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Una foto di 570 milioni di anni fa

Fossili dalle dimensioni microscopiche conservati nel sito cinese di Doushantuo che, secondo uno studio pubblicato da Science, rappresenterebbero un “fermo immagine” di un momento cruciale nella storia del pianeta Terra: il passaggio dalle forme di vita unicellulari a quelle pluricellulari.
A cura di Nadia Vitali
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Fossili dalle dimensioni microscopiche conservati nel sito cinese di Doushantuo che, secondo uno studio pubblicato da Science, rappresenterebbero un fermo immagine di un momento cruciale nella storia del pianeta Terra, il passaggio dalle forme di vita unicellulari a quelle pluricellulari.

La formazione di Doushantuo è considerata la culla della vita sulla Terra, ricca di fossili ottimamente conservati, fatto assolutamente non consueto, tra i più antichi della storia del nostro pianeta, resti di piante ed animali che popolarono la superficie in un periodo stimato tra 635 e 550 milioni di anni fa. La scoperta di un gruppo di fossili, appartenenti a circa 570 milioni di anni fa, sembra tuttavia destinato ad accendere il dibattito tra i paleontologi su questa vera e propria riserva di vita primordiale della Cina.

Enigmatici e misteriosi agli occhi degli studiosi i quali, negli anni, hanno catalogato numerose specie, ma che non sono stati in grado di stabilire, in questo caso, se si trattasse di animali, batteri o esseri viventi vicini agli animali che vissero e prosperarono all'alba dei tempi. Un team internazionale di ricercatori, guidato dai paleontologi Philip Donoghue dell'Università di Bristol e Stefan Bengtson del Museo di Storia Naturale di Stoccolma, attraverso un acceleratore di particelle chiamato sincrotrone ha realizzato, grazie ad i raggi X, immagini tridimensionali dell'interno dei fossili.

La sezione dei modelli creati virtualmente ha consentito agli studiosi di giungere alla conclusione che i gruppi di cellule fossili non sono, come si è ritenuto fino ad ora, embrioni dei primi animali, ipotesi che è sempre stata oggetto di numerose contestazioni, del resto, dovute principalmente all'assenza totale dei resti di organismi adulti assieme ai loro embrioni; cristallizzato per sempre nelle rocce, alla vista di paleontologi e biologi sarebbe apparso una sorta di «fermo immagine» di 570 milioni di anni fa, quando organismi unicellulari vennero sorpresi durante il processo di divisione cellulare.

Gli autori dello studio, pubblicato dalla rivista Science, sostengono che potrebbe trattarsi di creature simili ai moderni mesomicetozoi, a metà strada tra il batterio e l'animale; quando giunge il momento della riproduzione, i mesomicetozoi creano migliaia di spore in un involucro protettivo che, infine, esplode diffondendo queste nell'ambiente circostante, pronte a  cominciare il proprio ciclo vitale non appena trovata la superficie adatta. Organismi semplici, probabilmente i più antichi antenati della vita sulla Terra, secondo l'ipotesi dei ricercatori; che, tuttavia, non escludono ancora del tutto la possibilità che si tratti di creature multicellulari più complesse in fase di sviluppo.

Comunque sia una scoperta che, non solo costringe gli scienziati a ripensare quanto detto negli ultimi anni a proposito di questi fossili, ma che potrebbe rivelarsi fondamentale per gli studi sull'evoluzione e sulle teorie riguardanti il passaggio dagli organismi semplici a quelli via via più complessi fino alle forme di vita che hanno conquistato il pianeta.

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