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Sperimentazione animale, l’ISS libera nove macachi: decisione storica

Dopo 11 anni di detenzione negli stabulari dell’Istituto Superiore di Sanità, nove macachi sono stati liberati e trasferiti nel centro di recupero per la fauna “Biological Diversity” di Semproniano, sito provincia di Grosseto. Si tratta di una decisione storica: è la prima volta che l’ISS rimette in libertà scimmie da laboratorio.
A cura di Andrea Centini
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Un macaco rhesus
Un macaco rhesus

L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha liberato nove macachi, dopo 11 anni trascorsi negli stabulari per essere sottoposti a esperimenti immunologici. È la prima volta in assoluto che l'organo di ricerca del Servizio sanitario nazionale (SSN) italiano rimette in libertà scimmie coinvolte nelle procedure di sperimentazione animale. Per questa ragione la decisione dell'ISS è considerata un passo storico.

Principale artefice della liberazione dei nove macachi, provenienti dall'Isola di Mauritius, è stato il dottor Rodolfo Lorenzini, responsabile del Centro nazionale di sperimentazione e benessere animale , che coordina da anni “nel rispetto della massima tutela del benessere degli animali utilizzati e fornisce supporto tecnico-scientifico ai Dipartimenti/Centri dell’Istituto”, come indicato sul portale dell'Istituto Superiore di Sanità. “Quando nel 1979 entrai all’Istituto superiore di sanità (Iss) il direttore di allora, Francesco Pocchiari, nel discorso del giuramento ci ricordò che ognuno di noi sarebbe dovuto andar via lasciando un mattone. Ecco il mio”, ha dichiarato Lorenzini sulle pagine del Corriere della Sera.

Come indicato, le scimmie erano ospitate negli stabulari dell'ISS sin dal 2008, dopo il viaggio dall'ex colonia del Regno Unito – sita nel cuore dell'Oceano Indiano – e una sosta nella Penisola Iberica. I ricercatori iniettavano loro particelle virali per studiare la risposta del sistema immunitario. I macachi (genere Macaca), tra i quali si annoverano specie spesso utilizzate nella ricerca scientifica come i macachi rhesus (Macaca mulatta) e i macachi cinomolghi (Macaca fascicularis), sono primati di dimensioni medie che in cattività possono vivere fino a una trentina di anni. Hanno un corredo genetico molto vicino a quello dell'Homo sapiens, dal quale diverge di pochissimi punti percentuali.

A causa della vita trascorsa in laboratorio, naturalmente, le scimmie non sono state liberate in natura – in Europa c'è una sola colonia di macachi, le bertucce di Gibilterra – e nemmeno trasferite in uno zoo. Alla vigilia di Natale sono state portate in un centro di recupero per la fauna specializzato in animali sottoposti a sfruttamento, il Biological Diversity di Semproniano, sito provincia di Grosseto. Già in passato nel centro toscano sono stati ospitati altri macachi liberati da centri di ricerca, come i 16 esemplari dell'Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) rilasciati nel 2016. Il centro è anche un punto di riferimento per la LAV, la Lega Antivivisezione italiana.

Sono moltissimi i laboratori che stanno facendo il possibile per limitare la sperimentazione sugli animali, in particolar modo sui primati non umani come i macachi; del resto la direttiva europea prevede che tali esperimenti vengano approvati solo nel caso in cui non ci fossero alternative. Al momento uno dei casi più discussi è quello relativo ai sei macachi ospitati presso lo stabulario dell'Università di Parma per l'esperimento “Lightup – Turning the cortically blind brain to see” condotto assieme all'Università di Torino. Gli scienziati renderanno parzialmente cieche le scimmie (forse solo quattro) e poi le sopprimeranno per studiare un fenomeno chiamato blindsight, che può manifestarsi dopo un ictus. Recentemente il TAR del Lazio ha respinto la richiesta della LAV sullo stop alla sperimentazione. Sul caso abbiamo intervistato il professor Luca Bonini, docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma, che è coinvolto nell'esperimento.

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