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Sperimentazione animale: dove finisce la scienza e inizia la crudeltà

La maratona televisiva di Telethon è giunta al termine e, come ogni anno, il tema della sperimentazione animale è tornato protagonista. È davvero necessario testare farmaci e vaccini su cani, conigli e topi? Esistono metodi alternativi realmente efficaci?
A cura di Zeina Ayache
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Anche quest'anno gli italiani si sono scoperti animalisti durante le ore di trasmissione di Telethon, la maratona televisiva che ogni anno convince migliaia e migliaia di persone a donare soldi destinati alla ricerca scientifica, stiamo parlando di oltre 30 milioni di euro per il 2015. La raccolta viene infatti accusata sia di utilizzare il denaro per sperimentare sugli animali sia di non ottenere i risultati sperati. Insomma: Telethon sarebbe sia inutile che crudele. E con lei anche gli altri istituti di ricerca che utilizzano gli animali per testare farmaci o altri prodotti.

Il caso Telethon

Quello di Telethon è un caso che scoppia ogni anno. Giustamente le associazioni animaliste ciclicamente ricordano alle persone che il farmaco utilizzato per il mal di testa così come quelli per curare mali più gravi, prima di arrivare sul banco della farmacia o in ospedale è stato testato sugli animali che, per quella specifica malattia, hanno corrispondenze molecolari e metaboliche simili a quelle dell'essere umano. La stessa Telethon non nega di finanziare la pratica della vivisezione, considerata l'unica scientificamente valida, ma sul suo stesso sito affronta la questione spiegando come l'utilizzo degli animali, per quanto regolamentato, sia da considerarsi necessario al fine della ricerca e con lo scopo di guarire e alleviare “le sofferenze di milioni di malati al mondo”. Telethon invita inoltre a visitare il sito di Research4Life dove, tra gli altri, è disponibile un approfondimento intitolato “Senza sperimentazione animale si ferma la ricerca sulle sostanze d’abuso” all'interno del quale ci si lamenta delle attuali leggi europee che presto non permetteranno agli scienziati di sperimentare sugli animali le nuove droghe in circolazione che affliggono i giovani d'oggi. In pratica, il problema sarebbe che senza la possibilità di rendere dei drogati gli animali, gli scienziati non riusciranno a trovare una soluzione per combattere le dipendenze: “Se non potremo più utilizzare gli animali non potremo più continuare a occuparci del problema delle sostanze d’abuso proprio in questo momento in cui la minaccia è più forte e ubiquitaria, grazie alla facilità di accesso fornita da internet”. Possiamo considerare davvero scienza necessaria questo tipo di sperimentazione animale che parte da un problema di dipendenza dell'essere umano e non da una vera e propria malattia o si tratta di crudeltà?

Come nasce un farmaco?

Per capire cosa sia e perché sia considerata necessaria la sperimentazione animale, dobbiamo prima aver chiaro quale sia l'iter che permette ad una molecola chimica di diventare un vero e proprio farmaco disponibile al privato cittadino. Gli step che portano alla nascita di un farmaco sono:

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  • Sperimentazione preclinica – in questa fase di osserva il livello di tossicità della molecola su un organismo vivente complesso e prevede studi “in vitro” quindi la sostanza viene messe in provetta con alcune colture cellulari o microrganismi e qui viene sottoposta a test. Una volta superati può passare allo step successivo, quello degli studi “in vivo”, cioè della sperimentazione del principio attivo sugli animali. QUI potete scoprire quali siano le pratiche previste sugli animali e accettate dalla legge.
  • Sperimentazione clinica – dopo aver testato la molecola sugli animali, si passa agli esseri umani.
    • Fase 1: sperimentare il principio attivo per capire se, sull'uomo, sia sicuro e tollerabile. I test vengono effettuati su volontari umani sani.
    • Fase 2: sperimentare eventuali effetti curativi desiderati. In questo caso vengono coinvolti i pazienti affetti dalla malattia che il farmaco dovrebbe contrastare, ad alcuni soggetti viene somministrato il medicinale, ad altri il placebo (sostanza senza effetti terapeutici). Questo step ha lo scopo di analizzare sia la non tossicità che la dose necessaria.
    • Fase 3: sperimentare l'efficacia terapeutica. Lo studio clinico avviene su un ampio gruppo di soggetti, trattati con farmaco e con placebo, e ha lo scopo di definire la validità del medicinale, così come eventuali effetti indesiderati.
  • Autorizzazione dell'immissione in commercio – una volta superati i vari step, i dati raccolti vengono inviati all'autorità competente, in Italia l'AIFA, per richiedere la registrazione e l'autorizzazione alla commercializzazione.

Sperimentazione animale vs metodi alternativi

È davvero necessaria la sperimentazione sugli animali? Secondo alcuni ad oggi i metodi alternativi non possono essere considerati efficaci quanto quelli sugli animali. L'idea di base, secondo parte della comunità scientifica, è che, se fino ad un certo punto della sperimentazione siano accettati metodi come quello in vitro, arriva sempre il momento in cui il farmaco o la sostanza debba essere testata su un animale per misurarne l'efficacia. Questa però non è pari al 100%, al massimo all'85% come nel caso dei topi, esistono dunque probabilità che i risultati ottenuti su un animale non siano applicabili all'uomo. A quanto pare però questi risultati sono sufficienti per ritenere la vivisezione l'unica vera e propria cartina di tornasole. E se ci stessimo sbagliando? D'altronde fino a qualche anno fa gli animali venivano utilizzati per analizzare il livello di tossicità di alcune sostanze per le quali oggi invece esistono test cruelty free, come quello in vitro. Ma esistono metodo alternativi efficaci? Sì come fa sapere il Tracking System for Alternative test methods Review Validation and Approval. Tra quelli più comuni ci sono quello in vitro, che come dicevamo si basa l'utilizzo di cellule di tessuti, e in silico, che prevedono invece l'utilizzo di simulazioni a computer. Oltre a questi sono disponibili il MIMIC (modular immune in vitro construct) che artificialmente imita il sistema immunitario e che viene utilizzato per lo sviluppo di vaccini, la diagnostica per immagini e il Lab-on-a-chip che sfrutta un chip di pochi millimetri per riprodurre gli organi umani. Ma non è tutto. Costantemente i ricercatori più sensibili, ma anche quelli più consapevoli che i test sugli animali non sono totalmente affidabili, si impegnano per sviluppare metodi alternativi che non richiedano la sperimentazione animale. La speranza è dunque che in futuro la sperimentazione animale possa essere considerata solo un brutto ricordo.

Ipocrisia sentimentalista vs realtà

L'indignazione nei confronti di Telethon è più che giustificata e per fortuna che c'è. Senza l'informazione portata avanti da chi è più sensibile a questi argomenti, che riesce ad accendere la massa verso un futuro migliore, probabilmente la comunità scientifica non si sarebbe impegnata a trovare i metodi alternativi come quelli che già oggi vengono utilizzati e così come quelli futuri. Ma quanti rinuncerebbero ad un farmaco perché testato su un animale? Quanti rifiuterebbero una cura sperimentata sui cani accettando di lasciar morire il proprio figlio? Purtroppo ci vuol poco ad essere ipocriti.

Quanti hanno dichiarato di essere contrari a Telethon e poi hanno mangiato un panino al prosciutto, indossato un piumino, bevuto un cappuccino e assunto un farmaco per il mal di testa tutto nella stessa giornata?

Oltre a dichiararci oppositori dei test sugli animali, che per quanto regolamentati sono comunque crudeli, forse dovremmo iniziare ad avere una coscienza non tanto animalista quanto rispettosa a 360 gradi. Ad esempio riducendo il consumo di carne, che ogni giorno prevede lo sfruttamento di animali che vivono in condizioni inaccettabili prima di morire sgozzati, limitando il consumo di prodotti di origine animale, come pellame o piumini, e scegliendo farmaci vegan.

Gandhi diceva “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, ecco oltre ad indignarci ogni volta che in TV ci raccontano crudeltà delle quali dovremmo già essere a conoscenza, sarebbe il caso di iniziare ad agire nel nostro piccolo.

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