Raro Lyssavirus trovato in un gatto ad Arezzo: cosa sappiamo sul patogeno

Ad Arezzo un gatto sospettato di aver contratto la rabbia è morto dopo aver morso la propria padrona. Durante l'esame necroscopico del felino, eseguito lo scorso 30 giugno presso il Centro di referenza nazionale per la rabbia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), con grande stupore dei veterinari è stato identificato un virus sì appartenente al genere dei Lyssavirus, ma diverso dal patogeno responsabile dalla rabbia “classica”. Quello individuato è un patogeno così raro che era stato “era stato rinvenuto una sola volta, a livello mondiale, in un pipistrello del Caucaso nel 2002”, come sottolineato dall'IZSVe in un comunicato stampa. Nello specifico, il Lyssavirus è stato isolato in un campione di tessuto cerebrale inviato dall’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana (IZSLT).
La scoperta del Lyssavirus ha generato preoccupazione soprattutto in Toscana, anche perché non è chiaro da quale fonte possa averlo contratto il felino; fortunatamente le autorità sanitarie hanno subito rassicurato la popolazione. Come sottolineato dall'IZSVe, innanzitutto non vi sono evidenze che questo virus possa essere trasmesso da un animale all'uomo, inoltre, sulla base delle analisi condotte su patogeni analoghi, anche la trasmissione “dal serbatoio naturale ad un’altra specie rappresenta un evento estremamente limitato”. Qualora ciò dovesse accadere, “non fa seguito una diffusione epidemica”. Insomma, molto probabilmente si è trattato di un caso isolato che non avrà alcuna ripercussione, ciò nonostante andrà studiato attentamente; si è infatti già riunito un gruppo di esperti sotto l'egida del Ministro della Salute e della Regione Toscana. Per precauzione sono stati presi in custodia tutti gli animali della donna morsa e sono state sottoposte a profilassi tutte le persone entrate in contatto col gatto. Il sindaco di Arezzo ha inoltre emesso un'ordinanza nella quale si obbliga di uscire con i cani solo al guinzaglio, e di avvisare immediatamente le autorità veterinarie e sanitarie qualora si dovessero riscontrare nei propri animali sintomi ascrivibili alla rabbia.
Cosa sono i Lyssavirus
Ma cosa sono esattamente questi Lyssavirus? Come specificato, si tratta di un genere di patogeni legati alla rabbia (il termine Lyssa si riferisce a Lissa, la dea greca della collera), che appartengono alla famiglia dei Rhabdoviridae e all'ordine dei Mononegavirales. L'IZSVe sottolinea che il virus “prototipo” del genere Lyssavirus è quello della rabbia (RABV), responsabile della maggior parte dei casi di rabbia tra gli esseri umani – uccide decine di migliaia di persone ogni anno -, ma ne esistono oltre 10 specie correlate che, seppur geneticamente differenti dal RABV, “sono tutte in grado di provocare una sintomatologia sovrapponibile a quella della rabbia”. Il virus isolato nel gatto morto ad Arezzo fa parte di questa cerchia, con la peculiarità di essere estremamente raro. La rabbia può potenzialmente colpire tutti i mammiferi, e in genere viene trasmessa attraverso la saliva, con morsi e graffi (o quando entra in contatto con mucose di occhi, naso e bocca). L'animale che più di tutti trasmette la rabbia “classica” all'uomo è il cane, mentre gli altri Lyssavirus sono principalmente collegati ai pipistrelli. In quelli europei, come scrive l' IZSVe, sono stati identificati cinque Lyssavirus legati alla rabbia, e le “due specie più diffuse sono European Bat Lyssavirus (EBLV) 1 e 2”, per le quali è stata confermata la trasmissione ad altri mammiferi compreso l'uomo, ma con incidenza “molto rara”.
Cos'è la rabbia
La rabbia – così come le forme correlate causate dai vari Lyssavirus – è una malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale e progredisce rapidamente; tecnicamente si tratta di una encefalomielite, un'infiammazione acuta del tessuto cerebrale, che porta nella stragrande maggioranza dei casi alla morte. Per quanto concerne la rabbia vera e propria, è “caratterizzata dal 100% di mortalità dalla comparsa dei sintomi”, come specifica l'IZSVe. Tra i sintomi si registrano febbre, prurito, idrofobia, confusione, perdita di coscienza, movimenti incontrollati e paralisi. L'Italia è definita "indenne da rabbia" dal 2013; l'ultima epidemia ha riguardato la volpe rossa, con esemplari concentrati in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Province Autonome di Trento e Bolzano.