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Rallentare il Parkinson con la vitamina B3: come funziona e dove si trova

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che la vitamina B3 o nicotinamide riboside riesce a evitare la morte dei neuroni (in coltura) e rallentare i sintomi del morbo di Parkinson in modelli animali. La sostanza ha dato risultati incoraggianti in laboratorio e a breve partirà la sperimentazione sull’uomo.
A cura di Andrea Centini
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La vitamina B3 può proteggere i neuroni dalla morte e rallentare lo sviluppo dei sintomi del morbo di Parkinson, aprendo le porte a una potenziale terapia rivoluzionaria contro la diffusa patologia neurodegenerativa. Sono i promettenti risultati ottenuti da un team di ricerca internazionale guidato da studiosi del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (DZNE) e dell'Università di Tubinga, che hanno collaborato con l'Università di Cambridge e l'Università di Friburgo.

Al momento gli scienziati coordinati dalla ricercatrice di origini italiane Michela Deleidi, in forze all'Hertie-Institute for Clinical Brain Research, hanno lavorato soltanto su cellule umane in coltura e con modelli animali. Tuttavia, poiché la vitamina B3 (nicotinamide riboside) ha già dimostrato ampiamente la sua sicurezza in altre ricerche sulle persone, la fase clinica potrebbe essere molto più rapida del previsto.

Ma come hanno fatto Deleidi e colleghi a dimostrare l'efficacia della vitamina B3? Secondo la teoria più accreditata, la morte dei neuroni dopaminergici che scatena il Parkinson sarebbe collegata in qualche modo a un loro deficit energetico. In parole semplici, non riescono a sfruttare il ‘carburante' dell'organismo e sono destinati a morire. Gli scienziati, in una prima fase dell'esperimento, dopo aver estratto cellule epidermiche di pazienti con la malattia le hanno ‘trasformate' in neuroni e messe in coltura. In apposite provette le hanno alimentate con la vitamina B3, osservando che la sostanza non solo era in grado di prevenire la morte dei neuroni, ma favoriva anche la nascita di nuovi mitocondri sani al loro interno, cioè di quegli organelli che rappresentano una sorta di ‘motore' per le cellule.

Sulla base di questi risultati hanno condotto alcuni esperimenti con moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) affetti da una condizione genetica che determina gli stessi sintomi del Parkinson umano, come la perdita di controllo dei movimenti. Nutrendo questi insetti con vitamina B3, una sostanza presente in abbondanza in carni e cereali, i ricercatori hanno osservato che la patologia manifesta un progresso sensibilmente più lento. Per questa ragione Deleidi e colleghi sperano di ottenere i medesimi risultati nei test con l'uomo. Del resto la lotta contro il morbo di Parkinson sta facendo passi da gigante, come dimostra la diffusione delle macchine MrgFUS – la prima è arrivata anche in Italia – in grado di cancellare i tremori. I dettagli della promettente ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Cell Reports.

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