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Risolto l’affascinante mistero dell’oscuramento della stella Betelgeuse

Alla fine del 2019 gli scienziati osservarono una significativa perdita di luminosità della splendida supergigante rossa Betelgeuse, un possibile segnale della sua imminente esplosione in supernova. Grazie a modelli matematici e alle analisi condotte con potenti strumenti come il VLT e il Telescopio Hubble, un team di ricerca internazionale ha determinato che l’oscuramento è derivato dall’espulsione di un’enorme nube di gas (la “polvere di stelle”) che si è raffreddata e indurita.
A cura di Andrea Centini
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L'oscuramento progressivo della stella Betelgeuse. Credit: ESO
L'oscuramento progressivo della stella Betelgeuse. Credit: ESO

La stella Betelgeuse è la supergigante rossa più conosciuta del firmamento ed è il secondo astro più luminoso (dopo Rigel) della costellazione di Orione, una delle più affascinanti in assoluto. A partire da settembre del 2019 è stata protagonista di un mistero che ha appassionato astrofisici, astronomi e astrofili di tutto il mondo: la stella, infatti, che si trova al termine del proprio ciclo vitale, ha iniziato ha oscurarsi progressivamente, arrivando a perdere fino al 35 percento della sua luminosità nel febbraio del 2020. Gli studiosi ipotizzarono che potesse trattarsi di un segnale per l'imminente esplosione in Supernova. A poco meno di due anni dalla scoperta del curioso fenomeno, è stata determinata la causa della perdita di luminosità: l'espulsione di una enorme massa di gas (la cosiddetta “polvere di stelle”) che librandosi nello spazio, dopo il raffreddamento ha oscurato l'emisfero meridionale di Betelgeuse.

A determinare cos'è realmente accaduto alla supergigante rossa è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della Sorbona, dell'Università di Parigi e dell'Istituto di Astronomia dell'Università di Lovanio (Belgio), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Exoplanets and Stellar Astrophysics Laboratory del NASA Goddard Space Flight Center, del Dipartimento di Astronomica dell'Università del Michigan, dell'Osservatorio Europeo Australe (ESO), del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics e di altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dall'astrofisico Miguel Montargès dell'Osservatorio di Parigi, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver utilizzato modelli matematici e aver analizzato Betelgeuse con diversi strumenti, come il potentissimo Very Large Telescope dell'ESO.

Betelgeuse, che ha una massa fino a 20 volte quella del Sole e una luminosità oltre 130mila volte superiore, pur avendo solo circa 8,5 milioni di anni di "vita" in quanto supergigante rossa è prossima alla sua fine. La stella ha già esaurito l'idrogeno ed è passata a consumare l'elio, fin quando a causa della pressione e del calore insufficiente per fondere i suoi elementi non collasserà ed esploderà in supernova. Questo processo darà vita a un buco nero o a una stella di neutroni. Prima di questo evento drammatico e spettacolare la stella è destinata a perdere massa; l'oscuramento che ha emozionato il mondo è legato proprio a questo processo. L'espulsione della grande nube di gas è stata osservata attraverso il Telescopio Hubble, mentre con lo Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch ( SPHERE ) del VLT è stato determinato che la "schermatura" interessava la porzione meridionale della stella.

“Con Hubble, abbiamo potuto vedere il materiale mentre lasciava la superficie della stella e si spostava attraverso l'atmosfera, prima che si formasse la polvere che ha causato l'oscuramento della stella”, ha dichiarato in un comunicato stampa l'astrofisico Andrea Dupree dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. Quando la temperatura della fotosfera della stella si è ridotta e i granelli di polvere si sono condensati e induriti, la nube ha fatto da vero e proprio schermo innescando la perdita di luminosità. “Abbiamo assistito direttamente alla formazione della cosiddetta polvere di stelle. La polvere espulsa dalle stelle fredde evolute, come l'espulsione a cui abbiamo appena assistito, potrebbe diventare gli elementi costitutivi dei pianeti terrestri e della vita”, ha dichiarato il professor Montargès. L'osservazione di Betelgeuse continuerà assiduamente al fine di studiare altri fenomeni associati alla fine delle supergiganti rosse. I dettagli della ricerca “A dusty veil shading Betelgeuse during its Great Dimming” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Astronomy.

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