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Vaccino anti HIV sempre più vicino: prodotti super anticorpi neutralizzanti in laboratorio

Grazie all’ingegnerizzazione di alcune cellule immunitarie attraverso la tecnica del “taglia e incolla” del DNA, un team di ricerca internazionale guidato da immunologi americani del The Scripps Research Institute è riuscito a far produrre nei topi potenti anticorpi neutralizzanti in grado di prevenire l’infezione del virus dell’HIV, responsabile dell’AIDS.
A cura di Andrea Centini
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Siamo sempre più vicini a un vaccino efficace contro il virus dell'HIV, il patogeno responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Grazie a un innovativo approccio basato su cellule immunitarie ingegnerizzate, è stato infatti possibile innescare la produzione di potenti anticorpi neutralizzanti in modelli murini (topi), in grado di prevenire efficacemente l'infezione. Ci vorrà ancora del tempo prima che un simile procedura possa essere applicata sull'uomo, tuttavia la strada tracciata è estremamente promettente. Essa, infatti, non solo potrebbe sfociare in un vaccino altamente efficace, ma anche in una cura per le persone che già convivono con la malattia. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), aggiornati alla fine dello scorso anno, nel mondo ci sono ben 38 milioni di persone infettate dal virus dell'HIV (Human Immunodeficiency Virus).

A mettere a punto la nuova procedura sperimentale è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del The Scripps Research Institute di La Jolla, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina dell'Università della California di San Diego, del Dipartimento di Microbiologia, Tumori e Biologia Cellulare del Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) e del Dipartimento di Biochimica dell'Università Autonoma di Madrid (UAM). Gli scienziati, coordinati dal professor James E. Voss, docente presso il Dipartimento di Immunologia e Microbiologia dell'istituto californiano, hanno raggiunto questo straordinario traguardo portando avanti le ricerche di uno studio conclusosi lo scorso anno. In parole semplici, Voss e colleghi avevano dimostrato che grazie alla tecnica del “taglia e incolla” del DNA chiamata CRISPR-CAS9, la cui scoperta è valsa il premio Nobel per la Chimica 2020 alle due scienziate Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, era possibile riprogrammare i geni anticorpali delle cellule B (che fanno parte dell'esercito del sistema immunitario) affinché fossero in grado di produrre i “super anticorpi” neutralizzanti identificati in rari pazienti infettati dall'HIV. Questi anticorpi, chiamati “HIV broadly neutralizing antibodies” o bnAbs, sono capaci di abbattere la viremia e proteggere dall'infezione.

Nel nuovo studio Voss e colleghi hanno dimostrato che i super anticorpi bnAbs possono essere prodotti nei topi dopo aver somministrato queste cellule immunitarie geneticamente modificate. In parole semplici, le cellule B vengono ingegnerizzate e programmate per produrre i bnAbs, e dopo essere reintrodotte nell'organismo attraverso un'infusione, in seguito alla vaccinazione vengono spinte a moltiplicarsi e maturare in plasmacellule e cellule di memoria (immunitaria) che generano concentrazioni elevate di anticorpi protettivi contro il virus dell'HIV. “Questa è la prima volta che è stato dimostrato che le cellule B modificate possono creare una risposta anticorpale ingegnerizzata durevole in un modello animale di rilievo”, ha dichiarato il professor Voss in un comunicato stampa del The Scripps Research Institute.

Come sempre ricordiamo che i topi non sono esseri umani, e inoltre la tecnica CRISPR-CaS9 non è ancora stata approvata per l'uso sull'uomo, dato che non si è sicuri al 100 percento della sua sicurezza (principalmente a causa delle cosiddette mutazione off-target). È stata usata solo in pochissimi esperimenti e illegalmente, come nel caso delle gemelline cinesi Lulu e Nana, modificate proprio per essere protette dall'HIV. Tuttavia le premesse del nuovo studio sono ottime e gli scienziati sono estremamente ottimisti sui risultati. Basti pensare che per ottenere queste cellule da modificare in laboratorio potrebbe essere sufficiente un semplice prelievo di sangue dal paziente, prima della reintroduzione e della vaccinazione. "Le persone pensano che le terapie cellulari siano molto costose. Stiamo lavorando molto per cercare di rendere la tecnologia accessibile come un vaccino preventivo contro l'Hiv o una cura funzionale che sostituisca la terapia antivirale quotidiana”, ha concluso l'autore principale dello studio. I dettagli della ricerca “Vaccine elicitation of HIV broadly neutralizing antibodies from engineered B cells” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Communication.

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