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Ricercatori italiani eseguono primo trapianto al mondo di esofago artificiale

I dottori Fabio Triolo e Saverio La Francesca, emigrati negli USA, hanno collaborato per realizzare il primo trapianto di esofago bioartificiale. L’organo è composto da uno scheletro sintetico avvolto da cellule staminali tradotte dal paziente operato.
A cura di Andrea Centini
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Grazie al lavoro di due ricercatori italiani emigrati negli Stati Uniti è stato effettuato il primo trapianto di esofago artificiale su un paziente malato di cancro. A tre mesi dall'intervento l'uomo sottoposto all'intervento, un settantacinquenne americano, è ancora vivo e i dati ottenuti dall'equipe medica sono promettenti. I due professionisti, il direttore del Nucleo terapie cellulari presso l'Health Science Center dell'Università del Texas (UTHealth) Fabio Triolo e il dottor Saverio La Francesca, presidente dell'azienda di biotecnologie – la Biostage – che ha sviluppato l'organo bioartificiale, hanno collaborato nelle varie fasi della sperimentazione sino all'approvazione finale della FDA, che ha concesso il nulla osta per l'intervento, eseguito lo scorso 4 maggio.

L'esofago bioartificiale, chiamato Cellspan Esophageal Implant, è basato su uno scheletro di materiale sintetico attorno al quale sono state fatte crescere cellule staminali in coltura, tradotte dal tessuto adiposo dello stesso paziente. Dopo aver rimosso la porzione di esofago aggredita dal cancro, i chirurghi hanno impiantato l'esofago sostitutivo completamente avvolto – sia all'interno che all'esterno – dalle staminali. Il loro scopo è quello di stimolare le cellule dell'esofago naturale a produrne di nuove, che col tempo avvolgeranno completamente l'impalcatura artificiale. Al termine di questo processo i chirurghi eseguiranno un nuovo intervento sul paziente, rimuovendo la struttura sintetica e lasciando un intero esofago rigenerato e perfettamente sano. Il settantacinquenne americano resta tuttavia in pericolo di vita, poiché il cancro ha aggredito anche altri organi, come cuore e polmoni.

Normalmente per interventi di questo genere vengono utilizzati frammenti di stomaco o di intestino dei pazienti da operare, ma i rischi non sono da sottovalutare e l'invasività dell'intervento è indubbiamente superiore. Alla luce dei primi risultati ottenuti, i ricercatori impegnati nell'avveniristico trapianto sono pronti ad eseguire la stessa operazione anche su altri pazienti, non solo malati di cancro ma anche persone affette da patologie congenite. Tra chi ne beneficerà di più vi saranno soprattutto bambini, per i quali le opzioni di intervento sono generalmente più limitate. La Biostage è impegnata nella creazione di altri tessuti bioartificiali, come ad esempio per la trachea, tuttavia si è ben lontani dal poter ottenere in laboratorio organi complessi come reni, polmoni e fegato. Per questa ragione è stato sottolineato il successo della tecnica di editing genetico CRISPR-CAS9, che recentemente ha dimostrato la possibilità di far crescere (in sicurezza) organi sostitutivi all'interno dei suini.

[Foto si Scotth23]

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