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Un farmaco sperimentale, nuova speranza nella lotta al tumore

Lo studio condotto da un’equipe guidata da due docenti dell’Istituto di Candiolo per la ricerca e la cura del cancro, pubblicato dalla rivista PNAS, valuta le proprietà antitumorali di un nuovo farmaco sperimentale.
A cura di Nadia Vitali
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Lo studio condotto da un equipe guidata da due docenti dell'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo, pubblicato dalla rivista PNAS, valuta le proprietà antitumorali di un nuovo farmaco sperimentale.

Una ricerca che mira alla definitiva sconfitta del «male del secolo», con l'obiettivo non solo di distruggere la cellula tumorale ma, soprattutto, di rendere il microambiente ad essa circostante non più adatto alla sua proliferazione: poche settimane fa gli studiosi svizzeri rivelavano le proprie scoperte nell'ambito della diffusione delle metastasi, ora è il turno degli scienziati italiani che stanno valutando le proprietà di un farmaco sperimentale.

L'equipe guidata dai professori Alberto Bardelli e Federico Bussolino, entrambi dell'Istituto di Candiolo per la ricerca e la cura del cancro, in Piemonte, ha concentrato il proprio lavoro sull'oncogene BRAF le cui mutazioni sono causa dello sviluppo incontrollabile di diversi tipi di tumore; il farmaco PLX4720, fino ad ora utilizzato in via sperimentale su alcuni melanomi, sembra essersi dimostrato piuttosto efficace nel bloccare ed inibire l'oncogene mutato.

Le alterazioni di BRAF, in verità, si accompagnano anche a tumori di colon, ovaio e tiroide e, molto spesso, non vengono adeguatamente individuate dalla prognosi; PLX4720 presenta il doppio vantaggio di arrestare la crescita della cellula malata e di avvantaggiare il sistema vascolare del tumore. Il farmaco, infatti, migliora la perfusione ematica nel tumore consentendo ai medicinali di giungere più facilmente e in maniera più incisiva al tessuto danneggiato, il che potrebbe significare una riduzione delle dosi dei chemioterapici a cui si ricorre nel trattamento della patologia; e ne aumenta anche l'ossigenazione, riducendo così l'ipossia sovente causa di maggiore aggressività della neoplasia e della comparsa di metastasi.

I risultati del lavoro, condotto su modelli preclinici, sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista statunitense Proceedings of the National Academy of Science ed evidenziano l'importanza e l'efficacia di questa eventuale terapia a bersaglio molecolare, ovvero ad azione specifica diretta contro il proprio obiettivo presente nella cellula,  già autorizzata negli Stati Uniti ma momentaneamente non disponibile nei paesi europei, inclusa l'Italia: PLX4720 sembrerebbe, per il momento, in grado non solo di agire sul male ma anche sulle condizioni che danno alla cellula tumorale le possibilità di svilupparsi, attaccando l'organismo.

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