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Religione e salute: perché gli atei vivono meno e peggio

Secondo ricercatori britannici l’industrializzazione ha favorito l’ateismo e il proliferare di mutazioni genetiche, che sarebbero minori nei soggetti religiosi, più sani e longevi.
A cura di Andrea Centini
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Le persone religiose hanno una vita più sana e longeva, mentre gli atei sono ‘pieni di mutazioni genetiche' che probabilmente li avrebbero uccisi da piccoli durante l'età preindustriale. A suggerirlo un team di studiosi dell'Ulster Institute for Social Research, che ha voluto indagare sui rapporti tra religiosità, selezione naturale e progresso nella società umana. Secondo i ricercatori coordinati dal professor Edward Dutton, docente di antropologia della religione presso l'Università di Oulu in Finlandia, l'industrializzazione avrebbe in qualche modo influenzato negativamente il nostro patrimonio genetico, sopprimendo l'azione della selezione naturale grazie alle migliori cure mediche, alle medicine, all'accesso a cibi più sani e al benessere generale legato allo sviluppo economico.

Ma cosa c'entra tutto questo con la religiosità e l'ateismo? Dutton e colleghi hanno spiegato che le società preindustriali erano molto più religiose di quelle attuali, e il culto portava le persone a sviluppare forti legami sociali, con la selezione di partner riproduttivi in grado di trasmettere “geni buoni”. La condotta pro-sociale e la spiccata moralità di chi segue un "Dio morale" sarebbero dunque le caratteristiche – molto apprezzate dai partner – alla base del rafforzamento del codice genetico dei religiosi nel corso dei secoli.

Con l'industrializzazione e la conseguente crescita dell'ateismo, tuttavia, secondo gli studiosi sono proliferate mutazioni genetiche che in passato sarebbero state spazzate via dall'elevata mortalità infantile. “Forse la relazione positiva tra religiosità e salute non è causale – ha spiegato Dutton – non è che essere religioso ti rende meno stressato e meno malato. Piuttosto, le persone religiose sono una popolazione rimanente geneticamente ‘normale' dall'epoca preindustriale, mentre gli altri sono mutanti che a quei tempi sarebbero morti da bambini”. Una dichiarazione che non mancherà di far discutere, tenendo presente il ruolo delle mutazioni nella biologia evolutiva e la considerazione azzardata dello studioso.

Per suffragare la presenza di questo eccesso di mutazioni, i ricercatori hanno condotto test di mancinismo in gruppi di persone atee e religiose, dimostrando che ci sono più mancini tra gli atei. Il mancinismo, in base alle statistiche scientifiche, è normalmente associato a un elevato livello di geni mutati. Gli studiosi hanno inoltre osservato nei profili genetici degli atei anche maggiori associazioni con autismo, schizofrenia e altre condizioni. Secondo Dutton in futuro la società umana regredirà di nuovo e diventerà fortemente religiosa, a causa del graduale ritorno della selezione naturale, che oltre all'ateismo ridurrà anche l'intelligenza. I dettagli della controversa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Evolutionary Psychological Science.

[Credit: greekfood-tamystika]

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