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Scoperte 24 nuove e pericolose sostanze inquinanti derivate dai pesticidi dispersi nell’ambiente

Attraverso un innovativo metodo di campionamento e monitoraggio dei pesticidi e degli antiparassitari utilizzati in agricoltura, un team di ricerca internazionale composto da scienziati spagnoli e svedesi ha scoperto che molti di essi, una volta dispersi nell’ambiente, si scompongono in sostanze inquinanti fantasma, alcune delle quali più tossiche e persistenti dei prodotti madre. Rappresentano un concreto rischio per la nostra salute e quella della biodiversità.
A cura di Andrea Centini
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L'uomo è in grado di nuocere alla Terra in innumerevoli modi, ad esempio immettendo enormi quantità di gas a effetto serra in atmosfera, distruggendo foreste e contaminando l'ambiente. Tra le principali sostanze inquinanti derivate dalle attività antropiche vi sono i pesticidi e gli antiparassitari utilizzati in agricoltura, responsabili secondo molti esperti di enormi danni alla biodiversità. La drastica riduzione nelle popolazioni di passeri, la misteriosa “sindrome dello spopolamento degli alveari” o CCD – che sta portando al declino delle api – e il concreto rischio estinzione per moltissimi insetti, sarebbero tutte conseguenze dirette della diffusione di queste sostanze nocive, sparse in ingenti quantità per “proteggere” i raccolti. Sebbene i pesticidi/fitofarmaci siano severamente regolamentati, possono rappresentare una minaccia molto più subdola di quel che si possa immaginare. Un nuovo studio ha infatti dimostrato che questi composti, una volta sparsi nell'ambiente, reagendo possono scomporsi in sostanze ancor più pericolose e persistenti. Rappresentano una minaccia particolarmente significativa poiché se le sostanze di origine vengono in qualche modo monitorate e regolamentate, i sottoprodotti non sono nemmeno cercati, in quanto non se ne conosce l'esistenza.

La nuova indagine ha intercettato ben 24 nuovi composti chimici derivati dai pesticidi di cui non si sapeva nulla, alcuni dei quali risultati più tossici e duraturi delle sostanze “madri”. A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati spagnoli dell'Istituto di valutazione ambientale e ricerca sull'acqua – Centro di eccellenza Severo Ochoa (IDAEA) e del Consiglio spagnolo di ricerca scientifica (CSIC) di Barcellona, che hanno lavorato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze acquatiche dell'Università svedese di scienze agrarie (SLU). Gli scienziati, coordinati dal professor Pablo Gago-Ferrero, ricercatore presso il Dipartimento di Chimica ambientale dell'istituto catalano, sono giunti alle loro conclusioni sfruttando una innovativa tecnica di screening delle sostanze inquinanti (già usata in Svezia), integrando i dati del monitoraggio nazionale sui pesticidi con analisi basate sulla spettrometria di massa ad alta risoluzione.

I ricercatori si sono concentrati in particolar modo su 16 pesticidi e 242 antiparassitari, non ancora studiati a fondo. Analizzando campioni settimanali dai raccolti attraverso il nuovo metodo di campionamento – chiamato Time-Integrating, MicroFlow, In-line Extraction (TIMFIE) –, come indicato il professor Gago-Ferrero e i colleghi hanno identificato 24 nuove sostanze derivate dalla degradazione di pesticidi e antiparassitari. Prima di allora non erano mai state rilevate nell'ambiente. Alcuni di esse erano presenti in assenza del composto chimico “genitore”, pertanto gli scienziati ritengono abbiano una maggiore persistenza nell'ambiente e/o una superiore mobilità. Alcuni composti, inoltre, sono risultati molto più tossici dei pesticidi originali, rappresentando una concreta minaccia per gli ecosistemi e la salute umana, dato che sono presenti su raccolti destinati al consumo.

“Le quantità rilevate possono rappresentare un chiaro rischio per l'ambiente, considerando la tossicità di queste sostanze. Questi composti hanno una capacità superiore di dispersione rispetto ai pesticidi originari e possono raggiungere le falde acquifere da cui viene estratta l’acqua potabile. Questa capacità, assieme al fatto che la presenza nell’ambiente non viene monitorata, può rappresentare un rischio per la salute umana”, ha dichiarato il professor Gago-Ferrero, aggiungendo che spesso le concentrazioni dei sottoprodotti hanno superato quelle delle sostanze originarie. Infine, trattandosi di sostanze nuove, non erano elencate in alcun database per il monitoraggio degli inquinanti; gli autori dello studio hanno caricato tutte e 24 le nuove sostanze nel database PubChem. La speranza è che altri istituti di ricerca conducano indagini simili ovunque per far emergere la “contaminazione fantasma” probabilmente diffusa in molti raccolti. I dettagli della ricerca “Identification of Pesticide Transformation Products in Surface Water Using Suspect Screening Combined with National Monitoring Data” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Environmental Science & Technology.

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