Siamo pronti per fronteggiare gli asteroidi?
Istituita con un mandato delle Nazioni Unite, la task-force internazionale che unisce l'ESA alle altre agenzie spaziali di tutto il mondo – con l'obiettivo comune di coordinare una risposta globale all'eventualità che un asteroide minacci le nostre teste – si riunirà i prossimi 6 e 7 febbraio a Darmstadt, in Germania, laddove ha sede il centro operativo dell'Agenzia Spaziale Europea. È la prima volta nella storia che le agenzie di Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America collaborano assieme allo scopo di nominare un gruppo di esperti addetti allo studio e all'osservazione delle minacce spaziali.
Pericoli dal cielo?
Dei circa 600.000 asteroidi conosciuti che viaggiano all'interno del nostro Sistema Solare, più di 10.000 sono classificati come NEO (acronimo di near – Earth object) poiché le loro orbite li portano spesso ad avvicinarsi relativamente al percorso terrestre; molti di questi oggetti sono stati già individuati, studiati e catalogati attraverso diversi programmi di Spaceguard, ma non sempre i dispositivi di controllo si sono verificati efficaci. Soprattutto fino ad ora è sempre mancato un piano unico che coordinasse le osservazioni effettuate da diversi Paesi, aprendo così anche la via alla possibilità di creare ingiustificati allarmismi in alcuni casi.
In effetti, la risoluzione di dare vita ad un corpo a parte di elevato profilo che si occupi esclusivamente dei potenziali pericoli celesti è molto recente ed è seguita ai fatti del 15 febbraio dello scorso anno: in molti ricorderanno quella mattina in cui una pioggia infuocata svegliò i cieli russi di Čeljabinsk, causando oltre un migliaio di feriti, oltre a danni ad abitazioni ed infrastrutture. Cosa era accaduto? Un oggetto sconosciuto, dal diametro stimato di circa 17/20 metri, era arrivato ad una velocità di 66.000 chilometri orari in prossimità del nostro pianeta, prima di esplodere nella bassa atmosfera terrestre sprigionando un'energia di 500 chilotoni, pari a 20/30 volte quella della bomba sganciata su Hiroshima. Un evento inatteso quanto reso spettacolare dalla possibilità, ampiamente sfruttata, di filmare e documentare quanto stava accadendo: si era trattato del più grosso oggetto naturale conosciuto entrato nell'atmosfera dal 1908, quando l'evento di Tunguska distrusse un'ampia area nella remota foresta siberiana, fortunatamente del tutto disabitata.
A caccia di asteroidi
La missione ha già un nome, Space Mission Planning and Advisory Group (abbreviato in SMPAG, da leggere come same page), ed è stata stabilita dall'Action Team 14, forum tecnico con un mandato da parte del Comitato delle Nazioni Unite per l'uso pacifico dello spazio esterno (UNCOPUOS), per sviluppare una strategia in grado di rispondere alla possibilità di una minaccia d'impatto da parte di un asteroide. Ma SMPAG avrà anche il compito di definire ed organizzare missioni, individuali o in cooperazione, volte ad intercettare asteroidi.
Il 6 e il 7 febbraio, dunque, si riuniranno in Germania più di trenta rappresentati provenienti da 13 agenzie spaziali, sette ministri di governo e le Nazioni Unite, condividendo le più recenti conoscenze e gli ultimi casi di studi relativi ad impatti, tentando così di mettere a punto un piano per i prossimi due anni. «Per prima cosa il gruppo si occuperà di valutare le singole possibilità organizzative ed operative di ciascuna agenzia, le specifiche tecnologie, le specifiche abilità, e proporrà opzioni che consentiranno di fare l'uso migliore di quel che ognuno può fare» ha spiegato Detlef Koschny, a capo del NEO Segment nell'ambito del programma ESA Space Situational Awareness (SSA).