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Tutti i modi (diretti e indiretti) con i quali la Covid colpisce il cuore

Oltre al danno cardiaco associato all’infezione , la pandemia sta ritardando diagnosi e cura dell’infarto, aumentando il carico di stress tra le persone.
A cura di Valeria Aiello
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Il cuore è vittima diretta e indiretta della pandemia di Covid-19. Diversi studi clinici hanno indicato che, pur essendo un patogeno che si trasmette per via respiratoria, l’infezione da coronavirus Sars-Cov-2 può determinare complicazioni che vanno ben oltre i polmoni, coinvolgendo anche i vasi sanguigni e il cuore. Alla malattia scatenata dal virus è stato associato un aumento del rischio di eventi cardiovascolari, quali vasculiti e miocarditi, e nei casi più gravi di aritmie e insufficienza cardiaca potenzialmente fatali anche in chi non soffre di malattie cardiovascolari. Queste ultime, peraltro, rappresentano un ulteriore fattore di rischio in caso di Covid, tanto che sette decessi su dieci riguardano persone che soffrono di ipertensione. “Secondo un recente rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità – precisa Michele Gulizia, presidente di Fondazione per il Tuo cuore e direttore della Cardiologia dell'Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania – su 59.394 pazienti Covid deceduti in Italia – il 70% presentava ipertensione arteriosa, il 25% cardiopatia ischemica e altrettanti la fibrillazione atriale, il 20% scompenso cardiaco".

Tra le complicanze dovute all’infezione, vi è inoltre l’eccessiva coagulazione del sangue causata dalla reazione infiammatoria, che “rappresenta un rischio anche in chi non soffre di cuore, perché può provocare trombi che possono impedire l'afflusso di sangue al muscolo cardiaco”. Una circostanza descritta anche in un recente studio dell’University College di Londra che ha indicato che l’infezione da coronavirus può incidere sul rischio di ictus ischemico e pregiudicare gli esiti dell’ictus, con una più alta probabilità di coaguli multipli in vasi sanguigni di grandi dimensioni.

La pandemia, d’altra parte, minaccia il cuore anche in modo indiretto. I suoi effetti, ha stimato l’American Heart Association, avranno un impatto “sui tassi di prevalenza e dei decessi delle malattie cardiovascolari per gli anni a venire”. Un primo segnale di questa influenza è già visibile nei dati degli ultimi mesi. “A causa della pandemia – ha aggiunto Gulizia – si è registrata una riduzione dei ricoveri per infarto pari al 48% e la mortalità è passata dal 4,1 al 13,7%. Dati allarmanti confermati da diversi studi che hanno rilevato una elevata mortalità, pari al 35%, per eventi cardiovascolari avvenuti al proprio domicilio”. Un’altra insidia, sottolinea l’esperto “deriva dallo stress accumulato con l'emergenza coronavirus e si sta manifestando con una maggiore incidenza di sindromi di Takotsubo, una cardiomiopatia più diffusa nelle donne e simile all’infarto ma in cui le coronarie non mostrano restringimenti significativi”.

Oltre al danno cardiaco, la pandemia sta dunque ritardando diagnosi e cura delle patologie cardiache e aumentando il carico di stress tra le persone. In tal senso, una corretta informazione sui rischi delle patologie cardiovascolari può svolgere un ruolo fondamentale nell’affrontare questa tendenza, aiutando le persone a far fronte alle diversi pericoli di questa situazione. Un obiettivo condiviso dalla Campagna per il Tuo cuore 2021, promossa dalla Fondazione per il Tuo cuore dell'Associazione Cardiologi Ospedalieri (Anmco), che nella settimana di San Valentino metterà 500 cardiologi a disposizione dei cittadini.

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