Rosetta svela le sorprese della Cometa
Rosetta sta lentamente svelando tutte le caratteristiche della sua Cometa ospite, evidenziando la straordinaria varietà di una superficie frutto di molteplici processi che contribuiscono alla sua attività: un mosaico complesso che è frutto di un'evoluzione tutt'ora in atto. Un'edizione speciale della rivista Science presenta in sette paper i primi risultati ottenuti grazie alla strumentazione presente a bordo della sonda. Rosetta ha fatto la conoscenza ravvicinata della 67P/Churyumov–Gerasimenko lo scorso agosto mentre il 12 novembre ha avuto luogo lo sganciamento del lander Philae e l'atterraggio di questo sulla superficie del corpo celeste; da allora gli scienziati stanno accumulando sempre più conoscenze relative a quel mondo straordinario e fino ad oggi ignoto rappresentato dalle Comete.
GIADA
Grazie a GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) è stato così possibile evidenziare che nella chioma il rapporto tra gas e polveri e decisamente sbilanciato a favore di queste ultime, ragion per cui la Cometa è particolarmente "polverosa": scoperta italiana, dato che il primo firmatario dell'articolo in qualità di principal investigator di GIADA, è Alessandra Rotundi dell'INAF-IAPS e dell’Università Parthenope di Napoli. Un dato che sembrerebbe in controtendenza rispetto a quello determinato per altre Comete (su Halley, ad esempio, dove i valori si equivalgono) ha spiegato la professoressa Rotundi all'INAF: ma che potrebbe essere destinato a mutare nel tempo, in particolare quando, ad agosto del 2015, la 67P/C-G transiterà per il suo perielio.
OSIRIS
OSIRIS (Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System), il fondamentale strumento per la raccolta delle immagini della missione, ha invece scrutato e ricostruito circa il 70% della superficie della Cometa: resta qualcosa di non ancora visto perché presente sull'emisfero meridionale, in un'area non ancora del tutto illuminata da quando Rosetta è arrivata.Grazie all'occhio di OSIRIS, quindi, gli scienziati hanno identificato 19 regioni separate da confini, corrispondenti a differenti tipi di terreno che le contraddistinguono. Seguendo il tema dell'antico Egitto che ha caratterizzato la missione Rosetta fin dal suo esordio, le 19 zone sono state ribattezzate con i nomi di altrettante divinità dell'antica civiltà egizia. La superficie si presenta secondo cinque principali categorie: ricoperta di polvere, materiale friabile con strutture circolari più o meno profonde, depressioni su ampia scala, terreno liscio e levigato o esposto e ben consolidato come una roccia.
Anche OSIRIS vanta una collaborazione italiana, dato che il canale WAC (Wide Angle Camera) è sotto la responsabilità scientifica del professor Cesare Barbieri dell’Università di Padova.
VIRTIS
Principal Investigator dello spettrometro a bordo di Rosetta VIRTIS (Visual, Infra-Red and Thermal Imaging Spectrometer) è Fabrizio Capaccioni dell’IAPS (INAF Roma). Grazie a questo strumento sappiamo che la 67P/C-G è molto scura, con poco ghiaccio d'acqua ad arricchirne la superficie; tuttavia ha un guscio di materiale organico che comprende molecole, alcune delle quali assimilabili ad acidi carbossilici, o ai polimeri di questi, presenti negli amminoacidi. Mattoni della vita? Intanto le osservazioni continuano, Rosetta ha appena iniziato a narrarci le sue storie.