Si sta lavorando a un vaccino universale contro tutti i coronavirus
Identificati in laboratorio per la prima volta negli anni '60 del secolo scorso, i coronavirus (tecnicamente conosciuti come Orthocoronavirinae) sono stati considerati per decenni patogeni poco "rilevanti", poiché responsabili di malattie generalmente lievi, come il semplice raffreddore. Il diffuso malanno, che può colpirci anche più volte nell'arco di dodici mesi, nella maggior parte dei casi è provocato dai rhinovirus, ma giocano un ruolo significativo anche i comuni coronavirus umani endemici. Poiché comunque si tratta di patologie clinicamente irrilevanti o quasi, le case farmaceutiche non hanno ritenuto opportuno investirvi per sviluppare un vaccino in grado di contrastarle.
La situazione, tuttavia, è cambiata radicalmente all'inizio del nuovo millennio, quando il coronavirus SARS-CoV diede vita all'epidemia di SARS (acronimo di Sindrome respiratoria acuta grave – Severe acute respiratory syndrome), una malattia che tra il 2002 e il 2003 provocò circa 10mila contagi in una ventina di Paesi, uccidendo poco meno di 800 persone. Il salto di specie di questo coronavirus, che circolava nei pipistrelli e che è saltato all'uomo attraverso un piccolo mammifero carnivoro chiamato zibetto, diede l'impulso necessario allo sviluppo di un primo vaccino contro questi patogeni. Tuttavia, grazie alle misure di contenimento e a una capacità di trasmissione ridotta, la SARS sparì rapidamente e gli studi sull'antidoto vennero praticamente accantonati. Anni dopo un altro coronavirus compì lo spillover, il MERS-CoV responsabile della MERS (sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus – Middle East Respiratory Syndrome), che tra il 2012 e il 2014 – anno della scomparsa – provocò 131 vittime. Vista la somiglianza fra i patogeni, gli scienziati ripresero in mano il lavoro fatto per il vaccino anti SARS, ma anche in questo caso la rapida scomparsa della malattia non portò alla creazione di un vaccino. La MERS era decisamente più letale della SARS, con un tasso di letalità del 30 percento contro il 10 percento.
Con lo spillover del coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della catastrofica pandemia che stiamo vivendo, la ricerca ha ancora una volta recuperato il lavoro compiuto contro i coronavirus, ma questa volta ha portato il lavoro fino in fondo. Il nuovo patogeno, infatti, pur essendo meno mortale degli altri due, ha una contagiosità estremamente superiore, e non a caso ha dato vita a una pandemia devastante. In un solo anno, secondo i dati dell'Università Johns Hopkins, nel momento in cui stiamo scrivendo ha già contagiato (ufficialmente) 107 milioni di persone e ne ha uccise 2,3 milioni (solo in Italia si registrano 2,6 milioni di infezioni e 92mila morti). E queste cifre sono ampiamente sottostimate, secondo gli esperti, tenendo presente che spesso il virus provoca un'infezione asintomatica o lieve che sfugge alla rete dei controlli.
Migliaia di ceppi di coronavirus molto simili al SARS-CoV-2 e agli altri betacoronavirus responsabili di SARS e MERS circolano naturalmente nei pipistrelli, in particolar modo nel Sud-Est asiatico e in Cina come mostrato da numerose ricerche, per questa ragione alcuni scienziati hanno iniziato a progettare un vaccino “pancoronavirus”, cioè che possa essere efficace non solo contro tutti i coronavirus già circolanti, ma anche contro quelli che in futuro potrebbero compiere il salto di specie. In pratica, un vaccino universale. Già nel 2016 gli scienziati guidati dalla virologa del Baylor College of Medicine chiesero supporto finanziario al governo americano per lo sviluppo di un vaccino di questo tipo, tuttavia, come affermato dalla scienziata al New York Times, risposero loro che all'epoca non c'era interesse per un farmaco del genere. Lo stesso team di ricerca aveva messo a punto un vaccino contro la SARS efficace nei topi, ma non fu sviluppato per l'uomo proprio per le ragioni di cui sopra (i dati raccolti sono stati ampiamente utilizzati per un nuovo vaccino anti COVID, già entrato nella sperimentazione clinica). “I finanziatori tendono a inseguire oggetti luccicanti”, ha dichiarato al NYT il dottor Matthew Memoli, virologo presso l'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, il NIAID guidato da Anthony Fauci. Secondo lo scienziato non portare avanti una ricerca di questo tipo è stato un enorme errore e un “fallimento del sistema scientifico”, considerando l'impatto sanitario, economico e sociale che sta avendo il coronavirus SARS-CoV-2.
Chi si sta già muovendo concretamente verso un vaccino contro tutti i coronavirus sono gli scienziati della VBI vaccines, che hanno creato una sorta di "guscio vuoto" costellato dalle proteine S o Spike dei tre patogeni responsabili di SARS, MERS e COVID-19. Testato su topi, questo peculiare farmaco ha indotto la formazione di anticorpi neutralizzanti anche contro un coronavirus che causa il raffreddore. Avendo i coronavirus strutture molto somiglianti, vaccini di questo genere potrebbero colpire facilmente un vasto numero di patogeni, compresi quelli che rischiano di emergere a causa dello sfruttamento della fauna selvatica e della distruzione degli habitat naturali. I dettagli della ricerca sul vaccino universale devono ancora essere pubblicati su una rivista scientifica, ma gli scienziati stanno già gettando le basi per gli studi clinici. Anche gli scienziati del California Institute of Technology (Caltech) stanno mettendo a punto un vaccino anti coronavirus universale. Nello studio “Mosaic nanoparticles elicit cross-reactive immune responses to zoonotic coronaviruses in mice” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Science, i ricercatori hanno creato una nanoparticella circondata dalle proteine S o Spike di otto differenti coronavirus; anche in questo caso, gli animali in cui è stato iniettato il composto hanno sviluppato anticorpi efficaci contro coronavirus che non erano contemplati nella formulazione del farmaco. Ciò indica che perfezionando queste tecnologie potrebbe davvero essere possibile ottenere il vaccino “pancoronavirus”.
A Marzo dovrebbe iniziare la sperimentazione clinica di un altro vaccino che si basa sulla medesima procedura, mentre scienziati dell'Università di Saint Louis hanno creato una preparazione alternativa che spingerebbe le cellule a produrre proteine superficiali in grado di attivare il sistema immunitario contro un qualsiasi coronavirus. Potrebbero volerci anni prima di ottenere un vaccino di questo tipo, ma come sottolineato dal dottor Eric Topol, docente di Medicina molecolare presso lo Scripps Research Institute di San Diego, non è utopia pensare di ottenere vaccini in grado di prevenire una nuova pandemia come quella che stiamo vivendo. Non resta dunque che attendere i progressi della ricerca, per sapere se effettivamente potremo avere a disposizione un "vaccino pancoronavirus" davvero efficace.