Rosetta, come vanno le cose lassù?
L'impresa storica di portare l'uomo per la Cometa è riuscita, lo sappiamo bene, ma il tempo dell'esultanza è già rapidamente finito, cedendo il passo alla nuova necessità di osservare come Philae sta muovendo i suoi primi passi sulla superficie inesplorata della 67P/C-G: e purtroppo pare che quei passi non stiano andando proprio esattamente come previsto, fin dal primo momento in cui il lander è giunto a terra.
Philae, abbiamo un problema (anzi, parecchi)
Il robottino, infatti, si è ritrovato a fare qualche balzello qua e là dopo quel lungo tuffo di una ventina di chilometri che ha tenuto l'ESA con il fiato sospeso per oltre sette ore: certo, considerando che si teme sempre anche l'eventualità (difficile, tuttavia è arduo essere razionali in certi casi) che l'oggetto si schianti al suolo, è andata fin troppo bene, dal momento che i due lunghissimi rimbalzi non hanno danneggiato Philae. Quindi, in pratica, il lander è atterrato per ben tre volte: tuttavia, la stessa agenzia spaziale europea che ha comunicato la notizia, ha anche assicurato in merito al funzionamento degli strumenti di bordo i quali non sarebbero stati in alcun modo danneggiati.
Questa serie di salti nel vuoto, tuttavia, ha prodotto un risultato che non ci si aspettava: Philae è finito altrove rispetto a dove sarebbe dovuto giungere, l'ormai celebre sito J ribattezzato Agilkia. La preoccupazione maggiore è relativa al fatto che il punto in cui si trova è a ridosso di un cratere: quindi dobbiamo temere che Philae si butti giù?
Diciamo che trattandosi di un lander e non di un rover, come Curiosity per intenderci, il robot non ha alcuna esigenza di andarsene a "spasso" sulla sua Cometa. Il rischio ci sarebbe principalmente a causa di un altro, grosso problema, presumibilmente il più grave: gli arpioni che avrebbero dovuto assicurare il lander al suolo, infatti, non hanno funzionato. E quei piedini "prensili" sono purtroppo indispensabili per legare il robot alla superficie e, soprattutto, per consentire il drilling, che consente la raccolta di campioni di terreno.
Oltretutto ci si trova nella situazione in cui un alito di vento potrebbe buttar giù tutto: meno male che di spifferi neanche a parlarne sulla 67P! Tuttavia, la presenza di polvere sulle rocce lascia supporre che la Cometa presenti un'attività in corso che potrebbe anche manifestarsi come emissioni gassose: e quel punto i piedini sarebbero stati molto utili per evitare che le cose si mettessero male. C'è poi un'altra non trascurabile difficoltà e riguarda i pannelli solari: che stanno benissimo (orgoglio italiano), fortunatamente, ma che potrebbero servire a molto poco, dal momento che Philae si trova attualmente in una zona scarsamente illuminata, nell'ombra di un pendio che consente di ricevere molta meno energia luminosa di quanto previsto inizialmente: dobbiamo quindi iniziare a preparaci all'eventualità di perdere il contatto con il nostro prezioso strumento, il primo ad atterrare su una cometa?
Operazioni di emergenza
Per tutte queste ragioni, con molta paura, all'ESA hanno modificato drasticamente i piani, dando la priorità alla missione principale per cui Philae si trova sulla Cometa: proprio in queste ore, il trapano è stato attivato e si sta dirigendo verso il suolo, per sfruttare quelle che potrebbero essere le ultime 5-10 ore di autonomia del lander. Quello che si teme è che il contatto con la terra faccia perdere definitivamente l'equilibrio: si preannunciano nuovi momenti con il fiato sospeso.
Ma veniamo alle buone notizie
Fortunatamente non tutto è perduto, affatto, e le immagini della 67P/C-G che arrivano all'ESA lo confermano: innanzitutto, a dispetto del fallimento nel sistema di ancoraggio, il lander sta in piedi e sembra stabile; e il collegamento radio evidentemente funziona. Inoltre gli esperti sono comunque al lavoro per tentare una manovra che, attivando il carrello di atterraggio, consentirebbe di ruotare delicatamente Philae in maniera da metterlo in posizione tale da ricevere più sole. In questo modo, con una più elevata capacità operativa, si potrebbe studiare anche qualche passo successivo da Terra, non ultimo quello di provare a riattivare gli arpioni che hanno tradito le aspettative; e così si renderebbero nuovamente possibili anche trivellazioni. E se tutto andasse storto, comunque, non Philae entrerebbe in ibernazione, pronto a riattivarsi qualora i pannelli venissero esposti alla luce solare: quindi tutt'al più si può sperare nel tragitto della Cometa.