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Stress, cinque credenze da sfatare

Spesso vengono prese per vere affermazioni che non hanno alcun valore scientifico o che, pur essendo vere, subiscono montature pubblicitarie che finiscono per falsarle.
A cura di Redazione Scienze
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stress donna

Ritmi incalzanti, responsabilità su più fronti, frustrazioni e preoccupazioni quotidiane: la parola "stress" non è mai stata usata con tanta generosità quanto lo è nel nostro tempo. La dott.ssa Dana Becker, professoressa di Social Work al Bryn Mawr College, parla appunto di questa sindrome nel saggio "One nation under stress: the trouble with stress as an idea", ma sulle pagine del Washington Post si sofferma sui "miti da sfatare". Si tratta di soluzioni o effetti dello stress che possono avere una base scientifica vera, ma che reinterpretati dai media e dai singoli possono acquistare un significato errato o sproporzionato rispetto al peso effettivo. Vediamo nel dettaglio quali miti individua la dott.ssa Becker.

1 – Dormire abbastanza, fare esercizi fisici e mangiare bene riducono lo stress

E' vero, ma dipende anche da cosa vogliamo indicare con la parola "stress", dato che la usiamo tanto per indicare una situazione psicologica passeggera che ha una causa momentanea, quanto per chi soffre di veri e propri disturbi d'ansia. Spesso queste buone pratiche non fanno che intervenire sugli effetti dello stress, piuttosto che sulle cause, arrivando al limite a produrre esse stesse ulteriore stress. Ricorda la dottoressa che, nonostante personal trainer, pubblicità e, magari, nostra madre ci facciano capire che risolvere da soli i

Mangiare frutta e verdura, anche se si possono ottenere ad un prezzo decente nelle vicinanze, non farà molto per lo stress della madre single che ha tre figli, impiega un'ora per andare a lavoro usando più bus e ha un capo irascibile che può facilmente trovare un altro dipendente se questo si presenta in ritardo.

2 – Lo stress rende più vulnerabili alle malattie

Nota Dana Becker che i media insistono troppo sulla relazione tra stress e malattia. Il rapporto che intercorre tra il peso delle pressioni esterne e le malattie cardiovascolari è talmente ricalcato dai media che sembra che una qualsiasi quantità di stress possa ucciderci. In realtà il sistema immunitario ha una elevatissima capacità di adeguarsi anche a livelli apparentemente insopportabili di stress. Per quanto riguarda la maggiore vulnerabilità di chi è stressato, nota la Becker che

I professori di psicologia Suzanne Segerstrom e Gregory Milleranalyzed più altri 300 studi su stress e funzionamento del sistema immunitario non hanno trovato alcuna prova che lo stress rende le persone sane più inclini alla malattia.

3 – Chi vive eventi traumatici dopo sviluppa disturbi da stress post-tramautico

Basti dire che il 60 per cento degli adulti americani dichiara di aver avuto almeno un trauma, mentre il disturbo post traumatico da stress ha un'incidenza del 6,8-7,8 per cento.

4 – Uomini e donne reagiscono allo stress diversamente a causa delle loro differenze ormonali

Si afferma da oltre dieci anni che le donne maturano una reazione allo stress rispetto all'uomo grazie all'ossitocina, un ormone sviluppato durante la gravidanza e dopo il parto. Di contro l'uomo, segnato dall'alta presenza del testosterone, si caratterizza per una determinata reazione alle pressioni. Secondo la dott.ssa Becker ci si conforma troppo facilmente a questo stereotipo, dal momento secondo studi recenti le donne non appaiono meno stressate grazie all'ossitocina, per cui le differenze tra i due generi non sembrerebbe dipendere dalla differenza ormonale.

5 – Se le donne impareranno a gestire il proprio stress, si risolverà il conflitto casa/lavoro

Dal 1970, quando le donne della classe media hanno cominciato a lavorare in massa (le donne a basso reddito, naturalmente, hanno sempre lavorato fuori casa), subito sono state inondate di consigli su come gestire lo stress causato dal dover conciliare lavoro retribuito e responsabilità familiari. Illusoriamente il dibattito sull'equilibrio lavoro-vita privata si concentra troppo sulle scelte che dovrebbero prendere le singole donne.

Le parole della dott.ssa Becket sono un invito a riequilibrare le responsabilità: non è la donna che deve gestire pressioni soverchianti, ma sono le politiche sociali che devono ridurre il carico fisico e psicologico di responsabilità ingestibili. Anche qui, dunque, si punti alle cause.

[Foto di Fiorellaq]

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