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Una nube radioattiva ha attraversato l’Europa: cos’è e cosa c’entra la Russia

Tra settembre e ottobre una nube radioattiva di rutenio-106 ha attraversato larga parte del territorio europeo, compreso quello italiano. La Russia, principale ‘indiziata’ per l’origine della nube, ha confermato la presenza di picchi radioattivi negli Urali meridionali.
A cura di Andrea Centini
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La misteriosa nube radioattiva registrata sul territorio europeo – Italia compresa – tra settembre e ottobre è stata rilevata e confermata anche dalla Russia. L'ente responsabile del meteo Roshydromet ha infatti dichiarato in comunicato ufficiale di aver rilevato picchi elevati di rutenio-106 nell'area di Chelyabinsk, negli Urali meridionali. Si tratta dello stesso radioisotopo individuato su buona parte dell'Europa dall'Istituto francese per la protezione dalle radiazioni e la sicurezza nucleare (IRNS), sebbene in concentrazioni tali da non rappresentare alcun pericolo per la salute umana. I valori registrati nel Nord Italia sono infatti milioni di volte al di sotto della soglia di pericolo. Discorso diverso invece per quelli registrati al confine col Kazakistan e nella regione del Volga, che sarebbero oltre mille volte la situazione di normalità.

La distribuzione della nube di rutenio-106 sull'Europa credit: IRNS
La distribuzione della nube di rutenio-106 sull'Europa credit: IRNS

Il rutenio-106 è uno dei più comuni isotopi radioattivi ottenuti dal raro metallo di transizione rutenio, e viene utilizzato principalmente in medicina come materiale radiofarmaceutico, per la diagnosi e il trattamento di specifici tumori, ad esempio quelli agli occhi. Poiché si tratta di un elemento non presente in natura, è verosimile che sia stato riversato nell'ambiente in seguito a un incidente, ma non dall'esplosione di un reattore nucleare. I sensori, in questo caso, oltre al rutenio avrebbero infatti rilevato anche altri radioisotopi. È dunque verosimile che sia esploso un piccolo deposito di stoccaggio di materiale per uso medico. In concentrazioni pericolose il rutenio può macchiare indelebilmente la pelle, accumularsi nelle ossa e provocare il cancro, come le altre particelle radioattive.

La conferma dell'esistenza della nube da parte della Russia rappresenta comunque una vera e propria svolta, proprio perché il grande Paese transcontinentale tra Europa ed Asia è stato subito indicato come potenziale fonte dell'incidente. Al momento la Rosatom, l’agenzia governativa russa che si occupa del nucleare, smentisce categoricamente l'esistenza di incidenti sul territorio nazionale, ma gli esperti puntano il dito verso l'impianto nucleare di Mayak, che si trova proprio nella zona dove sono stati rilevati i picchi maggiori di rutenio-106. Del resto quest'area è già una delle più contaminate del pianeta, e nel 1957 qui si verificò un gravissimo incidente nucleare, il cosiddetto disastro di Kyshtym, il terzo della storia dopo quelli di Fukushima e Chernobyl. L'esplosione di un deposito di combustibile esaurito disperse particelle radioattive per oltre 50mila chilometri quadrati, ma l'incidente fu tenuto nascosto dalle autorità russe per venti anni.

[Credit: lukasbieri]

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