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Covid 19

Terza ondata di Covid, quando arriva e quali sono i rischi in Italia

L’arrivo di ulteriori ondate fa parte delle possibilità che gli esperti sostengono fin dall’inizio della pandemia, concordi nel ritenere che l’unica arma che permetterà di uscire da questa situazione sarà il vaccino. Fino a quando non sarà accessibile a tutta la popolazione mondiale, bisognerà continuare a mantenere alta la guardia, avere prudenza nelle relazioni sociali e cercare di tenere sotto controllo i contagi.
A cura di Valeria Aiello
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L’ondata di coronavirus che stiamo affrontando non sarà l’ultima. Un primo segnale arriva da Paesi come il Giappone, dove l’allentamento delle restrizioni sembra aver contribuito a una terza ondata di infezioni. Altrove, come in Italia, i casi stanno invece continuando a salire, nel pieno della seconda recrudescenza. Scenari che, nonostante previsioni che variano a seconda delle misure adottate dai diversi Governi, la maggior parte degli esperti aveva previsto, concordando nel ritenere che la convivenza con il coronavirus Sars-Cov-2 non si esaurirà per almeno tutto il 2021.

Quando arriva e cosa accadrà nel 2021?

Per quanto sia impossibile prevedere esattamente cosa accadrà, è ormai chiaro che il futuro della pandemia di Covid-19 dipenderà da più fattori, in primis dall’arrivo di un vaccino efficace, dalla sua disponibilità a livello globale e, soprattutto, da quella che sarà la durata dell’immunità determinata dalla vaccinazione nonché dall’infezione virale. “Molti vaccini forniscono protezione per decenni, come quelli contro il morbillo o la poliomielite, mentre altri, tra cui la pertosse e l’influenza, svaniscono nel tempo. Allo stesso modo, alcune infezioni virali inducono un’immunità duratura mentre altre una risposta più transitoria” si legge in una recente review pubblicata su Nature.

D’altra parte, le misure messe in campo in questi mesi hanno indicato che lockdown e cambiamenti comportamentali possono ampiamente ridurre la diffusione del virus. In Italia, ad esempio, il blocco totale delle attività ha permesso al nostro Paese di uscire dalla prima ondata, malgrado il successivo allentamento delle restrizioni abbia portato molte persone a ritenere che la pandemia fosse acqua passata, il virus ormai morto oppure diventato meno aggressivo. In altre parole, in tanti hanno pensato che con la fine del lockdown la guerra fosse ormai vinta quando invece si trattava di un risultato parziale, dunque riferito semplicemente alla prima battaglia.

Più ondate prima dell'immunità

Molti modelli matematici avevano ampiamente previsto l’arrivo di questa seconda ondata, così come hanno indicato che potranno esserci più ondate. Per poter dire fine alla pandemia, il virus andrebbe infatti eliminato in tutto il mondo, qualcosa che la maggior parte degli esperti ritiene praticamente impossibile vista la sua diffusione. Oppure si dovrebbe sviluppare un’immunità di gregge, tasto decisamente doloroso in attesa di un vaccino efficace.

Gli esperti hanno infatti calcolato che, per poter ritenere Sars-Cov-2 un avversario al tappeto, l’immunità dovrebbe essere raggiunta dal 55-80% della popolazione, un traguardo lontanissimo anche nei Paesi dove il virus sta circolando in più larga misura, come ad esempio negli Stati Uniti, dove ad oggi, su 328 milioni di abitanti, sono oltre 10 milioni le persone ad aver contratto l’infezione, dunque appena il 3% della popolazione, con una perdita in termini di vite che ha superato le 200mila unità.

Numeri che – anche volendo sommare i casi asintomatici (i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi stimano che circa 4 persone su 10 infette siano asintomatiche) – fanno rapidamente intendere quale sia il costo dell’immunità di gregge attraverso le sole infezioni. Anche andando per il sottile (un’indagine coordinata sempre dai CDC nel maggio scorso ha rivelato che la prevalenza di anticorpi nella popolazione statunitense varia dall’1% al 6,9% a seconda dello Stato di residenza) i dati indicano che, in attesa del vaccino, dovremo cercare di tenere la pandemia sotto controllo almeno per tutto il prossimo anno.

Il futuro della pandemia

L’incidenza totale di Sars-Cov-2 fino al 2025 – sottolinea un gruppo di esperti dell’Università di Harvard in un lavoro pubblicato lo scorso maggio su Sciencedipenderà in modo cruciale dalla durata dell’immunità”. Nel caso di un’immunità a breve termine (40 settimane), con quindi il rischio che le persone possano contrarre più volte l’infezione, i ricercatori indicano che si verificheranno più ondate annuali.

Un andamento confermato anche da un rapporto del CIDRAP, basato sulle tendenze di otto pandemie influenzali, che mostra una successione di ondate più o meno intense nei prossimi 18-24 mesi. Nel caso, invece, l’immunità nei confronti di Sars-Cov-2 sia permanente, è possibile che il virus possa scomparire entro il 2021. Al contrario, nello scenario intermedio, vale a dire con un’immunità di circa 2 anni, i ricercatori ritengono che alla fine del 2021 il virus sparisca definitivamente, salvo ripresentarsi nel 2024.

Previsioni che, in ogni caso, indicano che per tutto il 2021 dovremo fare i conti con la pandemia e con i provvedimenti che, quando necessari, potrebbero dover essere applicati in maniera intermittente forse anche nel 2022. “Il futuro dipenderà in gran parte dal mixing sociale e dal tipo di prevenzione che adotteremo” ha affermato Joseph Wu, esperto in modelli matematici di malattie infettive presso l’Università di Hong Kong.

Nelle fasi post-pandemiche, ovvero quando i casi di Covid-19 sono in declino “l’approccio migliore è un’attenta sorveglianza, testando e isolando nuovi casi e rintracciando i contatti”. Una strategia che, senza dover andare troppo lontano, è sostenuta con forza anche dal virologo Andrea Crisanti, che ha chiesto di investire nel tracciamento per evitare la terza ondata. “Si persiste nell’errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi. La mancata risposta a questa domanda ci condannerà a un'altalena di restrizioni e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull’economia, l’educazione e la vita sociale”.

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