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Sull’Isola di Pasqua regnava la pace

Una nuova ricerca mette in discussione l’ipotesi secondo la quale gli abitanti di questa remota terra in mezzo all’Oceano Pacifico siano stati decimati da conflitti interni prolungati.
A cura di Nadia Vitali
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Immagine di Alanbritom - Amanecer, via wikipedia
Immagine di Alanbritom – Amanecer, via wikipedia

Non furono sanguinarie guerre civili a portare al declino della civiltà che viveva sull'isola di Pasqua, benché sia questa la tesi più largamente condivisa per spiegarne la fine: uno studio, guidato dall'antropologo Carl Lipo della Binghamton University, racconta una storia molto diversa, basandosi sulle analisi condotte sui manufatti trovati lungo le coste di Rapa Nui (questo il suo nome nella lingua indigena).

Guerra per le risorse?

A lungo si è ipotizzato – spiega il Professore – che un massiccio impoverimento delle risorse fosse stato all'origine dei numerosi conflitti scatenatisi sull'isola che, in poco tempo, avrebbero portato al collasso della civiltà prima dello stesso arrivo degli europei. Generalmente questa tesi si poggia sopratutto sui ritrovamenti archeologici e, in particolare, sulle migliaia di oggetti ricavati dall'ossidiana dalla forma triangolare noti come mata'a: armi aguzze e taglienti, si è pensato, utilizzate dagli isolani per esercitare la violenza.

Armi improprie

E invece le indagini condotte da Lipo e dal suo gruppo, svolte osservando la variabilità delle forme dei mata'a e le differenze di questi dalle altre armi tradizionali di questo genere, avrebbero rivelato che mai questi manufatti avrebbero potuto essere utilizzati come armi.

Secondo i ricercatori i mata'a avevano una forma ben precisa, frutto di un lavoro sistematico che serviva a renderle adatte per compiere molto bene il proprio lavoro: ma questo lavoro non doveva essere qualcosa di bellicoso. Certo, volendo, con questi triangoli scheggiati si potrebbe ferire qualcuno (ma ucciderlo sarebbe stato molto più difficile): tuttavia le loro caratteristiche non denunciano questo intento, riscontrabile invece nelle antiche armi in pietra ritrovate in altri punti del Pianeta.

Diverse immagini di mata'a (Carl Lipo, Binghamton University)
Diverse immagini di mata'a (Carl Lipo, Binghamton University)

Se, dunque, ci fosse stata una situazione di guerra prolungata e sistematica, era logico supporre che gli archeologi avrebbero dovuto trovare delle armi vere e proprie. Ebbene, a quanto sostiene Lipo, queste armi non ci sono. Allora a cosa servivano i mata'a? Probabilmente avevano un uso domestico ma che poteva estendersi anche a pratiche rituali (oggetti del genere poteva essere usati per tatuare, ad esempio).

Decimati dalle epidemie

A incidere negativamente sulla popolazione indigena fu quindi, principalmente, il contatto con gli Europei? Il gruppo di studio ha pochi dubbi su questo, sostenendo che l'isola fu produttiva e i suoi abitanti vissero bene e in maniera sostenibile fino a quando non intervennero, con buone probabilità, le malattie portate dagli stranieri che decimarono gli abitanti della meravigliosa isola dei Moai. Nessuna catastrofe e nessun collasso, solo una storia che si è ripetuta troppo spesso, dunque.

La ricerca è stata pubblicata da Antiquity.

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