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Stiamo vincendo la guerra contro il buco dell’ozono: fermare gli inquinanti funziona

Per la prima volta la NASA ha dimostrato che il bando dei clorofluorocarburi (CFC) sta dando i suoi frutti nella riduzione del buco dell’ozono. Dal 2005 a oggi la diminuzione del prezioso gas si è ridotta del 20%.
A cura di Andrea Centini
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Il buco dell'ozono si sta riducendo e per la prima volta c'è la prova diretta che il divieto dei clorofluorocarburi (CFC) sta funzionando. L'esaurimento dell'ozono nel “buco”, che staziona sopra l'Antartide, è risultato essere del 20 percento inferiore rispetto a quello rilevato nel 2005. A diffondere l'ottima notizia è stata la NASA, che ha analizzato i dati raccolti dallo strumento Microwave Limb Sounder (MLS) equipaggiato a bordo del satellite Aura, lanciato in orbita nel 2004 per il monitoraggio atmosferico.

Il fenomeno del buco dell'ozono fu rilevato per la prima volta negli anni '80 del secolo scorso, e gli scienziati capirono immediatamente che gli inquinanti contenenti alogeni come bromo e soprattutto cloro – utilizzati in spray e nei frigoriferi – rappresentavano i principali responsabili della pericolosa falla. Lo strato di ozono, sito nella stratosfera, ha infatti il delicatissimo compito di respingere le radiazioni letali che giungono dal Sole e dallo spazio. È un vero e proprio scudo, e senza di esso, molto probabilmente, la vita non avrebbe potuto originare sulla Terra, perlomeno non come la conosciamo noi. Se dovesse sparire del tutto, ci lascerebbe condannerebbe all'estinzione, considerando i danni al DNA e ai cicli delle piante che comportano simili radiazioni.

Per questo nel Protocollo di Montreal del 1987 si decise di limitare (e con successive modifiche di vietare) i clorofluorocarburi, che aggrediscono l'ozono dissolvendolo e allargando il famigerato buco. Oggi, grazie ai rilievi della NASA, è stato finalmente dimostrato che vietare quelle sostanze fu una scelta saggia che sta avendo gli effetti sperati. “Abbiamo visto molto chiaramente che il cloro dei CFC sta diminuendo e che quindi la perdita di ozono si sta riducendo”, ha sottolineato la dottoressa Susan Strahan, ricercatrice del Goddard Space Flight Center della NASA di Greenbelt (Maryland).

I ricercatori hanno raccolto dati sopra l'Antartide da inizio luglio a metà settembre (cioè nell'inverno australe) tra il 2005 e il 2016, verificando gli equilibri tra vari composti chimici come acido cloridrico, ossido nitroso e ossido di azoto. Dalle analisi è emerso che il cloro si è ridotto dello 0,8 percento ogni anno, determinando una diminuzione nell'esaurimento dell'ozono. Secondo i ricercatori il completo recupero del buco richiederà alcuni decenni, poiché i CFC restano nell'atmosfera tra i 50 e i 100 anni. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.

[Credit: NASA]

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