Solo in tre regioni c’è il divieto totale di tenere il cane alla catena: le altre che aspettano?
Tra i numerosi animali domestici e selvatici che hanno perso la vita nel devastante incendio che ha colpito la provincia di Oristano (Sardegna) nei giorni scorsi ci sono anche numerosissimi cani. Fra le vittime non figurano solo “angeli custodi” come il povero Angelo, morto dopo giorni di agonia per aver scelto di rimanere al fianco del proprio gregge pur potendo fuggire dalle fiamme, ma anche chi non ha avuto alcuna possibilità di fuga. Molti cani, infatti, come riportato dalla Lega Anti Vivisezione Italiana (LAV) e come documentato dalle agghiaccianti immagini circolate sulla rete, sono stati arsi vivi poiché legati alla catena, intrappolati e condannati a una fine atroce, senza alcuna via di scampo. Il solo pensiero che tanti “migliori amici dell'uomo” privati della propria libertà hanno fatto una fine tanto orribile spezza letteralmente il cuore. Eppure è accaduto, nella civile Italia, dove detenere un cane alla catena è ancora permesso quasi ovunque.
Le uniche regioni che ad oggi hanno il vietato di detenere un cane legato alla catena sono infatti soltanto tre, ovvero Campania, Marche e Umbria. Come riportato nell'approfondito rapporto “Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena” messo a punto in collaborazione tra la startup senza scopo di lucro Green impact – Transformative Practice e l'associazione Save The Dogs, nata per tutelare il benessere e la dignità dei nostri amici a quattro zampe, in queste regioni il divieto è assoluto: non esistono infatti deroghe di alcun genere e per i trasgressori sono previste multe piuttosto salate. In Umbria, ad esempio, il testo della legge regionale indica che è “vietata la detenzione dei cani alla catena” e le sanzioni vanno dai 150 ai 900 Euro. In Campania, pur non essendo indicate le sanzioni, oltre alle catene sono vietati anche “strumenti di contenzione similari”, mentre le Marche hanno il testo più approfondito del terzetto. “Nel rispetto della normativa statale ed europea vigente, è vietato a chiunque detenere gli animali legati alla catena e in spazi angusti, privi dell’acqua e del cibo necessario, nonché senza protezione dal sole e dalle intemperie”. In questo caso, riporta il documento di Green Impact e Save The Dogs – consultabile integralmente cliccando sul seguente link –, la sanzione pecuniaria prevista va dai 125 ai 750 Euro.
E in tutte le altre? Ci sono due regioni (il Friuli Venezia Giulia e la Valle d'Aosta) che vietano l'utilizzo della catena ma applicano deroghe generiche; nel primo caso, ad esempio, il cane non può essere legato per più di otto ore al giorno e la catena deve essere lunga almeno 4 metri, inoltre deve trovarsi a 2 metri di altezza dal terreno e deve essere dotata di due moschettoni rotanti alle estremità, necessari per evitare lo strangolamento dell'animale e migliorare il confort. Altre regioni come la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna, l'Abruzzo e la Puglia hanno invece un divieto con applicazione limitata e deroghe specifiche. In Abruzzo ed Emilia Romagna il testo della legge prevede il divieto di utilizzo della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare, “salvo per ragioni sanitarie, documentabili e certificate dal veterinario curante, o per misure urgenti e solo temporanee di sicurezza”. In Lombardia vale lo stesso principio, ma viene anche specificato che è sempre vietato agganciare la catena “a collari a strozzo”. In altre regioni come il Lazio e la Sardegna non vi è un esplicito divieto alla detenzione – si fa sempre riferimento a una catena lunga almeno 5 metri e indicazioni simili, laddove fosse “necessaria” -, mentre in Basilicata, Liguria e Sicilia addirittura non vi è alcuna regolamentazione regionale ad hoc.
Ad oggi non vi sono leggi nazionali che vietano la detenzione dei cani alla catena, ma sono fornite solo indicazioni generali – quelle contenute nell'articolo 16 chiamato “Cani” – che esplicitano come comportarsi nel caso in cui si dovesse legare il proprio amico a quattro zampe. Ecco il testo: “È consentito tenere legati i cani alla catena solo alle seguenti condizioni: a) l'animale deve comunque poter raggiungere senza problemi la cuccia ed il luogo dove viene deposto il cibo e deve essere lasciato libero o portato a spasso almeno una volta al giorno; b) fino al 31 dicembre 2013 – la catena può essere legata ad un punto fisso, ma deve avere almeno una lunghezza di cinque metri ed essere munita di un giunto girevole; c) a partire dal 1° gennaio 2014 – 1) la catena deve essere lunga almeno quattro metri ed essere fissata tramite un anello scorrevole e un giunto girevole ad una fune di scorrimento di almeno quattro metri; il cane deve avere a disposizione una superficie di movimento di almeno 20 metri quadrati; 2) le cagne tenute alla catena devono essere sterilizzate”.
Anche negli altri Paesi europei la situazione legislativa non è rosea e soltanto la Svezia e l'Austria prevedono il divieto totale di detenere i cani alla catena. Come sottolineato dai diversi esperti interpellati da Save The Dogs e Green Impact, legare un cane alla catena è una vera e propria forma di maltrattamento, che impatta in modo significativo sul benessere del cane, molto spesso condannato a trascorrere tutta la vita legato a un palo, lontano dall'affetto di quella che dovrebbe essere la sua famiglia. Senza dimenticare che così risulta impossibilitato a fuggire in caso di calamità, come accaduto ai poveri cani rimasti uccisi in Sardegna. Proprio per evitare che una strage del genere si verifichi ancora, la LAV ha chiesto a tutti i sindaci delle zone coinvolte dagli roghi di vietare la detenzione dei cani alla catena con un'ordinanza ad hoc. La speranza è che tutte le regioni si adeguino almeno con divieti stringenti e limitatissime deroghe.