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Tahlequah, l’orca che spinse il figlio morto per 17 giorni, è di nuovo mamma: le splendide immagini

L’orca Tahlequah che commosse il mondo intero è di nuovo mamma. Nel 2018 perse un figlio poco dopo la nascita, e ne trascinò il corpicino sul “muso” per 17 giorni e 1.600 chilometri nel mare di Salish, fin quando non lo lasciò andare negli abissi. La sua storia mostrò quanto complessa, intensa e “umana” può essere l’elaborazione del lutto per questi magnifici animali. Ora nuota felice accanto al suo nuovo piccolo.
A cura di Andrea Centini
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J35 e J57. Credit: Katie Jones, Center for Whale Research
J35 e J57. Credit: Katie Jones, Center for Whale Research

Durante l'estate del 2018 una giovane orca chiamata Tahlequah (o J35) fece commuovere il mondo intero, non arrendendosi alla scomparsa del proprio piccolo, morto appena mezzora dopo il parto. Il cetaceo, di circa 20 anni, trasportò sul “muso” la carcassa del figlio per ben 17 giorni e 1.600 chilometri nel cuore del Mare Salish, segnando un vero e proprio record per questi drammatici eventi luttuosi. Il dolore per la perdita sperimentato dai mammiferi marini, del resto, sembra avere un'intensità del tutto paragonabile a quello umano. A due anni da quella tragedia Tahlequah è tornata nuovamente madre, e stavolta il piccolo – nato il 4 settembre – nuota al suo fianco in perfetta salute, regalandole quella gioia che poté vivere solo per pochi istanti.

Ad annunciare il lieto evento i biologi marini del Center for Whale Research, che da anni studiano il gruppo di orche residenti meridionali – Southern Resident killer whale – nelle acque del Pacifico nord-occidentale, in particolar modo tra lo stato americano di Washington e la Columbia Britannica canadese. Del pod (gruppo famigliare) “J” fanno parte Tahlequah e suo figlio appena nato, cui gli scienziati hanno assegnato il nome da catalogo scientifico J-57 (più avanti riceverà un nome vero e proprio, come sua madre e gli altri membri del gruppo). “Il nuovo cucciolo di J35 è apparso sano e precoce, nuotando vigorosamente al fianco della madre nel suo secondo giorno di nuoto libero”, hanno dichiarato in un comunicato stampa gli esperti dell'organizzazione di ricerca. “Sappiamo che non è nato oggi perché la sua pinna dorsale era in posizione verticale, e sappiamo che ci vogliono uno o due giorni per raddrizzarsi dopo essere rimasta piegata nel grembo materno, pertanto assegniamo il suo compleanno al 4 settembre 2020”, hanno aggiunto.

J47, J57 e J35. Credit: Dave Ellifrit, Center for Whale Research
J47, J57 e J35. Credit: Dave Ellifrit, Center for Whale Research

Il primo ad avvistare la neo-mamma col suo piccolo è stato un appassionato di whale watching durante un'escursione, che ha subito fatto attivare gli scienziati. I biologi Dave Ellifrit e Katie Jones e la veterinaria Sarah Bahan hanno raggiunto la coppia e l'hanno seguita per un po', certificando il buono stato di salute del cucciolo. La gestazione delle orche dura 18 mesi e dunque J-57 fu concepito a febbraio 2019, a pochi mesi di distanza dalla tragica esperienza vissuta l'estate precedente. Sapere che è riuscita portare a compimento una gravidanza dopo un evento così drammatico è un'ottima notizia per il suo gruppo famigliare, che pur essendo uno dei meglio studiati al mondo è purtroppo in seria difficoltà a causa del crollo nelle popolazioni di salmoni (cacciati  ritmi insostenibili dall'uomo). “Purtroppo, poiché le orche stanno soffrendo un grave stress nutrizionale negli ultimi anni, una notevole percentuale di gravidanze fallisce e c'è una mortalità di circa il 40 percento per i cuccioli”. La speranza di tutti è che Tahlequah non debba vivere di nuovo la sofferenza patita due anni fa.

J57 e J35. Credit: Dave Ellifrit, Center for Whale Research
J57 e J35. Credit: Dave Ellifrit, Center for Whale Research

I cetacei sono animali estremamente intelligenti e sociali, in particolar modo le orche (Orcinus orca), grossi delfinidi che vivono in gruppi familiari a guida matriarcale. Quando i piccoli muoiono, le femmine non si arrendono e continuano a sostenerli fuori dall'acqua, come per permettere loro di respirare. I cetacei sono infatti mammiferi marini e la loro respirazione è un atto del tutto volontario; il primo gesto delle mamme dopo il parto è proprio quello di spingere i neonati oltre la superficie dell'acqua, per far prendere loro la prima “boccata” d'aria (attraverso lo sfiatatoio, l'equivalente delle nostre narici).

Una scena di lutto analoga a quella vissuta dall'orca Tahlequah fu osservata lo scorso anno innanzi a Genova, quando un gruppo di orche – cetacei occasionali nel Mediterraneo – rimase nei pressi della costa per diversi giorni. Una femmina adulta perse il suo piccolo, e fu vista proprio mentre provava a sostenerlo oltre la superficie dell'acqua, mostrando ancora una volta al mondo intero il comportamento così complesso di questi meravigliosi animali

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