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Covid 19

Tigre positiva al coronavirus in uno zoo di New York: contagiata da un custode

Una tigre di 4 anni chiamata Nadia e ospitata allo Zoo del Bronx di New York è risultata positiva al coronavirus. A contagiarla è stato un addetto della struttura, prima che sviluppasse i sintomi della COVID-19. Il felino sta bene, ma ha tosse secca e appetito ridotto. Forse contagiati anche la sorella Azul e tre leoni africani.
A cura di Andrea Centini
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Un esemplare femmina di tigre ospitata allo Zoo del Bronx di New York è stata trovata positiva al coronavirus SARS-CoV-2, responsabile dell'infezione COVID-19. Ad annunciare la positività del grosso felino, il primo animale affetto dal patogeno negli Stati Uniti, è stata la Wildlife Conservation Society che gestisce la struttura. I campioni biologici recuperati dalla tigre sono stati inviati presso il National Veterinary Services Laboratory dell'USDA di Ames, nell'Iowa, che ha confermato la presenza del coronavirus.

Il felino colpito si chiama Nadia, ha 4 anni ed è uno splendido esemplare di tigre dell'Amur o tigre siberiana (Panthera tigris altaica), una specie classificata come in pericolo di estinzione (codice EN, endangered) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione per la Natura. Fortunatamente sta bene e non presenta sintomi rilevanti della patologia. Molto probabilmente sono rimasti contagiati anche sua sorella Azul e tre leoni africani (Panthera leo) ospitati in padiglioni limitrofi, perché tutti manifestano tosse secca, come specificato dalla Wildlife Conservation Society. “Sebbene abbiano sperimentato una diminuzione dell'appetito – si legge nel comunicato stampa della WCS – i felini dello Zoo del Bronx stanno bene, sono sotto cure veterinarie e risultano brillanti, vigili e interattivi con i loro custodi”.

Gli esperti ritengono che a infettare Nadia (per ora l'unico caso confermato ufficialmente) sia stato uno dei custodi del giardino zoologico, che aveva sviluppato i sintomi della COVID-19. Si ritiene che l'uomo abbia contagiato gli animali quando era ancora asintomatico. New York è considerata l'epicentro statunitense della pandemia, dove si stanno registrando moltissimi contagi e vittime. Nella sola “Grande Mela”, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, nel momento in cui stiamo scrivendo si contano oltre 3mila morti. In tutti gli Stati Uniti i contagi si avvicinano a 350mila, con quasi 10mila decessi.

Benché i felini stiano bene, la Wildlife Conservation Society afferma che non si conosce il decorso della nuova infezione in questi animali, dunque i veterinari dovranno monitorare attentamente la loro evoluzione clinica. Altri grandi felini che potrebbero essere stati infettati dalla stessa persona, come leopardi, leopardi delle nevi, leopardi nebulosi, tigri malesi, ghepardi e altri ancora, al momento non manifestano alcun sintomo. Lo zoo è stato chiuso al pubblico lo scorso 16 marzo e i responsabili hanno sottolineato di aver preso tutte le misure necessarie per tutelare la salute degli animali ospitati.

Al momento, oltre alla tigre Nadia, si contano altri tre animali ufficialmente positivi al coronavirus: un gatto in Belgio e due cani ad Hong Kong, tutti contagiati dai rispettivi padroni. Allo stato attuale delle conoscenze, benché possano contrarre la malattia, come specificato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) gli animali non si ammalano e non trasmettono il virus all'uomo. L'unico caso di trasmissione da animale all'uomo è quello che ha permesso lo spillover, cioè il salto di specie, verosimilmente verificatosi a novembre del 2019 nel mercato del pesce Huanan di Wuhan, città da cui l'epidemia si è diffusa in tutto il mondo trasformandosi in pandemia. Anche nel caso della SARS si registrarono sporadici casi di animali domestici infettati dai propri padroni, ma tutti svilupparono una forma lievissima della patologia, e soprattutto nessuno la diffuse alle persone. Secondo il virologo Burioni, il fatto che gli animali possano sviluppare una forma leggera della COVID-19 aiuterà la scienza a trovare più rapidamente un vaccino, “senza far loro del male”.

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