213 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Se ti svegli presto sei meno depresso

Un team di ricerca americano guidato da scienziati del Broad Institute of MIT and Harvard di Cambridge ha dimostrato che chi si sveglia presto ha un rischio di depressione sensibilmente ridotto rispetto a coloro che fanno vita notturna. Il risultato è stato ottenuto attraverso un metodo di studio chiamato randomizzazione mendeliana, che dimostra un rapporto di causa-effetto.
A cura di Andrea Centini
213 CONDIVISIONI
Immagine

In base al proprio ciclo di sonno e veglia, le persone si dividono fondamentalmente in due grandi categorie: le cosiddette “allodole”, che vanno a dormire presto e si alzano altrettanto presto, e i “gufi” dalla vita notturna, che vanno a riposare e si svegliano molto tardi. Sebbene molto spesso tali ritmi siano guidati dal lavoro – basti pensare a tutti quegli impieghi che prevedono i turni di notte -, la predisposizione all'essere mattinieri o meno è scritta nel nostro DNA. Pertanto costringere chi ha un determinato orologio biologico a “remargli contro” per questioni sociali e lavorative può essere fonte di disagio fisico e mentale. Al netto di ciò, diverse ricerche hanno rilevato che le "allodole" hanno una salute generalmente migliore dei gufi. Basti pensare che secondo uno studio della Northwestern University condotto dalla neurologa Kristen Knutson chi fa le ore piccole ha un rischio di morte prematura e di diabete rispettivamente del 10 e del percento in più rispetto ai mattinieri. Ora un nuovo studio ha dimostrato che chi si sveglia presto ha anche un rischio sensibilmente inferiore di soffrire di depressione (più nello specifico del disturbo depressivo maggiore).

A determinato è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Broad Institute of MIT and Harvard di Cambridge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Center for Genomic Medicine del Massachusetts General Hospital, della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard e del Dipartimento di Fisiologia Integrativa dell'Università del Colorado di Boulder. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Céline Vetter, sono giunti alle loro conclusioni sfruttando un metodo di studio chiamato randomizzazione mendeliana. A differenza degli studi di osservazione che in passato avevano già evidenziato un'associazione tra depressione e ritmi circadiani, la randomizzazione mendeliana dimostra un rapporto di causa ed effetto. Nel caso specifico, gli studiosi hanno trovato una relazione con centinaia di varianti genetiche che possono spiegare la tendenza a essere un gufo o un'allodola e, incrociando questi dati con quelli sui tassi di depressione, è stato determinato che chi si sveglia presto ha un rischio inferiore di soffrire della patologia mentale.

La professoressa Vetter e i colleghi hanno condotto la randomizzazione mendeliana a due campioni sui dati di circa 840.000 soggetti adulti, tutti di origine europea. Le informazioni genetiche di 700mila partecipanti provenivano dalle coorti della Biobanca britannica e di 23andMe, mentre per quasi 90 mila erano state erano state effettuate misurazioni precise del punto medio del sonno, una sorta di indicatore che ci indica se siamo gufi o allodole. Mettendo a confronto questi dati con quelli di 170mila individui affetti da disturbo depressivo maggiore e quelli di 330mila soggetti del gruppo di controllo, gli scienziati hanno determinato che le persone che preferiscono alzarsi presto (identificate da specifiche varianti genetiche) hanno un rischio di depressione ridotto del 23 percento rispetto ai gufi, per ogni ora di sonno "anticipato" rispetto al punto medio del sonno. “I risultati di questo studio di randomizzazione mendeliana supportano un'associazione protettiva della preferenza diurna con il rischio di disturbo depressivo maggiore e forniscono stime contestualizzate a una misura oggettiva del tempo di sonno”, concludono gli esperti nell'abstract dello studio. I dettagli della ricerca “Genetically Proxied Diurnal Preference, Sleep Timing, and Risk of Major Depressive Disorder” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata JAMA Psychiatry.

213 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views