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Sonda NASA tocca il Sole per la prima volta nella storia: il record della Parker Solar Probe

La NASA ha annunciato che la sonda Parker Solar Probe ha toccato il Sole, la prima nella storia. Il record è stato raggiunto a tre anni di distanza dal lancio.
A cura di Andrea Centini
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Il 28 aprile di quest'anno è stata gettata un'altra pietra miliare nella storia dell'esplorazione spaziale: per la prima volta, infatti, una sonda è riuscita a toccare il Sole, o meglio, la parte più esterna della sua turbolenta atmosfera, la corona solare. Il pionieristico traguardo, appena annunciato dalla NASA, è stato raggiunto dalla sonda Parker Solar Probe, lanciata il 12 agosto 2018 alle 9:33 (ora italiana) da Cape Canaveral in cima a un colossale razzo Delta IV Heavy. Dopo anni di viaggio e svariati record battuti, come quello di oggetto costruito dall'uomo più vicino alla stella e il più veloce in assoluto, durante l'ottavo sorvolo attorno al Sole ha intercettato le condizioni magnetiche e particellari che hanno confermato agli scienziati il “tocco” e l'attraversamento dell'atmosfera, avvenuto a circa 13 milioni di chilometri dalla superficie della stella.

Come spiegato dalla NASA in un comunicato stampa, il Sole non non ha una superficie solida come quella di un pianeta, ma “un'atmosfera surriscaldata, fatta di materiale solare legato al Sole dalla gravità e dalle forze magnetiche”. “Quando il calore e la pressione in aumento spingono quel materiale lontano dal Sole, raggiunge un punto in cui la gravità e i campi magnetici sono troppo deboli per contenerlo. Quel punto, noto come superficie critica di Alfvén, segna la fine dell'atmosfera solare e l'inizio del vento solare”, specifica l'agenzia aerospaziale statunitense. Fino all'exploit della sonda Parker Solar Probe gli scienziati non sapevano dove iniziasse la superficie critica di Alfvén, che si riteneva fosse tra i 6,9 e i 13,8 milioni di chilometri dalla superficie.

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Come indicato, la sonda ha superato la soglia critica ed è entrata nella corona solare a circa 13 milioni di chilometri dalla superfice, pari a poco meno di 20 raggi solari. “Ci aspettavamo che, prima o poi, avremmo incontrato la corona per almeno un breve periodo di tempo, ma è molto eccitante averla già raggiunta”, ha dichiarato il professor Justin Kasper, docente all'Università del Michigan, dirigente di BWX Technologies, Inc. e tra gli scienziati coinvolti nella missione della NASA.

Durante il suo storico, ottavo sorvolo attorno alla stella la sonda è entrata e uscita diverse volte dalla corona, la cui superficie non è liscia come una palla, specifica la NASA, ma come ci si aspettava ha avvallamenti e increspature. Ma come hanno fatto gli scienziati a capire che la sonda aveva superato il “confine” ed era entrata nella corona, toccando il Sole? A un certo punto del suo viaggio, la sonda si è trovata in una zona chiamata “pseudostreamer”, in cui le condizioni erano molto più tranquille di quelle circostanti: le particelle erano infatti più lente e risultava ridotto il numero dei cosiddetti switchbacks, strutture magnetiche a zig-zag tipiche del vento solare. “Per la prima volta, la navicella spaziale si è trovata in una regione in cui i campi magnetici erano abbastanza forti da dominare il movimento delle particelle. Queste condizioni erano la prova definitiva che la navicella spaziale aveva superato la superficie critica di Alfvén ed era entrata nell'atmosfera solare, dove i campi magnetici modellano il movimento di ogni cosa nella regione”, ha chiosato la NASA.

Il primo passaggio è durato solo poche ore, tuttavia durante la sua missione la sonda è entrata e uscita più volte dalla corona e lo farà ancora in futuro, raccogliendo dati preziosissimi che verranno studiati per decenni dagli scienziati. I dettagli di questo storico traguardo sono stati descritti nell'articolo “Parker Solar Probe Enters the Magnetically Dominated Solar Corona” pubblicato sulla rivista scientifica Physical Review Letters.

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