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Roberto Carlino, da Napoli alla NASA: “Progetto robot per lo spazio”

Abbiamo intervistato il giovane ingegnere aerospaziale partenopeo Roberto Carlino, approdato al prestigioso centro di ricerca Ames della NASA dopo una laurea all’Università Federico II di Napoli. Ha iniziato lavorando al progetto TESS, il nuovo “cacciatore di pianeti” erede spirituale del Telescopio Spaziale Kepler; ora costruisce robot rivoluzionari. Ecco cosa ci ha raccontato.
A cura di Andrea Centini
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Roberto Carlino, trenta anni appena compiuti, è un ingegnere aerospaziale di Napoli che già da alcuni anni lavora per la NASA, nel centro di ricerca AMES. Al momento è impegnato nella progettazione di robot sperimentali che fungeranno anche da “assistenti” all'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, monitorando al contempo diversi parametri sensibili del laboratorio orbitante. Il progetto ASTROBEE potrebbe gettare la basi per la realizzazione dei robot che assisteranno gli astronauti delle future missioni lunari e magari durante il primo, storico sbarco su Marte. Gli abbiamo posto alcune domande sul suo lavoro, su come è nata questa passione per lo spazio e chiesto dei suoi sogni, dopo aver conquistato con l'impegno la più autorevole agenzia aerospaziale del mondo. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dalla laurea con lode all'Università Federico II di Napoli a uno dei più prestigiosi centri di ricerca della NASA, l'AMES nel cuore della Silicon Valley. Come ha raggiunto questo ambizioso traguardo e quando è iniziata la sua passione per lo spazio?

Sono arrivato alla NASA Ames poco più di 4 anni fa. Ho avuto la fortuna di fare un tirocinio di 1 anno inizialmente, per poi essere stato assunto a tempo pieno sul progetto TESS, missione successiva al telescopio spaziale Kepler, il cui obiettivo è di scoprire esopianeti simili alla Terra, quanto più vicini al nostro sistema solare. Subito dopo TESS, sono passato a lavorare sui robots Astrobee, che dopo 1 anno e mezzo abbiamo lanciato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La mia passione per lo spazio è nata in seguito a 2 eventi molto precisi della mia adolescenza. Il primo, quando avevo circa 13 anni, fu la visione del film Contact, inspirato dall’omonimo libro di Carl Sagan (uno dei più grandi divulgatori scientifici e astronomici della storia), che racconta la storia di un'astronoma che trova un messaggio proveniente da una civiltà intelligente al di fuori del nostro sistema solare. L’idea che nell’universo possa esistere un’altra forma di vita intelligente oltre alla nostra mi incuriosì tantissimo all’epoca. Ne volevo sapere decisamente di più. Il secondo evento, quando avevo 17 anni, che motivò la mia scelta di appassionarmi e poi studiare ingegneria aerospaziale fu la lettura del libro “Dal Big Bang ai buchi neri” (in originale chiamato “A brief history of time”) del famoso fisico e scrittore Stephen Hawking. Scoprire che il cosmo è tuttora una fonte inesauribile di misteri e segreti mi affascinò tantissimo e posso dire senza dubbio che è ancora oggi la mia più grande fonte di ispirazione.

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Si sente un “cervello in fuga” dall'Italia? Di NASA, in fondo, ce n'è una sola.

Purtroppo se dicessi di no non sarei completamente sincero. In Italia ho provato a esprimere e dimostrare la mia passione per lo Spazio, ma purtroppo non ho avuto abbastanza fortuna. In America però la fortuna l’ho trovata nel posto che ho sognato fin da quando ero piccolo. Mi rammarica tantissimo il pensiero che tantissimi giovani neolaureati in Italia, con grandi capacità non possano seguire e realizzare le loro passioni.

È impegnato nel programma ASTROBEE, la progettazione di robot che coadiuveranno il lavoro degli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, sulla futura stazione lunare e in generale sui veicoli spaziali. Ci racconti quali saranno i loro compiti e quali test verranno condotti sulla ISS. Negli scorsi giorni l'astronauta Anne McCain della NASA ha acceso il primo dei tre (Bumble) per condurre alcune verifiche.

Ci tengo a chiarire che gli attuali robot Astrobee verranno utilizzati esclusivamente sull’ISS, ma una nuova versione di Astrobee potrebbe essere utilizzata nella futura stazione lunare Lunar Gateway. I robot avranno principalmente 3 obiettivi o usi. Il primo quello di essere una piattaforma di ricerca robotica in microgravità. Gli Astrobee hanno 3 attacchi o “payload-bays” per strumenti o sensori, che gruppi di ricerca o aziende di tutto il mondo possono sviluppare e lanciare verso l’ISS, per poi testare e dimostrare sui nostri Astrobee. I sistemi che sono e verranno sviluppati variano da adesivi tipo quelli usati da gechi per attaccarsi a superfici lisce, a lettori di etichette RFID (tipo quelle usate nei negozi di abbigliamento) che serviranno a localizzare e fare un inventario preciso di tutti gli oggetti sulla stazione spaziale, fino a nuovi bracci robotici per missioni spaziali. Il secondo scopo di Astrobee è di servire come una telecamera mobile, operata dal centro di controllo in Houston, per controllare e seguire le diverse sessioni ed esperimenti degli astronauti. Un po’ come un drone che filma i diversi lavori degli astronauti. Infine, gli Astrobee veranno usati anche come dei sensori mobili per misurare e monitorare molto più accuratamente le condizioni fisiche e ambientali dei diversi moduli dell’ISS. Misure continue di qualita’ dell’aria, temperatura, radiazione cosmica, e altro, verranno usate per mantenere l’ambiente in condizioni ottimali. Vedere Bumble, che ho costruito e testato con le mie mani, essere finalmente lì, sull’ISS, usato dall’astronauta Anne McCain, posso dire con certezza che è una delle più grandi soddisfazioni della mia vita.

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Di quale componente si è occupato nella progettazione dei robot?

In realtà ad essere precisi io ho lavorato solo marginalmente sulla progettazione dei robot Astrobee. Quando ho iniziato a lavorare sul progetto, un anno e mezzo fa, la progettazione era quasi ultimata. Io ho aiutato a costruire, integrare e testare i diversi sistemi dei robot. In particolare, ho lavorato molto sui moduli di propulsione (ogni robot ne possiede 2), per muoversi e girare in qualunque direzione e poi anche all’assemblaggio di alcune parti elettroniche, utilizzate dai robot per processare i diversi compiti che gli vengono imposti.

L'esplorazione spaziale sta vivendo una seconda epoca d'oro, con l'imminente ritorno sulla Luna, la conquista di Marte all'orizzonte e il boom delle compagnie aerospaziali private. Su quale programma le piacerebbe lavorare di più? 

Tutte e tre sarebbero progetti fantastici su cui lavorare, però onestamente spero di far parte di qualche imminente progetto lunare. L’idea di poter contribuire a una delle imprese più grandi e inspiranti della storia dell’umanità è sicuramente il mio nuovo sogno.

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In passato gli astronauti erano fondamentalmente militari, ma oggi molti sono ingegneri aerospaziali proprio come lei. Ha mai pensato di intraprendere questa carriera? 

Assolutamente sì. Ci ho pensato spesso fin da quando ero giovane. Diciamo che una strada del genere è qualcosa che impiegherebbe tantissimi anni d’investimento e purtroppo potrebbe finire anche con la brutta delusione non andare nello spazio. Diciamo che il sogno è ancora presente e che piano piano ci sto lavorando.

Lavorare per la NASA per moltissimi è un sogno e il suo traguardo rende orgogliosa tutta l'Italia. Cosa si sente di consigliare ai nostri giovani connazionali?

Sono consapevole che l’Italia mi considera un orgoglio nazionale. Sono veramente onorato di avere questa responsabilità e vi assicuro che porto sempre alta la bandiera italiana quando raggiungo grandi successi e obiettivi. D'altronde è soprattutto grazie alla cultura ed educazione italiana se sono riuscito ad arrivare dove sono e di questo ne sono molto riconoscente. Un consiglio che posso dare ai giovani italiani è che in un’epoca tecnologica come questa, dove l’informazione è letteralmente alla portata di mano di chiunque, non smettete mai di alimentare la propria curiosità. Studiate e mettere tutti voi stessi nelle vostre passioni, vedrete che raggiungerete anche voi i vostri sogni!

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