Schizofrenia, la toxoplasmosi aumenta il rischio del 50%: come rischiamo il contagio
La toxoplasmosi aumenta il rischio di sviluppare la schizofrenia del 50 percento, mentre le infezioni da citomegalovirus incrementano quello generico di disturbi psichiatrici del 17 percento. A dimostrare queste associazioni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati danesi dell'Ospedale Universitario di Copenaghen, che hanno collaborato con i colleghi dell'Istituto The Lundbeck Foundation Initiative for Integrative Psychiatric Research, dell'Università di Aarhus, dello Stanley Medical Research Institute di Kensington (Stati Uniti) e dell'Università John Hopkins.
Lo studio più grande. Gli scienziati, coordinati dal professor Kristoffer Sølvsten Burgdorf, docente presso il Dipartimento di Immunologia Clinica dell'ateneo danese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto il più vasto e approfondito studio di sempre sul tema. Sono stati infatti coinvolti ben 80mila partecipanti, tutti quanti inclusi nella coorte del Danish Blood Donor Study.
Analisi statistica. Burgdorf e colleghi hanno analizzato i campioni di sangue dei partecipanti andando a “caccia” degli anticorpi immunoglobulinici legati alle infezioni del parassita Toxoplasma gondii (il protista responsabile della toxoplasmosi) e a quelle da citomegalovirus. Incrociando questi dati con quelli delle condizioni psichiatriche, rilevate in oltre 2.500 pazienti, è emerso che le persone con la toxoplasmosi avevano il 50 percento in più di probabilità di essere affette da schizofrenia, mentre chi aveva gli anticorpi da citomegalovirus aveva il 17 percento di probabilità in più di essere affetto da qualsiasi condizione psichiatrica.
Conferme. La toxoplasmosi, con la quale ci si può infettare entrando in contatto con le feci dei gatti malati, facendo giardinaggio a mani nude e consumando carne curda o poco cotta e ortaggi lavati male, già in passato era stata associata a disturbi neurologici e alterazioni del comportamento, tuttavia questo è stato il primo studio "a esaminare la sequenza temporale dell'esposizione al patogeno e della diagnosi", come dichiarato dagli autori della ricerca. L'associazione, infatti, "risultava ancora più forte quando si considerava la temporalità, tenendo presenti solo i 28 casi cui era stata diagnosticata la schizofrenia dopo la data della raccolta del sangue", hanno aggiunto gli studiosi. Benché l'associazione emersa dallo studio sia forte, non c'è ancora una prova definitiva di causalità, dato che non sono stati tenuti presenti fattori in grado di influenzare le probabilità di infezione da patogeni e quelle di disturbi psichiatrici. Per ridurre al massimo i rischi è comunque consigliabile pulire costantemente la lettiera del proprio gatto, lavare e cuocere accuratamente gli alimenti e fare giardinaggio con i guanti. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Brain, Behavior, and Immunity.