dell'Università di San Paolo, sottolineano tuttavia che il 78 percento dell'efficacia è un dato reale, sebbene comunque ci sia perplessità per le cifre indicate dal professor Covas. Solo con uno studio scientifico revisionato fra pari si riuscirà a comprendere l'esatta entità di questi dati, ma va comunque tenuto presente che l'efficacia del CoronaVac risulterebbe leggermente inferiore rispetto a quella di vaccini già approvati (Pfizer e Moderna), che è di circa il 95 percento contro le infezioni sintomatiche da coronavirus SARS-CoV-2.

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