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Uno scheletro sommerso nel relitto di Anticitera

La campagna di scavo estiva ha restituito un reperto che, opportunamente analizzato, potrebbe avere molto da raccontarci.
A cura di Nadia Vitali
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Gli archeologi Brendan Foley, Theotokis Theodoulou ed Alex Tourtas al lavoro sullo scheletro del relitto di Anticitera, assistiti da Nikolas Giannoulakis e Gemma Smith. (Foto Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)
Gli archeologi Brendan Foley, Theotokis Theodoulou ed Alex Tourtas al lavoro sullo scheletro del relitto di Anticitera, assistiti da Nikolas Giannoulakis e Gemma Smith. (Foto Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)

Dopo averci restituito oggetti unici e pregevoli manufatti artistici o di uso comune, adesso il relitto di Anticitera regala un'ulteriore sorpresa agli archeologi: uno scheletro, il primo a provenire in anni recenti da quel tesoro sommerso che, da oltre un secolo, è diventato famoso per il suo favoloso carico adagiato sul fondo del mare. Una scoperta emozionante che potrebbe consentire di entrare ancor più nella vita di persone che vissero 2100 anni fa, le cui esistenze furono travolte dalle onde a causa di uno evento del quale, purtroppo, non si hanno attestazioni storiche certe.

Nelle acque dell'isola di Anticitera

Gli archeologi e gli esperti tecnici del Ministero ellenico per la Cultura e della Woods Hole Oceanographic Institution hanno lavorato al sito sottomarino, come da diverse estati a questa parte, per portare alla luce nuovi reperti provenienti dalla nave naufragata durante il I secolo a. C. al largo delle coste meridionali della costa del Peloponneso, forse mentre navigava verso Roma.

Il relitto di Anticitera è stato definito “il Titanic del mondo antico” non soltanto per le sue dimensioni e per la ricchezza del suo carico ma anche perché, proprio in ragione delle sue caratteristiche, è in grado di fornire se non un'istantanea della vita del tempo, quanto meno un quadro molto dettagliato. Adesso, con la possibilità di "guardare" direttamente ad una persona che era presente all'epoca, ci sente ancora più vicini a quella nave e al drammatico naufragio che la celò agli occhi umani fino a quando, nel 1900, quando alcuni pescatori di spugne greci non incapparono nel relitto subacqueo.

Un navigante di due millenni fa

Gli archeologi sono riusciti a recuperare un teschio, con tanto di denti e mandibola, diverse ossa appartenenti alle braccia e alle gambe, nonché frammenti di costole ed altri resti. Ci sono ancora altri pezzi dello scheletro rimasti nel relitto che attendono le prossime fasi dello scavo.

I resti umani in situ (Foto: Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)
I resti umani in situ (Foto: Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)

Tale tesoro va ad aggiungersi alle dozzine di statue di marmo e alle centinaia di reperti vari tra cui il più noto è senz'altro la macchina di Anticitera, sofisticato planetario che, attraverso un sistema di ruote dentate, scandiva fasi lunari, mesi ed equinozi, sorgere del Sole e giorni della settimana.

Il dottor Hannes Schroeder, esperto di DNA antico del Natural History Museum of Denmark di Copenhagen, si è recato sul posto per vedere i resti che, una volta ottenuto il permesso delle autorità greche, saranno inviati al suo laboratorio per essere analizzati. La buona condizione di conservazione dello scheletro a dispetto dei due millenni trascorsi sul fondo del mare – definita addirittura “incredibile” dal dottor Schroeder, fa sperare che ci sia anche del DNA ben preservato sul quale si potrebbe lavorare per conoscere l'origine geografica e l'etnia della vittima del naufragio.

Alcune porzioni delle ossa craniche sono quelle che promettono meglio in termini di conservazione di DNA da studiare (Foto: Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)
Alcune porzioni delle ossa craniche sono quelle che promettono meglio in termini di conservazione di DNA da studiare (Foto: Brett Seymour, EUA/WHOI/ARGO)
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