Troppi positivi in giro: brusca impennata di casi non legati a catene di trasmissione e ricoveri

La situazione epidemiologica relativa alla pandemia di COVID-19 in Italia è in costante e netto peggioramento. A certificarlo vi sono i nuovi, preoccupanti dati rilasciati dalla Cabina di Regia dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), l'organo di esperti che monitora costantemente la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 sul territorio nazionale. Si tratta della sesta settimana consecutiva in cui si evidenzia un progressivo peggioramento delle curve, ma ora si è raggiunta una soglia tale da trascinare larga parte dell'Italia (una decina di Regioni) in zona rossa. In pratica, da lunedì 15 marzo per molti si tornerà al lockdown che esattamente un anno fa iniziò a stravolgere la vita di tutti noi. Soltanto la Sardegna continuerà a resistere in zona bianca, mentre tutte le Regioni restanti si tingeranno (o permarranno) in arancione. Nessuna in giallo.
I dati del nuovo rapporto parlano chiaramente. Nella settimana compresa tra lunedì 1 e domenica 7 marzo sono stati registrati 225,64 casi positivi ogni centomila abitanti, mentre nella settimana precedente (tra il 22 e il 28 febbraio) erano stati 194,87. Questa impennata di casi, che va avanti da tempo, si riflette naturalmente sull'indice di trasmissibilità Rt, il numero medio di individui che un positivo al coronavirus riesce a infettare in un determinato arco di tempo (il valore, a differenza dell'R0 che si calcola all'inizio di una epidemia, è influenzato dalle misure in atto per contrastare la diffusione del patogeno). Ebbene, come specificato dalla Cabina di Regia dell'ISS, l'Rt è balzato da 1,06 a 1,16 (in un range tra 1,02 e 1,24) e adesso risulta sopra 1 “in tutto il Range”. Quando l'Rt è superiore a 1, spiega l'ISS, l'epidemia e in espansione e i casi in aumento.
In base all'osservazione dei dati, la Cabina di Regia ritiene plausibile che il superamento della soglia di rischio di 250 casi ogni 100mila abitanti (a livello nazionale) si sia verificato nella settimana in corso (8-14 marzo) e diventerà evidente nella prossima analisi. Questi numeri, tuttavia, come specificato da molti esperti non rappresentano altro che la punta di un enorme iceberg, di contagi che sfuggono alla rete dei controlli. In circolazione, infatti, vi sono moltissime persone positive che non vengono intercettate per tempo e che continuano ad alimentare la trasmissione “nascosta”. Una simile diffusione del virus ha fatto letteralmente saltare l'efficacia del tracciamento dei contatti; come affermato alla fine dello scorso anno dal professor Andrea Cristanti, con 10mila casi al giorno diventa un'operazione impossibile. Non a caso dell'applicazione Immuni, che avrebbe dovuto aiutarci a individuare tempestivamente i contatti a rischio, non ne se parla più da mesi.
Questa situazione epidemiologica ha un impatto significativo sul numero di nuovi casi non associati alle catene di trasmissione, che infatti sono balzati a 50.256 dai 41.833 della settimana precedente. Quasi 10mila in più in soli sette giorni. Poiché in molti non vengono individuati attraverso la rete dei contatti, aumenta anche la percentuale dei casi diagnosticati in ospedale a causa della comparsa dei sintomi, balzata al 37,8 percento (rispetto al 35,2 percento della settimana precedente). Come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità, nell'ultima settimana circa il 20 percento del totale dei positivi è stato identificato attraverso le attività di screening (controlli per accedere a determinate strutture/servizi), mentre il tracciamento dei contatti – nella sua attuale, limitata efficacia – rileva stabilmente poco meno del 30 percento dei casi totali.
L'aumento dell'incidenza a livello nazionale si sta riflettendo anche su ricoveri nei reparti ordinari e in quelli di terapia intensiva; tra il 2 e il 9 marzo i primi sono passati da 19.570 a 22.393, mentre nello stesso arco di tempo i posti letto occupati in rianimazione sono balzati da 2.327 a 2.756. Ciò ha fatto superare la soglia critica del 30 percento a livello nazionale per le terapie intensive. Con questa drammatica situazione epidemiologica, per gli esperti l'unica soluzione efficace è la chiusura. Mezza Italia, come indicato, entrerà prestissimo in zona rossa.