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Scoperta prigione per cetacei in Russia, cento esemplari rinchiusi: le immagini strazianti

Sulla scia di un’indagine dedicata al traffico illegale di orche tra Russia e Cina è stata individuata una prigione per cetacei nei pressi della città di Nakhodka. Secondo i media russi gli animali rinchiusi – cento tra orche e beluga – potrebbero essere destinati al mercato nero cinese, dove continuano a sorgere nuovi delfinari. Il giro d’affari vale decine di milioni di dollari ogni anno.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Masha Netrebenko / Facebook
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Una vera e propria prigione per cetacei è stata individuata nella baia di Srednyaya a Livadia, nei pressi della città di Nakhodka nel sud-est della Russia. Secondo la stampa locale, che ha ottenuto video e immagini del luogo di detenzione, vi sarebbero rinchiusi un centinaio di mammiferi marini di due specie, ovvero 90 beluga (Delphinapterus leucas) e 11 orche (Orcinus orca). L'area è sorvegliata da uomini armati e secondo le indiscrezioni i cetacei potrebbero essere destinati ai delfinari cinesi, alimentando un crudele giro di affari multimilionario. Basti pensare che un esemplare di orca sul mercato nero viene venduto per ben 6 milioni di dollari.

Sulla base del diritto internazionale le catture di cetacei possono essere consentite solo per scopi scientifici, educativi e culturali (rigidamente regolamentati), mentre la loro vendita commerciale è severamente vietata. Non è un caso che le autorità russe stanno indagando a fondo su questa struttura, dove i mammiferi marini vengono trattenuti in affollate gabbie subacquee (fatte con reti e un perimetro galleggiante). Secondo i giornali Novaya Gazeta e VL.ru ci sarebbero quattro società coinvolte nella cattura e nella detenzione di beluga e orche: LLC Oceanarium DV, LLC Afalina, LLC Bely Kit e LLC Sochi Dolphinarium.

Già negli scorsi anni ci fu un'indagine per l'esportazione illegale di 11 orche dalla Russia alla Cina; l'identificazione della prigione, sita in un'area protetta ad accesso limitato e lontana da occhi indiscreti, è legata propprio al prosieguo delle verifiche sul precedente traffico. Sebbene in Russia la vendita di questi animali possa essere consentita in determinate circostanze, spedirli in uno dei sessanta parchi acquatici cinesi – un'altra dozzina è in costruzione – è tutto fuorché di interesse culturale o educativo. Si tratta semplicemente di loschi affari da decine di milioni di dollari sulla pelle di animali intelligentissimi e sociali, oltre che minacciati.

I cetacei vengono catturati nel Mare di Okhotsk e nell'estuario dell'Amur, e dopo essere trasportati nel centro devono subire una quarantena di almeno 30 giorni. Stando a quanto riportato dalla stampa russa, alcuni dei mammiferi marini sarebbero tenuti imprigionati dal mese di luglio, costretti a vivere in un ambiente affollatissimo e sotto stress costante. Non se ne conosce l'età, il sesso e soprattutto la sottospecie; a preoccupare i biologi marini è la possibile presenza delle orche “carnivore” che si nutrono di mammiferi marini come le foche, la cui popolazione e sensibilmente più in pericolo di quella di orche che mangiano principalmente di pesce. La speranza è che i riflettori puntati su questa struttura possano portare a una rapida liberazione dei cetacei.

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