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Svelato il mistero che rende così fastidiose le gocce d’acqua che cadono dal rubinetto

Un team di ricerca britannico ha dimostrato che il suono prodotto dalle gocce di un rubinetto che perde è dovuto alla formazione di una minuscola bolla d’aria sotto alle gocce, la quale, con un’azione paragonabile a quella di un pistone, fa vibrare l’acqua circostante e produce le onde sonore aeree.
A cura di Andrea Centini
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Il rumore prodotto dalle gocce di un rubinetto che perde è dovuto all'oscillazione di una piccola bolla d'aria che si forma al di sotto delle gocce stesse al momento dell'impatto, che spinge la superficie dell'acqua a vibrare e a liberare il suono nell'aria. A risolvere questo curioso enigma, cui gli scienziati davano la caccia da oltre cento anni, una squadra di studiosi britannici del Dipartimento di ingegneria dell'Università di Cambridge. I ricercatori hanno inoltre scoperto che modificando la tensione superficiale dell'acqua dove cadono le gocce, ad esempio inserendo del detersivo per piatti, è possibile eliminare il fastidioso suono.

L'idea della ricerca è partita quando il dottor Anurag Agarwal, direttore dell'Acoustics Lab e docente presso l'autorevole Emmanuel College, è andato a trovare un amico ed è rimasto sveglio tutta la notte a causa di una perdita di gocce d'acqua dal soffitto, che veniva ‘tenuta a bada' con un secchio posizionato sul pavimento. Infastidito dal rumore e conscio del fatto che ancora non vi fosse una spiegazione scientifica del fenomeno, ha messo in piedi un piccolo team e ha cominciato ad analizzarlo in laboratorio con strumenti avanzati, come telecamere ad altissima velocità e microfoni.

La teoria più accreditata sull'inconfondibile suono di un rubinetto che gocciola è legata alla ben nota meccanica dei fluidi. In parole semplici, quando la goccia colpisce la superficie, genera una piccola cavità che si ritira rapidamente a causa della tensione superficiale del liquido, e che a sua volta produce una minuscola bolla d'aria. Il caratteristico “plink” potrebbe essere causato da tre variabili: la goccia che colpisce la superficie; la risonanza all'interno della cavità e la propagazione del suono subacqueo della goccia che si ‘immerge' e si diffonde nella superficie. La diffusione del suono subacqueo era sino ad oggi considerata la teoria privilegiata. In realtà Agarwal e colleghi hanno dimostrato che il suono è prodotto dalla bolla d'aria.

“Usando telecamere ad alta velocità e microfoni ad alta sensibilità – ha sottolineato Samuel Phillips, uno degli autori dello studio – siamo stati in grado di osservare direttamente l'oscillazione della bolla d'aria per la prima volta, dimostrando che la bolla d'aria è il driver chiave sia per il suono subacqueo, sia per il caratteristico suono aereo”. “Tuttavia – ha aggiunto lo studioso – il suono aereo non è semplicemente il campo sonoro subacqueo che si diffonde in superficie, come si era pensato in precedenza”. Sarebbe infatti l'oscillazione della bolla d'aria a diffondere vibrazioni sulla superficie dell'acqua; la bolla, che deve formarsi nella parte bassa della cavità sotto la goccia, agisce come un pistone e produce le onde sonore.

Gli studiosi indicano che grazie a questa ricerca sarà possibile sintetizzare il suono delle gocce con maggiore precisione per le produzioni multimediali (film e videogiochi). I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

[Credit: traphitho]

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