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Startup ‘promette’ l’immortalità salvando i dati del tuo cervello: ma prima deve ucciderti

Due ex scienziati del MIT hanno creato una startup che si pone come obiettivo il raggiungimento dell’immortalità cerebrale, salvando i ‘dati’ contenuti nel cervello umano attraverso un processo letale chiamato vitrificazione. In futuro queste informazioni dovrebbero essere scaricate nel cloud (o in altre entità) per farci vivere una seconda vita digitale.
A cura di Andrea Centini
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Ottenere un vero e proprio backup (una copia) dei dati contenuti nel nostro cervello, da preservare fino al giorno in cui la tecnologia permetterà di caricarli nel cloud o in un'altra entità – magari un robot – per tornare a farci vivere una seconda vita dal sapore digitale. Oppure, più semplicemente, permettere a qualcuno di esplorare la nostra mente ‘online' attraverso il click di un mouse. Sembra una follia da distopica serie tv di fantascienza, eppure si tratta dell'obiettivo di una startup – la Netcome – creata da due ex ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Technology, meglio conosciuto in tutto il mondo con l'acronimo di MIT.

L'idea alla base per realizzare l'immortalità cerebrale è quella di ‘imbalsamare' il cervello umano, in particolar modo il suo complesso connettoma, ovvero l'insieme delle connessioni neurali alla base dei nostri ricordi, della personalità, della cognizione e di molto altro ancora. In pratica, di tutto ciò che ci identifica come individui diversi dagli altri Homo sapiens sapiens, con la nostra storia e le nostre esperienze.

Ma come si può ottenere un simile risultato? Il processo ideato da Robert McIntyre e dal collega è stato chiamato “vitrifixation” (vitrificazione), e per attuarlo è necessario uccidere chi vi si sottopone. Esatto, la Netcome richiede il sacrificio di chi desidera salvare le informazioni contenute nel proprio cervello, da preservare con cura fino a quando non sarà possibile ‘resuscitare' come entità digitale. Il processo chimico che ‘vitrifica' le connessioni sinaptiche e le mantiene in una sorta di limbo va fatto da vivi, ed è per questo che la Netcome immagina nei malati terminali i principali clienti. Ma non solo.

Al momento i due ricercatori sono riusciti a vitrificare il cervello di un topo e di un maiale, ma hanno applicato la stessa procedura anche al cervello di una donna anziana, a due ore dalla morte. Il suo corpo è stato donato dalla Aeternitas Fineas Lupeiu, un'organizzazione che si occupa di donazioni alla scienza, e secondo i due ex scienziati del MIT ad oggi è il cervello umano ‘meglio conservato' in assoluto.

Anche dopo aver vitrificato il cervello, sorgono comunque enormi dubbi sul come la Netcome intende caricare i suoi ‘dati' nel cloud (non ci sono informazioni in merito), senza contare i 100miliardi di neuroni presenti nel cervello umano, una rete di una complessità tale da far impallidire il più potente dei supercomputer, anche quelli in via di sviluppo. Eppure gli scienziati suggeriscono che già dal 2024 sarà possibile testare il caricamento di questi dati. Con risultati del tutto ipotetici, dato che estrapolare la mappa dei ricordi, le conoscenze, le esperienze da una persona attraverso il ‘semplice' tessuto cerebrale morto sembra una vera e propria assurdità, come del resto hanno già sottolineato diversi neuroscienziati. Nonostante le perplessità che circondano il progetto, la startup sta ricevendo cospicui finanziamenti; compresi i 10mila dollari di coloro che si sono messi in lista d'attesa per il trattamento.

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