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Tecnica rivoluzionaria rivela i veri colori degli animali preistorici

Un team di ricerca internazionale dell’Università di Manchester ha rivelato i veri colori di un topo estinto 3 milioni di anni fa grazie a una rivoluzionaria tecnica basata sui raggi X. Per la prima volta hanno individuato i pigmenti rossi (feomelanina) bombardando i fossili con potentissimi acceleratori di particelle.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Università di Manchester
Credit: Università di Manchester

Grazie a una tecnica rivoluzionaria basata sui raggi X per la prima volta è stato possibile determinare con precisione il colore di un animale preistorico, un topo estinto vissuto tre milioni di anni fa. Il piccolo roditore, chiamato Apodemus atavus e vissuto nell'area oggi occupata dal villaggio di Willershausen, era rossiccio-marrone sul dorso e sui fianchi, mentre sul ventre era biancastro. A scoprirlo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Manchester, Regno Unito, che hanno collaborato con i colleghi dell'Università di Fujita (Giappone), del Diamond Light Source, del The Children's Museum di Indianpolis e dello SLAC National Accelerator Laboratory, i cui ricercatori hanno recentemente ottenuto il suono subacqueo più potente in assoluto.

La ricerca. Gli scienziati, coordinati dal professor Phillip Manning, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Ambientali dell'ateneo britannico, hanno determinato i colori del topo “bombardando” alcuni esemplari fossili ben conservati con l'acceleratore di particelle della Stanford Synchrotron Radiation Lightsource (SSRL) e con quello della Diamond Light Source (DLS). Attraverso questo bagno di raggi X gli scienziati hanno intercettato la melanina caratterizzata dal pigmento rosso (feomelanina) sulla loro pelliccia. Ciò è stato possibile andando “a caccia” dei metalli presenti nell'organismo, che sono una firma di come si manifesta il colore sulla pelliccia. I risultati sono stati confermati da scienziati specializzati in chimica dei pigmenti che lavorano presso l'Università Fujita in Giappone.

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I risultati. A commentare con entusiasmo il risultato raggiunto dal team di ricerca è stato il professor Roy Wogelius dell'Università di Manchester: “Si è trattato di un lavoro meticoloso che ha coinvolto la fisica, la paleontologia, la chimica organica e la geochimica. Lavorando come una squadra, siamo stati in grado, per la prima volta, di scoprire tracce chimiche di pigmento rosso in un animale fossile. Ora sappiamo cosa dobbiamo cercare in futuro e la nostra speranza è che questi risultati ci possano aiutare nella ricostruzione degli animali estinti, aggiungendo così un'altra dimensione allo studio dell'evoluzione”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.

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