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Rosetta ha trovato l’ossigeno molecolare nella coda della cometa

Si tratta di una scoperta talmente inaspettata che potrebbe addirittura mettere in crisi alcune teorie relative alla formazione del sistema solare.
A cura di Nadia Vitali
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Gli scienziati hanno "annusato" tracce di ossigeno molecolare nell'aria nebbiosa che circonda la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko: la scoperta, che potrebbe addirittura mettere a dura prova alcune teorie relative alla formazione del Sistema Solare, è tutta merito della fedele sonda spaziale Rosetta e della sua strumentazione di bordo.

Cosa c'è nella chioma di una cometa?

In questi giorni si è parlato tanto della chioma di un'altra cometa: grazie alla lente dal diametro di 30 metri del radiotelescopio di Pico Veleta, sui monti spagnoli, alcuni astronomi hanno individuato nella coda della Lovejoy tracce di alcol etilico e di uno zucchero semplice chiamato glicolaldeide. Sostanze del genere (decisamente sorprendenti) sono presenti in frazioni minime, comunque, rispetto agli elementi costitutivi delle comete: monossido di carbonio, anidride carbonica, ghiacci d'acqua. La cometa di Rosetta, però, aveva altro ancora da svelare.

Ossigeno molecolare

Tra settembre del 2014 e marzo del 2015, mente la 67P si avvicinava sempre più al Sole, un gruppo di ricercatori ha utilizzato lo spettrometro di massa di Rosetta per analizzare le molecole che turbinano attorno alla cometa nel tentativo di identificarne la composizione chimica. André Bieler, fisico presso la University of Michigan e principale autore dello studio pubblicato da Nature, ha spiegato di essere rimasto effettivamente stupito quando si è reso conto non soltanto della presenza ma anche dell'abbondanza di ossigeno molecolare (O2): questo, infatti, costituisce il 3,8% dei gas che formano la chioma della cometa.

Misteriose origini (da indagare)

Il dato è estremamente interessante se si pensa che, di solito, l'ossigeno molecolare reagisce rapidamente con altre sostanze. Da qui la domanda: qual è la sua origine? Quali particolari condizioni (dal punto di vista chimico o delle temperature) ne hanno determinato la presenza? Ai ricercatori non è apparso subito chiarissimo che tipo di risposta dare a questi interrogativi. Quello che sembrava evidente, invece, era la compresenza frequente di ossigeno ed acqua, un segnale che forse un processo simile doveva aver rilasciato entrambe le molecole.

Ma Bieler e i suoi colleghi avevano in mente diversi scenari per spiegare da dove provenisse questo O2: sostanzialmente sono dell'idea che l'ossigeno sia quel che resta della formazione della 67P, avvenuta miliardi di anni fa. A quell'epoca, quando il Sistema Solare era agli albori, il gas potrebbe essere stato intrappolato in piccoli chicchi di ghiaccio e rocce che, per coalescenza, avrebbero successivamente dato origine al nucleo solido della cometa.

C'è un problema, però, ossia che molti modelli relativi al nostro giovane Sistema Solare prevedono che l'ossigeno debba combinarsi con l'idrogeno: ecco perché Bieler ammette che saranno necessari molti esperimenti per determinare che cosa significhi realmente l'ossigeno presente nella chioma della 67P/Churyumov–Gerasimenko per le conoscenze scientifiche attuali.

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