Scienziati vogliono riportare in vita i mammut estinti: “Primi cuccioli ibridi entro 6 anni”
Si parla da anni del voler far tornare in vita i giganteschi mammut, animali estinti a causa dell'uomo circa quattromila anni fa, ma ora questo controverso progetto – che strizza chiaramente l'occhiolino a Jurassic Park – si avvicina sempre più alla concretezza, perlomeno sulla carta. Il ricco imprenditore Ben Lamm, attivo su software e nuove tecnologie, ha infatti appena fondato una nuova azienda di biotecnologie e genetica di nome “Colossal” che ha tra gli obiettivi principali proprio la de-estinzione dei magnifici parenti lanosi degli elefanti, sterminati (come tanti altri animali) dalla caccia spietata perpetrata dalla nostra specie. A co-fondare la nuova società, che ha ricevuto un finanziamento di 15 milioni di dollari per le sue ricerche, anche un illustre docente di genetica presso la Scuola di Medicina dell'Università di Harvard, il professor George Church, i cui studi sono stati fondamentali per la messa a punto delle recenti tecniche di editing genetico, il “taglia e incolla” del DNA.
La genetica, del resto, sarà fondamentale per riportare in vita i mammut, che un tempo dominavano la gelida tundra dell'emisfero settentrionale, in Nord America, in Europa e in Russia. Gli scienziati non puntano a far nascere direttamente un vero mammut, piuttosto un ibrido di elefante indiano-mammut, ottenuto in laboratorio lavorando sulle cellule. In parole semplici, dopo aver prelevato campioni di pelle dagli elefanti asiatici, i ricercatori le riprogrammeranno le cellule ottenute in cellule staminali, all'interno delle quali, attraverso la tecnica CRISPR, verrà inserita l'informazione genetica relativa alle caratteristiche del mammut, come quelle per sopravvivere al freddo (la folta pelliccia ispida e depositi di grasso sottocutaneo), ma anche le orecchie più piccole e le lunghissime, iconiche zanne. L'elefante indiano (che è minacciato di estinzione) e il mammut, del resto, condividono il 99,6 percento del patrimonio genetico, come affermato da Colossal, pertanto si tratta dell'animale vivente più idoneo per creare un ibrido. I profili genetici delle due specie coinvolte sono stati confrontati a lungo in laboratorio, al fine di identificare i geni relativi alle caratteristiche proprie dei mammut, rilevate anche grazie alle carcasse perfettamente conservate nel cuore del permafrost (e dalle quali sono state estratte preziose sequenze del DNA). Secondo le previsioni di Colossal, se tutti gli ostacoli della ricerca saranno superati i primi cuccioli di ibrido elefante indiano-mammut potrebbero nascere tra sei anni.
L'azienda biotecnologica vuol riportare in vita i mammut per ripristinare gli antichi ecosistemi della tundra artica, dove centinaia di migliaia di questi animali trasformavano il terreno durante le migrazioni, schiacciando il ghiaccio, abbattendo gli alberi e diffondendo i semi delle specie vegetali. Ciò ripristinerebbe le antiche praterie artiche. Secondo gli ideatori del progetto questa operazione di ripopolamento potrebbe addirittura combattere gli effetti del cambiamento climatico. “Mai prima d'ora l'umanità è stata in grado di sfruttare il potere di questa tecnologia per ricostruire gli ecosistemi, curare la nostra Terra e preservare il suo futuro attraverso il ripopolamento di animali estinti”, ha dichiarato l'amministratore delegato di Colossal Ben Lamm. “Oltre a riportare in vita antiche specie estinte come il mammut lanoso, saremo in grado di sfruttare le nostre tecnologie per aiutare a preservare le specie in pericolo di estinzione che sono sull'orlo dell'estinzione e ripristinare gli animali in cui l'umanità ha contribuito alla loro scomparsa”, ha aggiunto il CEO di Colossal.
Nonostante le premesse apparentemente virtuose, molti scienziati sono scettici sulla riuscita e sugli obiettivi del progetto. Non solo per il fatto che sarà molto complicato far nascere un ibrido di elefante indiano-mammut (l'embrione ingegnerizzato andrebbe impiantato in una femmina di elefante o in un utero artificiale), ma anche per il numero di esemplari necessario per ottenere la trasformazione desiderata della tundra artica. Vanno infatti considerate la lunghissima gestazione degli elefanti e anche l'intervallo di tempo per raggiungere la maturità sessuale. Non vanno inoltre sottovalutate le questioni etiche. “Ci sono molte domande sollevate da questo progetto. I punti chiave etici sono gli aspetti della sperimentazione animale e dell'allevamento: cos'è questa creatura? È una nuova specie? Quanti te ne servono?”, ha dichiarato la dottoressa Victoria Herridge, ricercatrice specializzata sugli elefanti antichi. “Se ci riusciranno – prosegue la scienziata – quali saranno i bisogni di una creatura sociale e intelligente? E quali sono i nostri obblighi nei suoi confronti?”. Tutte domande a cui sarà fondamentale rispondere, anche perché alcuni pensano che progetti come questo saranno sfruttati (anche) per creare parchi tematici proprio come il famigerato Jurassic Park, dove rinchiudere gli animali preistorici resuscitati per il pubblico ludibrio.