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UE a emissioni 0 entro il 2050, salta accordo: Paesi di Viségrad ed Estonia si oppongono

Dopo ore di vertice al palazzo del Consiglio europeo è saltato l’accordo su una Unione Europea “climaticamente neutrale” – ovvero a zero emissioni nette di anidride carbonica – entro il 2050. Ad opporsi tre Paesi del gruppo di Viségrad (Polonia, Reppublica Ceca ed Ungheria) e l’Estonia. La protesta di Greenpeace.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Eric de Mildt/Greenpeace
Credit: Eric de Mildt/Greenpeace

L'accordo su una Unione Europea a zero emissioni nette di anidride carbonica (CO2) entro il 2050 è saltato. In seno al vertice dei leader europei tenutosi nelle scorse ore al Consiglio europeo di Bruxelles, infatti, l'Estonia e tre Paesi del gruppo di Viségrad (Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria) hanno bocciato la proposta del passaggio a un'economia "climaticamente neutrale" – ovvero priva di impatto ambientale – entro 30 anni. Dopo ore di aspro dibattito l'accordo non è stato raggiunto, e nella bozza del testo finale il riferimento alle “zero emissioni” è stato sostituito con un meno stringente richiamo al "raggiungimento degli accordi di Parigi sul clima" per la maggior parte dei Paesi europei. Sottoscritti il 12 dicembre del 2015, gli accordi prevedono di contenere l'aumento della temperatura media di 2° centigradi – meglio 1,5° centigradi – rispetto all'epoca preindustriale.

La contestazione di Greenpeace. A tuonare contro l'opposizione del blocco di Viségrad e dell'Estonia vi sono tutte le principali associazioni ambientaliste, con Greenpeace in prima linea, che prima del vertice aveva proiettato sulla facciata del palazzo del Consiglio europeo una bomba a forma di Terra – con la miccia accesa – e la scritta “emergenza climatica”. Era una chiaro riferimento al poco tempo a disposizione per evitare le catastrofi che il riscaldamento globale catalizzato dai cambiamenti climatici scateneranno nei prossimi decenni. Siccità, guerre, migrazioni di massa, innalzamento dei livelli del mare sino a sommergere isole e aree costiere, ondate di calore mortale, fenomeni meteorologici estremi e diffusione delle malattie sono alcuni dei più significativi. "Le parole vuote non possono ricostruire una casa distrutta da una frana o ripagare un contadino che ha perso il raccolto per la siccità. Merkel e Macron non sono riusciti a convincere la Polonia e a coinvolgere altri", ha dichiarato Sebastian Mang il consigliere per la politica climatica di Greenpeace, riferendosi al fallimento del vertice. Greenpeace chiede all'UE di ridurre le emissioni di gas serra del 65 percento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere le emissioni zero entro il 2040.

Europa a emissioni zero. L'idea di una Unione Europa a zero emissioni di anidride carbonica fu avanzata dai Paesi scandinavi ed è fortemente sostenuta dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, politico polacco. Per raggiungere un obiettivo così virtuoso è necessario scardinare i pilastri di un'economia basata sui combustibili fossili e puntare tutto su fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, forza del mare) e sull'efficienza energetica. In base agli accordi di Parigi, i Paesi firmatari sono tenuti a comunicare entro il 2020 le proprie strategie per affrontare l'emergenza climatica, e il vertice al Consiglio Europeo del 20 giugno era stato approntato proprio per mettere a punto una bozza sottoscritta all'unanimità dai 28 Paesi membri. Il primo passo proposto dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo prevedeva il taglio delle emissioni entro il 2030 al 40-50 percento rispetto a quelle degli anni '90 del secolo scorso, ma nel testo finale non sono stati menzionati piani specifici. Con la dura opposizione di Estonia, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, che pure ricevono forti incentivi economici dalla UE per la propria economia, il raggiungimento di un'Europa climaticamente neutrale si fa più incerto, e il rischio che diventi troppo tardi per scongiurare gli effetti più drammatici dei cambiamenti climatici è sempre più concreto.

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