88 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Squali e tonni sempre più a rischio: il WWF tuona contro accordo per la pesca

Dopo giorni di trattative gli enti preposti alla regolamentazione della pesca hanno raggiunto un “accordo deludente” che mette in pericolo tonni e squali. A puntare il dito contro i Paesi dell’ICCAT è il WWF, che ha sottolineato la mancata presa di decisioni contro il sovrasfruttamento dei tonni e lo “shark finning”, lo spietato taglio delle pinne.
A cura di Andrea Centini
88 CONDIVISIONI
Immagine

I grandi pesci pelagici come tonni e squali sono sempre più minacciati, a causa della pesca non sostenibile e delle decisioni poco lungimiranti degli enti e degli organismi che dovrebbero regolamentare le catture. L'ultimo smacco, come spiega il WWF in un comunicato, è stato l'abbandono della UE e dei 50 Paesi dell'ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi dell'Atlantico) del tavolo di Dubrovnik (Croazia) senza aver preso le iniziative necessarie per proteggere le specie più in pericolo. In pratica, spiega il WWF, gli otto giorni di trattative del meeting non hanno portato a nulla di buono.

Le ragioni per la delusione del WWF sono diverse. Innanzitutto i Paesi coinvolti non hanno preso alcuna decisione per arrestare il dilagante commercio illegale del tonno rosso (Thunnus thynnus), una specie conosciuta col nome di “tonno pinna blu” inserita con codice EN nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, cioè in pericolo di estinzione. Stessa considerazione per il sovrasfruttamento del tonno obeso (Thunnus obesus), una specie vulnerabile, e del tonno pinna gialla (Thunnus albacares), i cui stock sono letteralmente presi d'assalto dalle multinazionali della pesca. C'è il rischio concreto di far estinguere le specie coinvolte e arrecare un danno enorme agli ecosistemi atlantici (e non solo).

Particolarmente discutibile anche il fatto che in questo meeting (per l'ennesima volta) non è stata bandita l'odiosa pratica dello “shark finning”, cioè il prelievo delle pinne dagli squali per farne zuppe e brodi. In pratica i pesci vengono presi, orrendamente mutilati e rigettati in mare ancora vivi, condannati a una lenta morte tra atroci sofferenze. Inaccettabile, ma non per chi ha interessi in questo mercato.

Alessandro Buzzi del WWF Mediterranean Marine Initiative ha commentato con amarezza i risultati del meeting in Croazia: “Il fallimento delle parti contraenti dell'ICCAT nel trovare una risposta unita e forte contro le attività criminali e insostenibili nella pesca del tonno è deplorevole. Il risultato di oggi lascerà gli operatori senza scrupoli liberi di continuare a contrabbandare grandi quantità di tonno non dichiarato, attività che alimenta reti criminali ed esaurisce le popolazioni di tonno a scapito della sicurezza dei consumatori. La decisione di ignorare le raccomandazioni scientifiche e di rinviare di un altro anno qualsiasi azione volta a contrastare il sovrasfruttamento del tonno pinna gialla, già minacciato, potrebbe seriamente compromettere il recupero di questa specie. È molto deludente – conclude Buzzi – vedere che non esiste una seria volontà politica per garantire la piena legalità e sostenibilità di queste attività di pesca”.

L'accordo finale prevede flessibilità nella pesca ma non i controlli necessari per evitare il sovrasfruttamento delle specie; sono state infatti rimaste inascoltate le raccomandazioni degli scienziati di preservare i tonni agli stadi giovanili e di migliorare la gestione degli strumenti da pesca. A preoccupare il WWF vi sono anche le catture accidentali di due specie di squalo, il mako (Isurus oxyrinchus) e la verdesca (Prionace glauca). La speranza è che i singoli Paesi e la UE prendano iniziative indipendenti a tutela di tutte le specie coinvolte, in attesa del meeting 2019 che si spera sia più fruttuoso e lungimirante.

88 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views