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Saturno sta perdendo i suoi anelli a una velocità impressionante: sono destinati a sparire

Scienziati della NASA hanno determinato che la velocità di decadimento degli anelli di Saturno è la medesima calcolata oltre 30 anni fa grazie ai dati raccolti dalle sonde Voyager. L’intero processo, legato al fenomeno di “pioggia anulare”, si concluderà entro 300 milioni di anni, facendo perdere a Saturno l’appellativo di Signore degli Anelli.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA / Cassini / James O'Donoghue
Credit: NASA / Cassini / James O'Donoghue

Saturno sta perdendo i suoi iconici anelli a una velocità impressionante, tanto che tra 300 milioni di anni – se non prima – l'intero gruppo anulare sarà totalmente sparito. Insomma, il più affascinante pianeta del Sistema solare (dopo la Terra, naturalmente), è destinato a perdere il celebre appellativo di “Signore degli Anelli”. Certo, 300 milioni di anni non sono pochi per le nostre effimere esistenze, tuttavia in termini astronomici si tratta di un periodo relativamente breve, anche tenendo presente che Saturno ha circa 4 miliardi di anni. Poiché si stima che i suoi anelli abbiano al massimo 100 milioni di anni, ci troviamo proprio nel periodo in cui possiamo ammirarli al loro massimo splendore, prima che si affievoliscano e disperdano per sempre, come tutto ciò che “vive” nel cuore dell'Universo.

Non è una novità sapere che Saturno sta perdendo i suoi meravigliosi anelli, ma grazie a una nuova indagine coordinata da studiosi del Goddard Space Flight Center della NASA, oggi abbiamo la conferma che la “velocità di sparizione” è la medesima emersa dalle osservazioni con le sonde Voyager 1 e 2, che salutarono il gigante gassoso nel novembre del 1980 e nell'agosto dell'anno successivo. Per ottenere questo dato gli astronomi guidati dal dottor James O'Donoghue, scienziato planetario presso il celebre istituto di Greenbelt, hanno incrociato le osservazioni delle due vecchie sonde – che oggi si trovano entrambe nello spazio interstellare – con quelli più recenti raccolti dal Telescopio Keck alle Hawaii e da Cassini, che nel settembre del 2017 è stata fatta schiantare nell'atmosfera del pianeta dopo anni di studi.

Gli anelli sono composti perlopiù da grani di ghiaccio e polveri – alcuni di pochi millimetri, altri di metri – che orbitano attorno al pianeta tenuti in equilibrio dall'attrazione gravitazionale di Saturno e dalla velocità di espulsione che li proietterebbe verso l'esterno. Attraverso un processo chiamato “pioggia anulare” stanno precipitando sulla superficie del gigante gassoso, perdendo una quantità d'acqua tale “che potrebbe riempire una piscina olimpionica in mezzora”, ha dichiarato il dottor O'Donoghue. L'esistenza della pioggia anulare fu determinata già oltre 30 anni fa, dall'osservazione di cambiamenti nella ionosfera del pianeta, dalla presenza di bande scure sulla superficie e da variazioni nella densità degli anelli stessi, legate proprio al fenomeno di precipitazione.

Attraverso le nuove analisi O'Donoghue e colleghi hanno confermato che l'ipotesi più probabile della nascita degli anelli sia una collisione tra due lune di Saturno o l'impatto con una cometa, che avrebbe fatto spargere una quantità enorme di detriti poi raccolta e trattenuta dalle forze gravitazionali in gioco. Com'è noto anche altri pianeti del Sistema solare hanno anelli, come Urano, Giove, e Nettuno, tuttavia essi non sono così affascinanti e visibili come quelli di Saturno. Poiché per questi ultimi è in atto un processo di decadimento, gli scienziati della NASA ritengono che in passato anche gli altri corpi celesti possano averne avuti di enormi, paragonabili a quelli del “Signore degli Anelli”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Icarus.

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