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Soffrire durante l’infanzia rende creativi da adulti: perché

Psicologi americani hanno dimostrato che gli abusi e le privazioni subiti durante l’infanzia sono legate a un processo creativo più intenso, ma anche a uno stato di ansia e vergogna superiore.
A cura di Andrea Centini
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Il processo creativo degli artisti che hanno sperimentato un'infanzia difficile, fatta di abusi e privazioni, è più intenso rispetto a quello di chi ha vissuto un'infanzia felice. Lo hanno dimostrato ricercatori dell'Università Statale della California di Northridge (Stati Uniti) e dell'Università di York (Canada), che hanno fatto emergere uno stretto legame tra creatività, disturbi mentali e traumi subiti in giovane età.

Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Paula Thomson, docente presso il Dipartimento di Kinesiologia dell'ateneo statunitense, hanno voluto indagare sul motivo per cui nel mondo dello spettacolo sono così diffuse determinate patologie mentali. “Abbiamo iniziato questo studio circa quindici anni fa – ha sottolineato l'autrice principale dello studio -. L'idea che gli artisti fossero più esposti alle patologie, compreso il disturbo bipolare, ci turbava. Nessuno sembrava voler analizzare anche gli effetti delle avversità della prima infanzia e dei traumi da adulti, e la loro influenza sulla creatività e la psicopatologia”.

Per questo hanno coinvolto nella ricerca 234 artisti professionisti di successo, tra i quali 20 musicisti; 129 ballerini; 83 tra registi, attori e designer e diversi cantanti d'opera. Thomson e colleghi hanno sottoposto specifici questionari ai partecipanti, nei quali sono state indagate le diverse avversità sperimentate nell'infanzia. Tra esse abusi fisici, emotivi e sessuali da parte di adulti; disinteresse affettivo e coinvolgimento in gravi problemi di famiglia, come abuso di sostanze, divorzio dei genitori e violenza domestica.

Dall'analisi statistica dei dati è emerso chiaramente che gli artisti con un'infanzia più difficile erano sensibilmente più inclini alla fantasia, al piacere della scoperta e all'ispirazione, dimostrandosi così più coinvolti nel processo creativo. D'altro canto, erano anche le persone che continuavano a subire più traumi da adulte e sperimentavano più vergogna e ansia rispetto ai colleghi. Il processo creativo viene visto da questi artisti come una sorta di antidoto contro gli effetti fisici e psicologici scaturiti dall'infanzia difficile, ma anche contro i traumi vissuti da adulti.

“Siamo rattristati dal numero di partecipanti al nostro studio che hanno sofferto di molteplici forme di avversità nell'infanzia e di aggressioni da parte di adulti (sia sessuali che non sessuali). Così tanti partecipanti al nostro studio hanno sperimentato una poli-traumatizzazione, e tuttavia hanno anche abbracciato la loro passione per migliorare performance e creatività. Stanno abbracciando dei modi per esprimere tutto ciò che è umano”, ha aggiunto la professoressa Thomson.

Oltre ai questionari, i ricercatori hanno raccolto anche dati fisiologici che saranno oggetto di un'altra ricerca, con la quale valuteranno l'impatto fisico delle avversità infantili. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Psychology.

[Credit: luxstorm]

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