Salute mentale erosa dalla pandemia di coronavirus: l’OMS lancia l’allarme
Alla data del 7 maggio, sulla base alla mappa interattiva realizzata dall'università americana Johns Hopkins, in tutto il mondo si registrano poco meno di 4 milioni di contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, con oltre 275 mila morti (solo in Italia gli infettati sono 217mila e i morti 30.201). L'impatto sanitario della COVID-19 – l'infezione scatenata dal patogeno – è stato drammatico e continuerà ad esserlo a lungo, non solo per le conseguenze sul fisico, ma anche per quelle sulla mente, che stanno interessando un numero enorme di persone. Soltanto nel nostro Paese, in base a un recente sondaggio dell’Istituto Piepoli commissionato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, più del 60 percento italiani sta soffrendo di stress a causa della pandemia, e il 43 percento di essi ne sperimenta il livello massimo.
Tra i disturbi rilevati dagli esperti di salute mentale legati alla pandemia vi sono ansia, attacchi di panico, mal di stomaco, depressione, insonnia e molto altro ancora. Sono tutte condizioni esasperate dalla paura del contagio e dalle misure di contenimento come quarantene e lockdown, che hanno limitato fortemente le libertà personali. Un impatto devastante lo stanno avendo anche le preoccupazioni legate ai problemi economici, con un numero significativo di persone che ha perduto il lavoro, che non ha più mezzi di sussistenza per la propria famiglia. Molti di coloro che hanno un'attività commerciale non sanno se e come sarà ancora in grado di offrire un reddito dignitoso e sostenibile.
A lanciare l'allarme sull'erosione della salute mentale a causa della pandemia è il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus, biologo, immunologo ed esperto di malattie infettive libanese. Lo scienziato, eletto a capo dell'OMS nel 2017, ha firmato un lungo editoriale che sarà presto pubblicato sull'autorevole rivista scientifica specialistica World Psichiatry. Il documento è stato osservato in anticipo dall'ANSA, che ne ha pubblicato alcuni estratti. “Molte persone nel mondo soffrono per la perdita di mezzi di sussistenza e opportunità, coloro che amano una persona affetta da COVID-19 si trovano ad affrontare preoccupazioni e separazione. Alcune si rivolgono ad alcol, droghe o comportamenti potenzialmente rischiosi come il gioco d'azzardo”, afferma Ghebreyesus. Il direttore dell'OMS aggiunge che i casi di violenza domestica sono aumentati – come emerge anche dagli efferati casi di cronaca nazionale e internazionale -, e che anche il processo del lutto dopo la perdita di un caro può essere stato alterato dalle misure di contenimento. “Chi sperimenta la morte di un membro della famiglia a causa della COVID-19 potrebbe non avere l'opportunità di essere fisicamente presente negli ultimi momenti o di tenere funerali secondo la tradizione culturale”, sottolinea lo scienziato. In Italia durante la fase più critica dell'emergenza non è stato possibile presenziare ai funerali, e la consapevolezza dei propri cari morti in solitudine ha spezzato il cuore a decine di migliaia di famiglie.
Il turbinio di emozioni negative e le circostanze drammatiche degli ultimi mesi stanno determinando “una grande onda di stress post-traumatico, che interesserà molti italiani, e che potrà rappresentare il vero conto salato della crisi in corso”, affermano gli esperti del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Ad aggravare la situazione il fatto che a causa dei lockdown in molti Paesi i servizi di salute mentale “hanno smesso di funzionare” o sono stati ridotti in modo significativo, ricorda Ghebreyesus. Senza dimenticare che molti pazienti con la forma grave della COVID-19 hanno di base condizioni mentali e neurologiche, che la malattia stessa sembra esacerbare.
A sottolineare l'importanza della tutela della salute mentale in questa delicatissima fase dell'emergenza coronavirus vi è anche il professor Mario Maj, Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell'Università “Vanvitelli” di Napoli. Lo scienziato esprime preoccupazione anche per il possibile burnout tra gli operatori sanitari impegnati in prima linea contro la pandemia: “Si tratta di quadri di grave esaurimento fisico e mentale, con sentimenti di colpa, di inadeguatezza e di fallimento, spesso associati a problemi nelle relazioni coniugali e familiari. Anche in questi casi vanno attuati interventi specifici, per prevenire quadri più gravi come il disturbo da stress post-traumatico”. La speranza è che le istituzioni saranno concretamente vicine a tutte le persone che avranno bisogno di aiuto per superare questa drammatica esperienza.