Sulle nostre tavole meno riso, frutta e miele a causa dei cambiamenti climatici in Italia
Tra le conseguenze più drammatiche scatenate dai cambiamenti climatici vi sono la siccità e gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e devastanti, che hanno un impatto significativo sulla produzione delle risorse alimentari. Non è un caso che gli esperti stimano per i prossimi decenni migrazioni di massa per sfuggire da terre inaridite o alluvionate dove la produttività si è azzerata, con un numero sempre più grande di persone che soffriranno la sete e la fame anche a causa della popolazione mondiale in costante crescita. Negli scenari più drammatici potrebbero scoppiare persino delle guerre per accaparrarsi gli “ultimi” territori fertili. I primi segnali di questo futuro infausto, destinato a verificarsi se non faremo nulla per contenere le emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra, li stiamo vedendo già oggi, anche in Italia, con una sensibile diminuzione nella produzione di prodotti agricoli freschi e salutari, che in alcuni casi – come quello del miele – hanno subito un vero e proprio crollo a causa del clima impazzito.
A evidenziare l'impatto drammatico dei cambiamenti climatici sulla produttività agricola italiana è il nuovo rapporto “2021 effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana” pubblicato dal World Wide Fund for Nature, conosciuto in tutto il mondo con l'acronimo WWF. Il documento è stato pubblicato il 16 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, che ricorre nell'anniversario della nascita dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), fondata il 16 ottobre 1945. Il rapporto snocciola statistiche e cali percentuali che evidenziano come il riscaldamento globale non è assolutamente solo un problema del futuro; già oggi possiamo constatarne i catastrofici effetti. L'esempio del miele è, come indicato, il più drammatico. Nel 2021 la produzione del delizioso alimento ha avuto un calo senza precedenti nella storia italiana, con picchi del – 95 percento in Toscana ed Emilia Romagna. Gelate, bombe d'acqua, sbalzi termici e altri fenomeni atmosferici sempre più frequenti e violenti hanno letteralmente cancellato le fioriture, lasciando le api senza il nettare necessario alla produzione del miele. Gli apicoltori sono stati costretti a nutrirle con “biberon” zuccherini per farle sopravvivere, a causa dell'assenza dei fiori.
Ma il miele è solo uno degli esempi citati dal WWF. Il 2021 è innanzitutto considerato l'anno nero della frutta prodotta in Italia, con un calo medio del 27 percento. Oltre un frutto su quattro è andato perduto a causa di gelate, siccità, grandinate e altri eventi meteo catalizzati dai cambiamenti climatici, spiega l'organizzazione ambientalista. Le varietà più colpite sono state le pere e le pesche, con un – 69 percento e un – 48 percento della produzione rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Solo nel Lazio, a causa delle gelate tardive, è andato perduto il 70 percento delle nocciole. Per quanto concerne il riso, del quale l'Italia è il primo produttore europeo coprendo ben il 50 percento della produzione continentale, i cambiamenti climatici hanno portato a un calo della produzione del 10 percento. Anche la produzione media di vino è calata del 9 percento a causa del clima impazzito; in alcune Regioni il calo è stato compreso tra il 15 e il 25 percento, ma con picchi fino al 50 percento (solo Sicilia e Campania hanno fatto registrare un aumento di produzione). Per quanto concerne l'olio, è stata osservata una crescita del 15 percento, molto inferiore rispetto a quella attesa. Ma il trend positivo della media nazionale cozza col dato di alcune Regioni del Centro-Sud, dove il calo è stato fino all'80 percento.
Grandinate, gelate, siccità e altri fenomeni atmosferici sono naturalmente presenti e fanno parte della storia Mediterranea, tuttavia è la loro frequenza e intensità ad essere diventata anomala, proprio a causa dei cambiamenti climatici. Come sottolineato dal WWF, in base ai dati dell’European Severe Weather Database (ESWD) – una banca dati europea dedicata alla catalogazione degli eventi climatici estremi – quest'anno in Italia si sono verificati circa 1500 estremi, con un incremento del 65 percento di alluvioni, trombe d'aria, grandinate, nubifragi e ondate di calore rispetto agli anni precedenti. Nell'autunno appena cominciato sono stati già oltre 100 gli eventi atmosferici estremi, in alcuni casi anche 20 concentrati in un solo giorno. E maggiore sarà l'aumento della temperatura media rispetto all'epoca preindustriale, peggiore sarà il numero e l'intensità di questi fenomeni, che rischiano letteralmente di cancellare intere produzioni agricole.