Studio italiano mostra come i bambini neutralizzano il coronavirus in soli sette giorni
Dall'inizio della pandemia di COVID-19, sulla base della mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins risultano oltre 120 milioni di contagi e 2,6 milioni di vittime nel mondo (in Italia 3,2 milioni di infezioni complessive e 103mila morti). Solo una piccola percentuale del totale – sottostimato, secondo gli esperti – riguarda i bambini, che sin da quando il coronavirus SARS-CoV-2 ha iniziato a diffondersi sono apparsi più “attrezzati” contro l'infezione. È infatti ormai acclarato che si ammalano meno e sperimentano generalmente sintomi lievi, sebbene purtroppo non manchino anche casi gravi e anche fatali. A indagare su questa maggiore capacità dei piccoli di difendersi dal patogeno vi è un nuovo studio italiano, che ha identificato le caratteristiche immunologiche dei bambini che meglio combattono il SARS-CoV-2.
A condurre l'indagine un team di ricerca guidato da scienziati dell'Unità di Ricerca di Clinica Immunologica e Vaccinologia dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell'Università di Roma Tor Vergata, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, del Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e Gastroenterologia dell'Università di Padova, dell'Istituto Oncologico Veneto e dell'Ospedale Universitario Karolinska di Stoccolma. A promuovere la ricerca il gruppo di studio “CACTUS – Immunological studies in children affected by COVID and acute diseases”, nato durante l'emergenza sanitaria da una iniziativa di medici e ricercatori del Dipartimento Pediatrico Universitario Ospedaliero del Bambino Gesù, come indicato in un comunicato stampa del nosocomio capitolino.
Gli scienziati hanno analizzato i casi di una settantina di pazienti tra 1 e 15 anni contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 (in media da 7 giorni) e ricoverati la scorsa estate presso il Centro Covid di Palidoro del Bambino Gesù. Nella maggior parte dei casi i bambini coinvolti nell'indagine avevano una sintomatologia lieve (paucisintomatica) quando è stata diagnosticata l'infezione, ma nel giro di una sola settimana sono diventati asintomatici e i medici li hanno considerati “clinicamente guariti”. Nello studio non sono stati coinvolti piccoli con una forma più severa della COVID-19, la malattia provocata dal patogeno pandemico.
Analizzando in laboratorio il profilo immunologico dei bambini, i ricercatori Nicola Cotugno, Anita de Rossi, Paola Palma e i colleghi hanno osservato che i piccoli erano riusciti a neutralizzare il virus in un lasso di tempo così ristretto grazie alla copiosa concentrazione di linfociti T e B specifici contro di esso, responsabili di una produzione significativa di anticorpi neutralizzanti. “Abbiamo dimostrato che le frequenze dei CD4 + CD40L + (cellule T) specifici per SARS-CoV-2 delle cellule B specifiche per la Spike erano associate agli anticorpi anti-SARS-CoV-2 e all'entità dell'attività neutralizzante”, hanno scritto nell'abstract dello studio. Nei bambini con tali caratteristiche è stato osservato che la carica virale veniva ridotta a sole cinque copie virali per microlitro di sangue, “tale da annullare di fatto la loro capacità infettiva”, si legge nel comunicato stampa. In pratica, in questa condizione non potevano più contagiare gli altri, e ciò si evidenziava anche in presenza di un tampone positivo. Gli scienziati italiani hanno anche osservato che la capacità neutralizzante era maggiore nei bambini che erano già entrati in contatto con altri patogeni stagionale, e in particolar modo quelli che ne avevano contratti diversi influenzali.
Alla luce di quanto scoperto, gli scienziati ritengono che il periodo di isolamento per i più piccoli possa essere “personalizzato” e ridotto fin solo a una settimana, prima di permettere nuovamente il ritorno a scuola. Ma da questi risultati possono emergere preziose informazioni per verificare l'efficacia dei vaccini anti COVID nei più piccoli (al momento non ve ne sono di approvati per chi ha meno di 16 anni, anche se gli studi clinici stanno procedendo) e anche per mettere a punto nuovi farmaci e terapie – ad esempio basate su anticorpi monoclonali – per trattare chi sviluppa sintomi gravi della COVID-19. I dettagli della ricerca “Virological and immunological features of SARS-CoV-2-infected children who develop neutralizing antibodies” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Cell Reports.