Vaccino anti Covid a oranghi e bonobo di uno zoo: sono i primi animali a ricevere le dosi
Alcuni oranghi e bonobo di uno zoo di San Diego hanno ricevuto una doppia dose di vaccino contro il coronavirus SAR-CoV-2. Si tratta dei primi animali in assoluto (al di fuori di quelli coinvolti nella sperimentazione) ad essere vaccinati contro l'infezione provocata dal patogeno pandemico. Le scimmie, quattro oranghi e nove bonobo, sono state trattate con un farmaco sperimentale prodotto dalla casa farmaceutica Zoetis, il più grande produttore mondiale di medicinali per animali da compagnia e allevamento.
Ad annunciare la vaccinazione dei primati non umani il National Geographic, che ha intervistato la dottoressa Nadine Lamberski, responsabile della conservazione e della salute della fauna selvatica presso l'organizzazione San Diego Zoo Wildlife Alliance. La scienziata ha dichiarato che è la prima volta nella sua carriera ad avere accesso a un vaccino sperimentale così rapidamente, ma soprattutto di volerlo utilizzare quanto prima sugli animali.
La ragione è semplice. Lo scorso gennaio, infatti, proprio presso il San Diego Zoo Safari Park si registrarono i primi casi di contagio tra le grandi scimmie. Furono coinvolti in tutto otto gorilla, infettati da un custode (asintomatico) della struttura, già chiusa al pubblico. Generalmente sperimentarono sintomi lievi o moderati dell'infezione, come tosse, congestione nasale e letargia. Ma un esemplare fra i più anziani, chiamato Winston, sviluppò la forma grave della malattia e i veterinari dovettero intervenire con farmaci per il cuore, antibiotici e soprattutto una miscela di anticorpi monoclonali, contemplati tra le terapie più efficaci in assoluto nell'abbattere la mortalità per COVID-19. I gorilla si stanno ancora riprendendo.
Per evitare che il virus possa contagiare anche altre scimmie ospitate nella struttura, lo staff del parco ha deciso di optare per la vaccinazione sperimentale. Come indicato dal National Geographic, tra gli oranghi trattati vi è anche Karen, balzata agli onori della cronaca internazionale per essere stata la prima grande scimmia a subire un intervento chirurgico a cuore aperto, circa trenta anni fa (nel 1994). Ora è entrata di nuovo nella storia della medicina veterinaria, essendo tra le primissime grandi scimmie a ricevere un vaccino anti Covid.
Secondo lo studio “Broad host range of SARS-CoV-2 predicted by comparative and structural analysis of ACE2 in vertebrates” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica PNAS da scienziati dell'Università della California di Davis, ci sono oltre 400 specie di vertebrati potenzialmente suscettibili al patogeno emerso in Cina. Fra quelle più a rischio vi sono proprio le grandi scimmie (scimpanzé, bonobo, oranghi e gorilla), a causa della somiglianza del recettore ACE-2 con quello umano. Si tratta del "gancio" cui si lega la proteina S o Spike del coronavirus, che sfrutta per invadere le cellule e avviare il processo di replicazione, che determina l'infezione (chiamata Covid-19).
Poiché diverse di queste specie sono gravemente minacciate di estinzione e poiché può bastare un semplice virus del raffreddore umano per ucciderne gli esemplari (come accade negli scimpanzé), le case farmaceutiche si sono messe subito a lavoro per produrre vaccini che potessero proteggerle. Quello utilizzato per i bonobo e gli oranghi dello zoo di San Diego, stando a un comunicato stampa, dovrebbe essere un vaccino a base di proteine ricombinante. Tutte le grandi scimmie della struttura dovrebbero essere vaccinate, e se non emergeranno reazioni avverse significative si passerà anche alla vaccinazione dei grandi felini. Del resto tigri, leoni, leopardi e anche i gatti domestici sono tutti particolarmente suscettibili al coronavirus SARS-CoV-2.