Sterminio scoiattoli grigi, LAV a Fanpage: “Uccidere non risolve, finanziare studi su vaccino orale”
Nei giorni scorsi la Regione Emilia Romagna ha comunicato l'avvio del programma di eradicazione degli scoiattoli grigi nordamericani (Sciurus carolinensis) dal proprio territorio, da effettuare tramite catture con trappole ed eutanasia direttamente sul posto. I roditori intrappolati vengono presi e uccisi all'interno di contenitori pieni di anidride carbonica (CO2). Questa soluzione estrema è stata presa poiché lo scoiattolo grigio è una specie alloctona e invasiva, inserita nella lista delle cento più problematiche al mondo dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Essa è una seria minaccia soprattutto per lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) autoctono, che occupando la medesima nicchia ecologica ed essendo più piccolo e debole soccombe innanzi al rivale introdotto dall'uomo (il vero responsabile del danno ecologico). La scoiattolo grigio può rappresentare un problema significativo anche per la vegetazione, alcune specie di uccelli e colture, pertanto una soluzione è necessaria. Alcune Regioni l'hanno trovata nel crudele sterminio col gas: ma questa è davvero l'unica strada percorribile? Ne abbiamo parlato con Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV Animali selvatici. Ecco cosa ci ha raccontato.
La decisione dell'Emilia Romagna di eliminare tutti gli scoiattoli grigi col gas ha sollevato un vespaio di polemiche, tra favorevoli e contrari all'eradicazione. Cosa ne pensa la vostra associazione?
Ovviamente noi siamo contrari a queste forme di sterminio, che purtroppo avvengono comunque a livello europeo e nazionale per altre specie come la nutria. Quello che noi chiediamo – da sempre – per queste specie che sono considerate aliene e invasive, nei termini del regolamento europeo, è che vengano usati i metodi non letali. Assodato che viene affermato che sono aliene e invasive perché procurano dei danni agli habitat o alle attività, bisogna anche tenere conto che il regolamento europeo prevede per questi animali, una volta identificati come specie aliene / invasive (è questa la definizione), che possano essere rimossi con metodi letali o non letali. Il problema è che nessuno si spende, a parte le associazioni come la LAV, per identificare quali siano i metodi non letali. E quindi di fatto alla fine si procede sempre con metodi letali e cruenti, quindi con l'uccisione. Noi siamo fortemente contrari a queste attività di eradicazione così cruenta e per questo chiediamo e continuiamo a chiedere che vengano finanziati degli studi per lo sviluppo del vaccino immunocontraccettivo.
In Gran Bretagna si sta sperimentando un vaccino contraccettivo che sembra promettente
Al momento, checché se ne legga in giro, ancora non esiste. Cioè, esiste ma non è utilizzabile perché esiste in una formulazione che è iniettabile. È ovvio che è impensabile poter iniettare l'anticoncezionale correndo dietro a tutti gli scoiattoli grigi. Noi come LAV puntiamo fortemente sul finanziamento agli studi per perfezionare questo farmaco immunocontraccettivo e renderlo disponibile e somministrabile tramite esche alimentari. Questa sarebbe la soluzione migliore. Ci stanno lavorando. Sono in contatto con lo staff britannico che lavora su questo vaccino orale, che verrà somministrato attraverso la crema di nocciole quando sarà disponibile il farmaco. Ma al momento è ancora in sperimentazione. È tutta una questione di soldi, servirebbe un'iniezione di fondi. Per quanto riguarda il vaccino iniettabile è stato superato un problema legato al sito di inoculazione, dove si sviluppavano reazioni avverse proprio nello scoiattolo grigio, per cui hanno proseguito gli studi e hanno superato il problema. Ma per quanto riguarda il farmaco somministrabile oralmente ci stanno ancora lavorando. Di fatto non è disponibile, ma quella è la direzione. Le amministrazioni devono impegnarsi in questo, è l'unica via d'uscita. È quello che noi come associazione chiediamo e sosteniamo. Visto che il regolamento europeo prevede che possano essere utilizzati metodi non letali, bene, lavoriamo per trovare questi metodi non letali e per svilupparli. Ci sono studi promettenti quindi andiamo avanti su quella strada lì, finanziamo e utilizziamo questi sistemi.
A chi vi rivolgete?
Noi abbiamo chiesto al Ministero della Transizione Ecologica (MITE) di prevedere una linea di finanziamento per lo sviluppo di questo farmaco, che risolverebbe i problemi non solo dello scoiattolo grigio, ma per qualsiasi animale. Pensiamo ai cinghiali, per i quali è già stato studiato il dispositivo da utilizzare per le esche alimentari. Per tutte le specie selvatiche che vengono considerate problematiche, che sorgono dall'interazione uomo – animale, dal nostro punto di vista si può trovare una soluzione con l'uso di questi sistemi. Per altri sistemi abbiamo visto che si tratta solo di sangue versato, copioso – vediamo l'esempio nutrie – che non porta alla soluzione. Per altro su questioni che sono di responsabilità dell'uomo. Gli scoiattoli grigi americani non è che sono arrivati a nuoto dall'America. Se stanno combinando dei "danni" la responsabilità non è loro, ma dell'uomo. Di quegli esseri umani che per decenni hanno lucrato sulle spalle di questi scoiattoli e che adesso nessuno chiama in causa a pagare. Nonostante il regolamento europeo sulle specie aliene /invasive di cui sopra si basi sul principio "chi inquina paga". Cioè chi crea il danno è poi quello responsabile che deve pagare per recuperare il danno ambientale. Quindi, dal nostro punto di vista, a dover pagare dovrebbero essere le persone responsabili: nel caso della nutria i pellicciai e gli allevatori, nel caso degli scoiattoli grigi tutti quei venditori di pet, di animali da compagnia, che per anni hanno importato e venduto un numero spropositato di questi animali. Considerare un animale un orpello, un qualcosa di cui impossessarsi e portare a casa poi comporta queste conseguenze. E quello che diciamo noi è che gli animali devono essere lasciati in pace a fare gli animali.
Dato che il problema degli scoiattoli grigi è noto da molto tempo, che lo scoiattolo rosso rischia di estinguersi e che per la commercializzazione del vaccino orale può volerci ancora del tempo, non ritiene che le autorità siano "alle strette" e abbiano così deciso di optare per l'eradicazione? Nel senso, o salviamo la nostra specie autoctona o permettiamo a quella alloctona di farla estinguere.
C'è il regolamento europeo che impone delle azioni per gli animali che sono inseriti, dopo un risk assessment, nella cosiddetta lista unionale delle specie aliene / invasive. Dentro a questa lista ci sono anche la nutria, lo scoiattolo grigio e le Trachemys, le tartarughine dalle guance rosse e così via. Per queste specie il regolamento europeo impone a ogni Stato membro una serie di misure, di eradicazione sostanzialmente. E il quid è sempre quello: con metodi letali o non letali. Significa “fate come volete”, però fatelo. Quindi dal punto di vista normativo non abbiamo dei margini, perché la scienza dice che la cosa deve essere fatta, e per scienza intendo ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale NDR), il massimo istituto a livello nazionale. ISPRA ci dice che queste specie hanno degli impatti, hanno superato un risk assessment e quindi è confermato che ci sono effetti sugli habitat e devono essere eradicate. La scienza ci dice questo. La normativa deriva da un regolamento europeo quindi è immediatamente applicabile, non è una direttiva che debba essere recepita, è dunque applicabile e applicata a livello nazionale. Quando si parla di metodi alternativi, ecologici, è lo stesso ISPRA che ci dice che sono un paradosso e quindi non sono da utilizzare. Riferendosi ai metodi ecologici dice che sono quelli che intervengono sull'ambiente e non sulla specie obiettivo. Perché dobbiamo alterare l'ambiente per tutelare una specie che altera quell'ambiente? E che per quello la dobbiamo rimuovere? Quindi non è una via d'uscita utilizzabile. Tali metodi si possono utilizzare per la fauna selvatica autoctona. Se c'è una specie autoctona che è problematica allora posso agire sull'ambiente per diminuire la presenza di questa specie. Per fare un esempio, per ridurre il numero di volpi potrei ridurre quello delle loro prede. È solo un esempio, non è concretezza, ma ha senso perché è una specie autoctona. Andare ad alterare l'ambiente per renderlo inospitale a una specie che comunque è un problema perché altera quell'ambiente diventa un controsenso. Alla fine faccio ciò che avrebbe fatto quella specie. Quindi anche sui metodi alternativi cosiddetti ecologici l'ISPRA è contrario.