Un vaccino anti tubercolosi vecchio di 100 anni proteggerebbe dall’infezione da coronavirus
Un vaccino anti tubercolosi sviluppato cento anni fa sarebbe in grado di ridurre il rischio di contrarre la COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta della preparazione chiamata “bacillo di Calmette e Guérin” o BCG, un microorganismo attenuato creato dai due scienziati francesi Albert Calmette e Camille Guérin dell'Istituto Pasterur di Lilla tra il 1908 e il 1921. I due lo ottennero a partire da un ceppo del Mycobacterium bovis. È noto da tempo che il BCG offre una protezione anche contro alcune infezioni batteriche e virali, in particolar modo del tratto respiratorio, per questa ragione nel mese di marzo è partita una sperimentazione in Australia per vaccinare oltre 4mila operatori sanitari, tutti in prima linea nell'emergenza coronavirus. Ora un nuovo studio ne avrebbe dimostrato i benefici proprio nella prevenzione della COVID-19.
A determinare che il bacillo di Calmette e Guérin possa proteggere dall'infezione da coronavirus è stato un team di ricerca della Divisione di Malattie Infettive e Immunologia presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, Stati Uniti. Gli scienziati, coordinati dal professor Moshe Arditi, direttore del Dipartimento di Pediatria dell'istituto americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sottoposto al cosiddetto “test sierologico” – quello che va a ‘caccia' degli anticorpi innescati dal coronavirus – oltre seimila operatori sanitari del Cedars-Sinai Health System. Dalle analisi di laboratorio è emerso che circa il 30 percento dei lavoratori era stato in passato vaccinato con il BCG (nel mondo ogni anno si vaccinano 130 milioni di bambini), e che questo gruppo di partecipanti aveva una probabilità significativamente inferiore di presentare nel sangue gli anticorpi del nuovo patogeno emerso in Cina. I vaccinati avevano anche meno probabilità di aver contratto l'infezione nei sei mesi precedenti, o di aver sviluppato sintomi ascrivibili alla COVID-19. Bassi livelli di anticorpi, quando rilevati, sono stati rilevati anche negli operatori sanitari che avevano diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari e BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), tutte patologie connesse a un maggior rischio di sviluppare la forma grave della COVID-19, che si traduce in una produzione massiccia di anticorpi.
Questi risultati, secondo Arditi e colleghi, suggeriscono che il vaccino BCG abbia protetto i partecipanti dall'infezione, mentre chi l'ha contratta avrebbe comunque sviluppato una forma lievissima o asintomatica. “Sembra che gli individui vaccinati con BCG possano essere stati meno malati e quindi abbiano prodotto meno anticorpi anti-SARS-CoV-2, oppure potrebbero aver montato una risposta immunitaria cellulare più efficiente contro il virus”, ha dichiarato il professor Arditi, che insegna anche Scienze Biomediche. “Eravamo interessati a studiare il vaccino BCG perché è noto da tempo che ha un effetto protettivo generale contro una serie di malattie batteriche e virali diverse dalla tubercolosi, tra cui la sepsi neonatale e le infezioni respiratorie”, ha aggiunto lo studioso in un comunicato stampa.
Poiché il bacillo di Calmette e Guérin viene utilizzato con profitto da moltissimi anni (anche contro il tumore alla vescica) ed è nota la sua notevole sicurezza, gli scienziati del Cedars-Sinai Medical Center suggeriscono di utilizzarlo come vaccino-ponte in attesa che vengano resi disponibili i primi vaccini specifici contro il coronavirus SARS-CoV-2. Raccomandano inoltre di avviare ampi studi clinici affinché venga effettivamente dimostrata l'efficacia preventiva del BCG. I dettagli della ricerca “BCG vaccination history associates with decreased SARS-CoV-2 seroprevalence across a diverse cohort of healthcare workers” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Journal of Clinical Investigation.