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Scoperta la causa della longevità femminile? Esistono soltanto ipotesi

Come una ipotesi sull’Alzheimer maschile diventa lo svelamento del segreto della longevità femminile.
A cura di Juanne Pili
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La perdita del cromosoma Y spiegherebbe come mai le donne sono più longeve degli uomini, lo dimostrerebbe uno studio svedese riguardante l'Alzheimer.

Lo studio, di cui i tabloid inglesi non indicano alcuna pubblicazione, è stato presentato ad una conferenza della European Society of Human Genetics, evento annuale svoltosi recentemente a Barcellona. I ricercatori dell’università di Uppsala (Svezia) hanno semplicemente presentato una teoria, basata su uno studio condotto su oltre tremila uomini di età compresa tra i trentasette ed i novantasei anni. E’ noto anche uno studio precedente di dieci anni fa condotto su un campione più ristretto.

Il mistero del cromosoma Y. I risultati mostrano una correlazione tra la perdita del cromosoma Y e l’insorgenza di Alzheimer. La documentazione sanitaria ha mostrato che la malattia sarebbe quasi tre volte più comune negli uomini. Attraverso la stampa diventa presto lo studio che dimostrerebbe come mai le donne sarebbero più longeve, cosa che effettivamente risulta assodato, ma c’entra molto poco con la natura della ricerca. La perdita del cromosoma Y è un fenomeno già studiato che riguarda esclusivamente le cellule del sangue. Il cromosoma in questione è composto relativamente da pochissimi geni e quasi tutti dedicati allo sviluppo dei caratteri maschili. La correlazione diretta con l’Alzheimer ci sembra ad oggi azzardata. Perché dovrebbe essere una causa e non un effetto? La ricerca necessita di andare ulteriormente avanti. Ciò che sappiamo da studi precedenti è che effettivamente si registra un calo più lento delle difese immunitarie nelle donne, ma le cause ipotizzate sono ancora tante. Sotto la lente dei ricercatori anche il ruolo del secondo cromosoma X e degli estrogeni. Purtroppo un ruolo importante potrebbe essere giocato anche dal fatto che per secoli le donne non hanno avuto lo stesso accesso degli uomini nel mondo del lavoro, si tratta di una disparità che riguarda lo stress. Tanto che una ricerca condotta nel Regno unito mostrerebbe come questo potrebbe livellare le aspettative di vita, dal momento che le discriminazioni basate sul genere stanno diminuendo sempre più e le donne hanno smesso di essere relegate al focolare domestico. Del resto il collegamento tra stress e sistema immunitario viene considerato un fattore non da poco. Non di meno anche in questo caso non possiamo farne la risposta definitiva alla questione.

La correlazione è certa? Riguarda un caso su cinque del campione studiato, concentrandosi maggiormente nei soggetti anziani, dove evidentemente è più facile riscontrare i sintomi della malattia. Infine l’Alzheimer colpisce anche le donne, le quali sono naturalmente prive del cromosoma Y. Parliamo dunque di un fenomeno molto più complicato. Anche la dichiarazione di uno dei firmatari dello studio, Lars Forsberg, va contestualizzata e compresa pesando parola per parola:

Le cellule del sangue che abbiamo studiato sono coinvolte nel sistema immunitario, e il fatto che la perdita del cromosoma Y in esse sia associata con la malattia in altri tessuti è impressionante. Abbiamo quindi ipotizzato che la perdita del cromosoma Y nelle cellule del sangue li porti a perdere parte della loro funzione immunitaria.

I ricercatori hanno colto indizi importanti e formulato ipotesi che necessitano di essere sottoposte a verifica, con ulteriori studi, da parte dei colleghi sparsi nelle università di tutto il mondo. Il problema quindi non è nello studio in sé. Magari tra qualche ora verranno pubblicati maggiori studi in grado di dimostrare con certezza assoluta che hanno ragione i ricercatori svedesi, i quali non pretendono di aver compiuto alcuna scoperta, avanzano legittimamente una teoria.

Ansia da pubblicazione. Sta di fatto che esiste da tempo una vera e propria febbre della pubblicazione di studi scientifici, i quali passando per i media subiscono distorsioni ed enfasi eccessive, che dimostrano ancora quanto sia scarsa la conoscenza dei meccanismi inerenti la scoperta scientifica. Inutile allora chiederci come mai assistiamo parallelamente ad una ondata di pseudo-scientismo, quando non propriamente di anti-scientismo, specialmente in Rete.

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