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La stella Betelgeuse continua a perdere luminosità: -36% in un anno. Sta per esplodere?

Analizzando la stella Betelgeuse con lo strumento SPHERE del gigantesco telescopio VLT dell’Osservatorio Europeo Australe (ESO), gli scienziati hanno evidenziato un drastico calo nella luminosità dell’oggetto, crollata del 36% in un solo anno. Anche la forma apparente è cambiata. Potrebbe essere imminente la sua esplosione in Supernova, anche se ci sono altre ipotesi sul tavolo.
A cura di Andrea Centini
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In circa un anno la stella Betelgeuse ha perso il 36 percento della sua luminosità, un calo inconsueto – accompagnato da una modifica nella forma apparente – che potrebbe essere addirittura il preludio di una sua “imminente” esplosione. La stella, incastonata nel cuore della costellazione di Orione a circa 600 anni luce dal nostro pianeta, è infatti una supergigante rossa, un astro che al termine del proprio ciclo vitale è destinato a trasformarsi in una supernova di tipo II. Gli scienziati sanno che la stella si sta avvicinando alla sua fine, e questi segnali potrebbero davvero suggerire la sua esplosione.

Tra chi sta studiando più a fondo la stella vi sono gli astronomi dell'Università Cattolica di Lovanio (KU Leuven), in Belgio, che l'hanno puntata col gigantesco VLT (Very Large Telescope) dell'Osservatorio Australe Europeo (ESO) sito sul Cerro Paranal, in Cile. I ricercatori, guidati dal professor Miguel Montargès, hanno fotografato la superficie dell'astro grazie al sensibilissimo strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research), uno spettrografo ad alto contrasto utilizzato per la caccia agli esopianeti. Mettendo a confronto due scatti, uno di gennaio 2019 e uno del dicembre dello stesso anno, è stata osservata la diminuzione della luminosità del 36 percento; è come se la stella fosse stata “oscurata” da un denso banco di polveri cosmiche. Proprio questo dettaglio ha suggerito al team di ricerca due possibili ipotesi: “I due scenari a cui stiamo lavorando sono: un raffreddamento della superficie dovuto a un periodo di attività stellare eccezionale e l'espulsione di polvere nella nostra direzione”, ha dichiarato il professor Montargès.

La possibile esplosione “imminente”, che in realtà abbraccia un arco di tempo da qui a 100mila anni, era stata paventata anche dagli scienziati E, F. Guinan e R. J. Wasatonic dell'Università di Villanova (Pennsylvania) e il dottor T. J. Calderwood dell'American Association of Variable Stars Observers (AAVSO), che attraverso osservazioni fotometriche avevano evidenziato una netta diminuzione della luminosità apparente dell'oggetto (magnitudine). Una trasformazione in supernova non è comunque esclusa anche dal team guidato da Montargès: “Naturalmente, la nostra conoscenza delle supergiganti rosse rimane incompleta e il nostro lavoro è ancora in corso, quindi non possiamo escludere sorprese a priori”.

Betelgeuse è una stella variabile, la cui luminosità varia periodicamente nel tempo, ma non con “crolli” così importanti come quelli rilevati recentemente dagli scienziati. Prima di questo calo la stella era una delle dieci più brillanti del firmamento; ora non lo è più, e se ne può accorgere facilmente anche un non appassionato di astronomia. Dalle immagini ottenute con lo SPHERE gli scienziati hanno osservato anche un sibillino cambio di forma apparente, che suggerisce un qualche processo anomalo in atto. Qualora dovesse esplodere in supernova, Betelgeuse (un astro 135mila volte più luminoso del Sole) diventerebbe 100 volte più luminosa del Venere, il terzo oggetto più luminoso in cielo, dopo Sole e Luna. L'esplosione dovrebbe proiettare radiazioni letali per un raggio di ben 50 anni luce; la Terra, fortunatamente, si trova a distanza di sicurezza. Ovviamente, poiché si trova a oltre 600 anni luce, nel caso in cui dovesse esplodere nel cielo di oggi, in realtà l'evento si sarebbe verificato 600 anni fa. I dettagli sul cambio di luminosità di Betelgeuse sono stati pubblicati sul sito ufficiale dell'ESO.

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