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Siccità, sul Gran Sasso è “sparito” il ghiacciaio del Calderone

Lo strato di neve superficiale del ghiacciaio del Calderone si è completamente sciolto, un fenomeno ciclico che quest’anno è avvenuto con un certo anticipo a causa della grande siccità.
A cura di Andrea Centini
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I danni prodotti dai cambiamenti climatici, nel nostro Paese, stanno avendo un sensibile impatto anche a quote elevate, dato che il famoso “ghiacciaio del Calderone” sito sul Gran Sasso ha perduto l'intero strato di neve stagionale superficiale. Solitamente tale evento si verifica alla fine dell'estate ed è a cadenza ciclica, ma quest'anno, che verrà ricordato come uno dei peggiori dal punto di vista della siccità e della devastazione degli incendi, il ghiacciaio più a sud del Vecchio Continente si presenta già spoglio del suo strato più visibile.

I primi a soffrire gli effetti della nuova condizione sono proprio coloro che ne hanno dato notizia, i gestori del Rifugio Franchetti a 2.433 metri di quota. L'acqua ricavata dalla neve viene infatti utilizzata per i servizi igienici e la cucina, ma dopo un primo messaggio pubblicato ieri, nel quale veniva indicata la mancanza di acqua corrente, “una cosa mai successa negli ultimi 30 anni”, in un post odierno più rassicurante si legge invece che un rivolo d'acqua è ancora disponibile, e che la situazione è “pressoché nella norma”, benché sia necessario fare economia del prezioso fluido per evitare problemi.

Il ghiacciaio del Calderone nel 2007: credit Banana Muffin
Il ghiacciaio del Calderone nel 2007: credit Banana Muffin

Il ghiacciaio del Calderone non è composto dal solo strato superficiale, che diversi scalatori hanno immortalato con tristezza e perplessità nella sue condizioni attuali, ma anche da uno spesso strato fossile – da 15 ai 25 metri – che resiste da diversi decenni. In realtà anch'esso non è immune ai cambiamenti climatici, come ha spiegato il presidente dell'associazione meteorologica "L'Aquila Caput Frigoris" Marco Scozzafava, che ha sottolineato la diminuzione del suddetto strato di un metro dal 1992 al 2015. Lo scioglimento "eccezionale" di quest'anno in realtà non è nemmeno un fenomeno imprevedibile, dato che, stando sempre alle parole di Scozzafava, “il nevaio superficiale si consuma completamente d'estate in media una volta ogni cinque anni. Lo ha fatto nel 2001, nel 2007 e nel 2012”.

Nonostante i cicli di scioglimento prevedibili, il ghiacciaio si è comunque ridotto considerevolmente dal XIX secolo agli anni recenti, passando da oltre 4 milioni di metri cubi di ghiaccio a meno di 500mila metri cubi. La superficie, nello stesso arco di tempo, è invece passata da 100mila metri quadrati a 50mila metri quadrati. A causa di questa riduzione sensibile il ghiacciaio è stato addirittura “retrocesso” – dal punto di vista tecnico – al grado di glacionevato, una massa con caratteristiche ridotte rispetto a quelle di un ghiacciaio propriamente detto.

[Foto di Toblin]

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